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La bella iniziativa dell’Atletico Madrid, cucinare pasti per le famiglie bisognose

Il presidente dell’Atletico Madrid, Enrique Cerezo, ha dato il via libera all’iniziativa benefica dopo aver sancito l’accordo con Isabel Ayuso Diaz, presidente della Comunità autonoma della capitale. Nelle cucine dello stadio Wanda Metropolitano verranno preparati fino a un massimo di 50 mila pasti al giorno da distribuire alle famiglie in difficoltà per la crisi economica.
A cura di Maurizio De Santis
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Il presidente Enrique Cerezo col presidente della Comunità autonoma di Madrid, Isabel Ayuso Diaz
Il presidente Enrique Cerezo col presidente della Comunità autonoma di Madrid, Isabel Ayuso Diaz

Cucinare pasti per le famiglie bisognose di Madrid in questo momento molto difficile per la vita pubblica del Paese. Lo ha fatto l'Atletico convertendo il reparto ristorazione dello stadio "Wanda Metropolitano" in filiera di approvvigionamento sociale: non la "semplice" spesa solidale ma la produzione di pietanze da destinare a quella fascia di popolazione che ha pagato – e sta pagando duramente – gli effetti della crisi economica scaturita dall'emergenza coronavirus abbattutasi anche sulla Spagna con effetti devastanti.

Il presidente dei "colchoneros" Enrique Cerezo ha dato il via libera all'iniziativa dopo aver sancito l'accordo con Isabel Ayuso Diaz, presidente della Comunità autonoma della capitale: con il campionato fermo e, al netto dell'incertezza sulla ripresa della Liga, il massimo dirigente del club capitolino ha stimato che potrebbero essere preparati da un minino di mille a un massimo di 50 mila pasti al giorno da distribuire secondo il protocollo delle istituzioni locali.

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È l'ennesima, bella iniziativa messa in atto dall'Atletico Madrid che nei giorni scorsi si era segnalato anche per un altro gesto molto importante: ovvero, garantire un aiuto economico anche ai dipendenti in difficoltà per la politica di ridimensionamento dei costi a bilancio. Come? Sfruttando la disponibilità dei calciatori (come a Barcellona) a vedere decurtati gli ingaggi del 70% per tutta la durata dello stato di pandemia in Spagna e destinando parte di quelle risorse al pagamento dei salari agli impiegati della società che si trovano attualmente in disoccupazione a causa del blocco totale delle attività.

Si tratta di un numero molto alto (430) di persone, tutte rientrare nel cosiddetto "ERTE", acronimo del piano di disoccupazione temporanea al quale hanno fatto ricorso molte aziende in Spagna.

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