L’arbitro infermiere salva la vita al portiere privo di sensi: “Ho temuto il peggio”
Fabio Franzò si è trovato nel posto giusto al momento giusto. Il destino ha voluto che fosse lui ad arbitrare la partita di campionato tra Casertana e Rotonda giocata domenica scorsa. Per come sono andate le cose, è stata una fortuna averlo lì in quel pomeriggio che ha rischiato di tramutarsi in tragedia per un brutto e pericoloso incidente di gioco. Da direttore di gara di calcio in Serie D s'è tramutato in una sorta di angelo custode che interviene nei momenti più difficili e raccapriccianti. Ha 27 anni, è infermiere, il lavoro che fa nella vita quotidiana lo vede impegnato tra barelle, corsie e la sala operatoria dell'ospedale di Siracusa, spalmato sui turni ed è stato provvidenziale.
L'intervento del fischietto siciliano s'è rivelato determinante per la salvare il ventenne portiere della formazione lucana, Vladislavs Kapustins. La sequenza videoclip lascia ancora senza fiato e, anche se è andato tutto per il meglio e l'estremo difensore ospite se l'è cavata solo con un grande spavento, rivedere quegli attimi mette ancora i brividi addosso.
È successo tutto in un attimo: a causa di una normale uscita in presa bassa per anticipare gli avversari, il numero uno del Rotonda si è scontrato fortuitamente con un avversario. Il colpo è stato molto forte, le conseguenze del trauma sono state spaventose: vedere il compagno di squadra a terra, privo di sensi, è stato angosciante. De Foglio è il primo ad avvicinarsi a lui, gli apre la bocca e gli gira la lingua per evitare il soffocamento.
Kapustins non respira, né è tornato in sé. Franzò interviene praticando le manovre per la rianimazione, prestando quel soccorso che s'è rivelato prezioso per aiutare l'estremo difensore, successivamente trasportato in ospedale a Caserta per accertamenti. Nell'intervista a "Zona Rossoblù" il direttore di gara ha raccontato la concitazione di quei momenti. "Lavoro in sala operatoria e sono abituato a queste situazioni – le parole dell'arbitro siciliano -. Quando mi sono accorto che non riprendeva conoscenza, ho temuto il peggio e allora ho praticato le manovre di rianimazione. L’istinto mi ha portato subito a mettermi a disposizione".
Con molta umiltà l'arbitro spiega che il merito non è stato solo suo e lo divide con tutti. "Tutti hanno dato un contributo – ha aggiunto -. Non so se ci sia stato effettivamente l’arresto cardiaco, ma su quello respiratorio non ho dubbi e ha rischiato tantissimo. Senza assistenza non ci sarebbe stato un buon epilogo". Un angelo custode ha fatto sì che la storia avesse un lieto fine.