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Kessié e l’arrivo a Milano: “Nevicava, non avevo mai visto la neve. Volevo tornare indietro”

Franck Kessié è oggi un pilastro del Milan, lui tifoso rossonero fin da bambino, ma all’inizio non è stato facile per l’ivoriano ambientarsi nel nostro Paese: “Il mister diceva una cosa, io facevo il contrario e lui mi mandava ad allenarmi coi giovani. ‘Vai lì, che lì secondo me capisci’, diceva…”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Ibrahimovic è il totem indiscusso del Milan di Pioli, ma senza Franck Kessié – anima e cuore pulsante del centrocampo rossonero – l'ottimo campionato del Diavolo, sia pure ultimamente in calo di prestazioni e risultati, non sarebbe stato possibile. Il 24enne ivoriano ha una costanza di rendimento che ne fa il giocatore di più sicuro affidamento per Pioli.

Kessié arrivò in Italia a 18 anni, nel gennaio 2015, prelevato dall'Atalanta che lo aveva scoperto ai Mondiali Under 17 di Abu Dhabi. Un impatto non esattamente felice quello con l'Italia, come racconta a ‘Sportweek'.

"Mi videro e mandarono una lettera al mio agente, George Atangana. Mi fecero arrivare in Italia a gennaio. Sbarcai alla Malpensa. Nevicava e io non avevo mai visto la neve. Dissi a George: io torno indietro, mi sa che in queste condizioni non riesco a giocare. E lui: vedrai che passa. Feci tre o quattro allenamenti, poi le visite mediche. Mi misero nel convitto della squadra dove stavano gli altri ragazzi delle giovanili. Rimasi lì sette-otto mesi, dopo andai in prestito a Cesena, in B. Quando tornai presi un appartamento tutto per me".

Da lì Kessié avrebbe spiccato il volo, non senza passare attraverso qualche difficoltà di ambientamento.

"All’Atalanta ebbi come allenatore prima Colantuono e poi Reja. Il mister diceva una cosa, io facevo il contrario e lui mi mandava ad allenarmi coi giovani. ‘Vai lì, che lì secondo me capisci', diceva. Facevo avanti e indietro con la prima squadra. Mi aiutavano Dramé e Benalouane, che mi traducevano in francese. Un giorno che mancavano entrambi all’allenamento, rimasi negli spogliatoi: ‘Mister, ho male, oggi non ce la faccio'…".

L'approdo al Milan ha visto il coronamento del sogno di un bambino. A volte sembrano frasi fatte, ma in questo caso è davvero così.

"Tifavo per il Milan per Shevchenko, il Milan era anche la mia squadra alla Playstation. Era facile tifare per loro: a quei tempi vincevano tutto. Quando ho indossato per la prima volta la maglia rossonera non ci credevo. Pensai che avrei dovuto sudare per quella maglia, perché del Milan io ero anche tifoso. È quello che cerco di fare a ogni partita. Giocare la Champions col Milan sarebbe grandioso. Il contratto in scadenza l'anno prossimo? Ora sono concentrato sul lavoro che dobbiamo finire e che deve portarci in Champions. A fine stagione parleremo col club".

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