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João Mario entra nella storia, come lui solo Eusebio: ma all’Inter fu considerato un flop assoluto

Nella goleada di Champions del Benfica sul Club Brugge, João Mario ha segnato per la quinta volta consecutiva in un match di Coppa. Un record che gli ha permesso di raggiungere il mitico Eusebio ma soprattutto di scrollarsi di dosso la fama che si portava dai tempi dell’Inter.
A cura di Alessio Pediglieri
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João Mario ha riscritto la storia del calcio portoghese in una notte di marzo, con la maglia del Benfica in Champions League, nel successo – strepitoso e in goleada – sul Club Brugge che ha concesso ai lusitani di strappare il biglietto per i quarti di finale. Tra gli assoluti protagonisti della qualificazione anche il centrocampista classe '93: suo il quarto dei cinque gol con cui il Benfica ha acceso la luce all'Estádio da Luz. Che lo ha consacrato nella storia del club e del calcio.

La stagione di João Mario è stata fin qui memorabile, in un continuo crescendo che sta permettendo al Benfica di continuare a coltivare meritatamente il sogno Champions e al nazionale portoghese di prendersi una clamorosa rivincita personale contro chi da sempre ne ha dubitato sulle sue qualità: così, contro i belgi, oltre a raggiungere l'impressionante record di 20 gol segnati in 38 partite in questa stagione, ha realizzato un'impresa che solo Eusébio, tra il 1962 e il 1965, aveva realizzato nell'intera storia del Benfica: segnare in almeno cinque partite consecutive in campo internazionale.

La storia racconta del micidiale feeling col gol da parte della Pantera Nera negli anni '60 con la maglia delle Aquile iniziata contro Feyenoord in semifinale e poi contro il Milan in finale nel 1962-1963, per poi proseguire fino al 1965, sempre a segno in ogni gara in cui è sceso in campo, per un totale di cinque gare consecutive bagnate da almeno una rete. João Mario ne ha ripercorso le gesta nell'attuale stagione 2022-2023: ha iniziato contro il PSG, nella fase a gironi, e da allora ha segnato in tutte le partite in cui è sceso in campo, contro la Juventus, il Maccabi Haifa e due volte contro il Club Brugge.

Uno score che i tifosi del Benfica non vedevano da quasi 50 anni, ma ciò che si è visto al da Luz è andato molto più in là del semplice gol: João Mario ha mostrato il meglio del proprio repertorio, sin dalle prime fasi con un clamoroso colpo di tacco (e gol) dopo appena qualche istante successivo al calcio di inizio. Un'azione stupenda, per una finalizzazione altrettanto meravigliosa, vanificata solamente dal fuorigioco semiautomatico al momento dell'inizio dell'azione. Poi, una presenza sempre costante nella manovra portoghese, entrando direttamente nell'azione del raddoppio di Ramos come uomo assist, per poi sublimare la propria serata con il rigore del momentaneo 4-0.

Per lui, al momento della sostituzione al 75′ standing ovation del propri tifosi estasiati da tanta ritrovata classe e qualità che lo hanno eletto tra i migliori in campo. Particolare però, ritrovarsi a parlare di João Mario in questi termini, da fenomeno assoluto quando, solamente un paio di anni fa era stato inserito tra le mancate promesse e, soprattutto, tra i peggiori flop a livello internazionale. E ne sanno qualcosa i tifosi interisti che del portoghese ne conoscono benissimo il lato oscuro, vissuto tra il 2016 e il 2021, tra speranze, delusioni e tentativi disperati di cessione.

Sembra un secolo fa ma solamente qualche anno fa Joao Mario faceva rima con "bidone". Arrivato in nerazzurro sulla scia degli Europei vinti dal Portogallo in cui aveva primeggiato, l'allora 23enne centrocampista venne prelevato a peso d'oro per 43 milioni di euro dallo Sporting: fu il primo regalo in assoluto di Suning, il terzo più costoso di sempre nella storia nerazzurra. Ma purtroppo, finì ben presto nel tritacarne di una stagione tra le peggiori in assoluto. Il suo inserimento venne compromesso dal cambio di ben 4 allenatori: arrivato con Roberto Mancini, che lasciò ben presto tra le turbolenze il posto a Frank de Boer, venne risucchiato nella mediocrità delle prestazioni con l'olandese in panchina. Poi l'avvento di Vecchi, l'arrivo di Stefano Pioli e il ritorno di Vecchi per il finale di campionato lo misero in ginocchio.

Alti, pochi, e bassi, troppi, con errori clamorosi rimasti impressi nelle retine dei tifosi nerazzurri furiosi per la mancata qualificazione alle Coppe e che, con l'avventura di Spalletti vide Joao Mario piano piano finire ai margini del progetto tecnico. La tonsillite, un paio di disastri sottoporta (come in occasione del derby di Coppa Italia col Milan), la morte del padre, compiono il resto: João Mario viene messo sul mercato a prezzi di svendita. Ma nessuno lo compra e così l'Inter è costretta prima al tentativo di rivitalizzarlo lontano dall'Italia (prima la West Ham, poi al Lokomotiv Mosca). Invano.

Anche il ritorno in Portogallo, predicato dal giocatore, appare una chimera: lo Sporting lo riabbraccia in prestito ma non convinto lo rispedisce al mittente, pur riconquistando il campionato anche grazie a lui dopo 19 anni di assenza. Troppo costoso. Così riparte la giostra in saldo, con l'interesse del Benfica ma il destino sembra pronto a rivoltarsi ancora contro il giocatore: l'intesa con l'Inter c'è ma lo Sporting rivendica una clausola che complica il tutto. Si risolverà con un escamotage che metterà d'accordo tutti: João Mario risolve il contratto con l'Inter, passa alle Aquile da svincolato e ritorna a giocare. Da assoluto protagonista, scrollandosi di dosso l'ultima ombra: quella di essere un flop.

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