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Italia fuori dai Mondiali con la Macedonia: “È solo la punta dell’iceberg, problemi profondi”

La durissima considerazione del CT dell’Under 21, Paolo Nicolato, sulla mancata qualificazione ai Mondiali del 2022 dopo la sconfitta contro la Macedonia del Nord ai playoff.
A cura di Vito Lamorte
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L'Italia non parteciperà alla Coppa del Mondo per la seconda volta consecutiva. Dopo la cocente esclusione dal torneo del 2018 è arrivata anche quella per Qatar 2022: questa volta a mandare all'inferno gli azzurri ci ha pensato la Macedonia del Nord, che ha vinto per 1-0 a Palermo grazie ad un gol di Trajkovski nei minuti di recupero e con i supplementari ormai alle porte.

Subito sono partiti i processi nei confronti dei calciatori e del CT che pochi mesi fa alzavano la coppa dell'Europeo nel cielo di Wembley e a Palermo non sono riusciti a battere una squadra che occupa la 62esima posizione del ranking FIFA.

A parlare della situazione che il nostro movimento sta vivendo si unito anche Paolo Nicolato, CT dell'Under 21 che oggi non è andata oltre un pareggio per 1-1 in casa del Montenegro nelle qualificazioni europee. Il commissario tecnico ha affermato che nella selezione maggiore "c'è una tendenza che parte dal 2010 dove ci siamo qualificati al Mondiale ma non abbiamo passato il girone, nel 2014 uguale, nel 2018 abbiamo perso lo spareggio, nel 2022 abbiamo riperso lo spareggio. Se il trend è questo la prossima volta non vinciamo neanche il girone. Ma non c'è una colpa di qualcuno, la Nazionale è la punta di un iceberg che è quasi totalmente sommerso. Noi dobbiamo andare a trovare all'interno dell'iceberg se c'è un modo per risolvere le cose. Qualche domanda in più bisogna porsela. Questo è un momento in cui nessuno può girare la testa da un'altra parte, dobbiamo unire le forze e le competenze per capire cosa c'è sotto questa punta. Non possiamo pensare di risolvere il problema partendo da sopra. Sopra c'è il risultato di un lavoro che stiamo facendo o non facendo nel corso degli anni".

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Così come accaduto nel 2017, quando la sconfitta contro la Svezia aveva aperto crepe importanti nel tessuto organizzativo della federazione, subito dopo il fischio finale in molti hanno iniziato a chiedere dimissioni da parte delle cariche più alte della FIGC e si è riaperto il dibattito sui pochi calciatori italiani impiegati nel massimo campionato, oltre alla difficoltà sempre più evidente dell'inserimento dei giovani azzurri. Di quest'ultimo tema si era occupato proprio Nicolato qualche giorno fa e sul tema si è espresso così: "Non so se cambierà qualcosa a livello di utilizzo dei giovani calciatori italiani, non ci giurerei. Non occorre essere profeti per vedere quello che sta accadendo. Non è il problema di tagliare una o due teste. Se pensiamo di fermarci a questa cosa qui e risolvere il problema siamo lontani. È un problema profondo, ci sono delle cose da mettere in atto che secondo me vanno fatte e che daranno i loro frutti non domani o dopodomani ma fra un po' di anni. Si tratta di convergere, di mettere tutte le idee e le competenze possibili insieme per capire cosa possiamo fare per crescere perché noi siamo fermi da un bel po'". 

Si parla da diverso tempo di inserire una regola che imponga ai club di avere un numero minimo di italiani in rosa ma il CT non sembra convinto che si possa portare avanti questa idea: "Non so se questa ipotesi sia percorribile dal punto di vista giuridico. È chiaro che dobbiamo trovare qualcosa. Se si potesse fare potrebbe essere una delle strade da percorrere, se non altro nei settori giovanili perché comunque quello che noi decidiamo di fare oggi, se decidiamo di farlo, si vedrà fra qualche anno".

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