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Il padre di Cristian Shpendi dopo il pugno al portiere: “Imperdonabile, ho infranto ogni valore”

Dopo il pugno rifilato al portiere avversario alla fine del match di Serie C, Cesena-Olbia, il padre di Cristian Shpendi, giocatore della squadra cesenate, ha fatto pubbliche scuse: “Dopo aver visto mio figlio sanguinante ho perso la testa. Ma resto senza giustificazioni”
A cura di Alessio Pediglieri
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L'episodio ai limiti del surreale avvenuto sui campi di Serie C nel fine settimana ha fatto tristemente capolino in tutti i social, mostrando il lato pessimo del nostro calcio. Colpa di Alex Shpendi, "l'invasore" a margine del match Cesena-Olbia che, entrato in campo, e si è diretto verso il portiere ospite colpendolo con un pugno, prima di essere fermato da alcuni giocatori del Cesena. In cui gioca suo figlio, Cristian entrato al 60′ quando il risultato era già a favore dei padroni di casa. Un atto inqualificabile, al quale sono seguite le pubbliche scuse del genitore, che non ha accampato alibi prendendosi ogni responsabilità di un comportamento "mortificante".

La scena è stata ripresa dalle TV e dagli smartphone sugli spalti e gettata in pasto ai leoni del web che l'hanno fatta diventare ben presto virale. Si vede un uomo correre in mezzo al campo subito dopo il 90′, con un preciso obiettivo: raggiungere il portiere dell'Olbia, Filippo Rinaldi. Una volta giunto nei pressi dell'estremo avversario, gli ha sferrato un pugno sul volto: subito è stato fermato da altri presenti, tra cui gli stessi giocatori del Cesena che si sono accorti quasi nell'immediato dell'autore dello sconsiderato gesto, il papà del compagno di squadra Cristian.

Sconcertante e imbarazzante situazione che ha macchiato la partita, già ricca di tensioni tra le due squadre e che ha visto un epilogo inaccettabile. Lo sa perfettamente anche Alex Shpendi che all'Ansa ha rilasciato il proprio pensiero, di costrizione e vergogna: "Sono mortificato per il brutto esempio che ho dato con il gesto che ho compiuto ieri. So, da padre di famiglia che ha sempre cercato di educare i propri figli sui valori del rispetto verso il prossimo, che tale gesto non si può giustificare".

In quel momento, però, Alex Shpendi è stato acciecato dalla rabbia e il furore lo ha portato all'errore più grande: "Si è trattato, purtroppo, di un momento di debolezza, che mi ha portato, dopo aver visto mio figlio sanguinante a commettere un grave errore. Sono comunque ingiustificabile: ci tengo a porgere le mie scuse a tutti, perché so che attraverso il mio comportamento ho infranto quei valori in cui credo e che ho sempre cercato di trasmettere alla mia famiglia".

Intanto, il Cesena ha emesso una nota ufficiale sul proprio sito in cui condanna totalmente l'episodio: "Il Cesena FC, con riferimento all’episodio verificatosi ieri, in occasione della partita Cesena-Olbia, stigmatizza con fermezza il comportamento del familiare del proprio tesserato, condannando e dissociandosi da qualsiasi forma di violenza e ogni condotta antisportiva che nulla hanno a che vedere con i principi di lealtà e fair play che da sempre contraddistinguono il club."

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Sono altresì già state poste in essere, in collaborazione con le autorità competenti, anche mediante consultazione del sistema di videosorveglianza dello Stadio, tutte le attività necessarie alla ricostruzione dell’accaduto e all’identificazione del soggetto resosi protagonista dell’episodio accaduto al termine della gara, allo scopo di consentire l’adozione dei provvedimenti previsti dalla Legge. La società continuerà a promuovere con convinzione i valori positivi del calcio e a compiere ogni sforzo per garantire la sicurezza di tutti i propri tifosi ed addetti ai lavori, affinché possano assistere con serenità agli eventi sportivi di cui Cesena FC è protagonista

A proposito delle possibili conseguenze a livello sportivo, adesso il Cesena rischia nella migliore delle ipotesi una multa economica ma il Giudice Sportivo potrebbe optare per la squalifica almeno di una giornata del campo. Per il padre del giocatore, invece, inevitabile una sentenza già scritta: DASPO per un anno, che gli impedirà dunque di accedere negli stadi.

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