Insulti razzisti in Serie D, giocatore torna in panchina in lacrime: “Devi stare zitto, sei nero”

Un'altra domenica di odio e di discriminazione si è consumata sui campi di periferia del calcio italiano. I Serie D, in occasione di Sant'Angelo-United Riccione, valida per la 27a giornata di categoria, la società ospite ha denunciato un clima inaccettabile che ha colpito due suoi giocatori, prima, durante e dopo la gara: il portoghese Celino Artur e il congolese Benjamin Mokulu, che in passato ha calcato anche i campi di Serie B vestendo la maglia Under 23 della Juventus. Insulti razzisti, minacce di morte, con alcuni calciatori del Riccione in lacrime, mentre si chiedeva l'intervento della terna arbitrale, mai arrivato.
Una situazione insostenibile che lo United Riccione ha deciso di denunciare sia sui propri profili social, sia alle autorità perché ciò che è accaduto sul campo di Lodi è stato indescrivibile e, soprattutto, imperdonabile. I dettagli sono raccapriccianti: tentativi di aggressione fisica a giocatori e dirigenti, insulti, minacce e cori razzisti. "Lo stesso presidente e i membri della dirigenza presenti allo stadio Chiesa sono stati minacciati di morte dai tifosi della squadra locale e sono stati costretti ad abbandonare la tribuna" si legge nel resoconto pubblicato dallo United Riccione, "scortati dalle forze dell’ordine, a metà del secondo tempo. Contemporaneamente dalle tribune occupate dai tifosi della società lombarda si levavano cori offensivi, irrispettosi e soprattutto razzisti all’indirizzo dei calciatori biancazzurri".
Parole durissime che si concludono con la volontà di non lasciare cadere nel vuoto quanto accaduto domenica pomeriggio: "Lo United Riccione non è disposto ad accettare questo tipo di comportamenti e farà valere le proprie ragioni in ogni sede possibile". Anche gli stessi giocatori coinvolti in prima persona dai cori discriminatori hanno evidenziato il clima insostenibile allo stadio lodigiano. Soprattutto quando gli animi si sono scaldati a seguito di uno scontro in campo che ha visto coinvolto Benjamin Mokulu, giocatore dello United Riccione: "Hanno iniziato a urlarmi di tutto. Di solito cerco di staccare la mente, provando a far finta di non sentire per concentrarmi sulla partita" ha continuato l'ex Avellino, Frosinone, Cremonese e Juve Under 23. "Ma era proprio impossibile: mi hanno bersagliato ininterrottamente. E’ stato tremendo".

Una situazione insostenibile per la quale Mokulu si è rivolto all'arbitro, inutilmente: "Gli ho domandato se quei cori e quegli insulti razzisti li stavo sentendo solo io… non ho avuto alcuna risposta". Un atteggiamento confermato anche da un altro giocatore dell'United Riccione finito sotto gli insulti dei tifosi di casa, Artur, giovanissimo diciottenne che non ha retto la situazione: "Ho chiesto al guardalinee di intervenire, ma niente… Mi stavano urlando di tutto, che dovevo stare zitto perché sono nero, oltre a insultarmi in ogni modo possibile. Alla fine non ce l’ho più fatta sono scoppiato in lacrime" spiega il calciatore. "Ho preferito tornare in panchina piuttosto che continuare a farmi urlare le cose peggiori che abbia mai sentito".
A raccontare un'altra storia e un'altra verità però ci ha pensato il Sant'Angelo che ha rispedito tutte le accuse al mittente in una lunga nota ufficiale con una versione totalmente differente: "Il pubblico dello stadio “Chiesa” non ha in alcun modo commesso atti intimidatori nei confronti dei dirigenti della società United Riccione e durante il corso della partita non è stata messa a repentaglio l’incolumità dei dirigenti stessi. Dalle tribune dello stadio “Chiesa” – prosegue il comunicato – non si sono levati cori offensivi e/o di stampo razzista nei confronti di calciatori, componenti dello staff tecnico e dirigenti della società United Riccione"