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Il clamoroso errore di Acerbi dopo le offese a Juan Jesus: ha peggiorato la sua situazione

L’atteggiamento del difensore interista dopo quanto accaduto con Juan Jesus alimenta il sospetto che non dica la verità. Prima si scusa poi nega tutto e viene smentito pubblicamente. La gestione della comunicazione in una situazione così delicata s’è rivelata un boomerang devastante.
A cura di Maurizio De Santis
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La Procura federale chiarirà se Francesco Acerbi ha insultato con espressioni razziste Juan Jesus ed emetterà eventuali sanzioni. Che siano durissime o meno, è ancora tutto da stabilire. Quel che rischia da regolamento è noto, ma adesso c'è una sola cosa dirimente: trovare quella che in gergo si chiama ‘pistola fumante', la prova inoppugnabile che ha realmente apostrofato il difensore brasiliano del Napoli dicendogli "vai via nero, sei solo un negro".

Il supplemento d'indagini chiesto dal giudice sportivo sbroglierà la matassa che s'è ingarbugliata nelle ultime ore quando, dopo il diniego assoluto da parte del centrale interista, Juan Jesus ha condiviso un messaggio sui social per smascherare la versione raccontata dall'avversario in Stazione Centrale a Milano.

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Acerbi era solo (o è stato lasciato solo?). Non c'era alcun dirigente né rappresentante dell'Inter a prenderlo in consegna al rientro dal ritiro dell'Italia. Non c'era alcuna persona incaricata ufficialmente che gli facesse da scudo o da angelo custode quando è stato affiancato dai giornalisti e ha risposto alle domande. Come mai?

Il suo agente aveva già smentito che si fosse macchiato di parole di quel tipo, nonostante il video di un labiale non lasciasse spazio a interpretazioni di sorta differenti. Ma quanto accaduto ieri pomeriggio e quella serie di "no" messi in fila a corredo di "Juan Jesus ha capito male" ha peggiorato la sua situazione. Non in ambito sportivo (c'è un indagine in atto e una colpa solo presunta al momento), anche se dopo la mancata convocazione per le amichevoli della Nazionale potrebbe addirittura saltare Euro 2024, ma soprattutto a livello di immagine personale e dello stesso club che si ritrova a gestire una situazione scabrosa considerate tutte le implicazioni.

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La reazione del popolo interista è sofferta e combattuta: tra innocentisti, garantisti e colpevolisti (a prescindere dalla maglia) c'è anche un profilo ulteriore di persone votate all'intransigenza assoluta. Per la serie: non vogliamo giocatori del genere che indossano la nostra casacca.

C'è una vocina che ronza in testa e alimenta la convinzione che l'atteggiamento del difensore dopo quanto accaduto domenica sera non sia stato né trasparente né esente da critiche feroci. E che l'errore commesso a livello di comunicazione (da tutti, non solo da Acerbi) sia stato clamoroso, indebolendo la sua posizione.

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Perché prima si è scusato (ammettendo implicitamente la colpa) e poi ha ritrattato ribaltando addirittura la narrazione della vicenda? Perché non ha compreso che in una situazione del genere, dopo la mano tesa di Juan Jesus (da più parti definita uno sbaglio per la gravità delle offese) che aveva dimensionato la brutta faccenda a "cose di campo", sarebbe stato meglio tacere? Possibile che nessuno gli abbia consigliato di farlo o addirittura suggerito il contrario?

Sconfessando in quel modo il difensore del Napoli null'altro ha fatto che spingerlo a reagire con la severità di chi, nonostante avesse scelto un profilo basso dinanzi ai media, non può né vuole fare sconti a colui che ora lo fa passare per un bugiardo su argomenti sensibili, che meriterebbero ben altro tatto. E instilla più di un dubbio che Acerbi non abbia detto (tutta) la verità.

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Il ritorno d'immagine è un boomerang devastante: se la Procura federale dà ragione al brasiliano e lo riconosce responsabile di quei deprecabili insulti razzisti per lui è finita. Ne esce letteralmente a pezzi, più di quanto non lo sia già adesso.

Avesse lasciato decantare la cosa restando in silenzio e accettando la squalifica dopo le scuse, la sua condotta sarebbe stata più scaltra e comprensibile, apprezzabile sotto il profilo umano. Ovvero: è sinceramente pentito di aver detto quelle cose (di qui l'ammenda fatta subito, dinanzi all'arbitro e a Juan Jesus) e ne paga le conseguenze in maniera responsabile.

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L'aver rinnegato tutto cambia completamente la prospettiva e complica la sua figura (anche) nei rapporti con l'Inter e con la nazionale. A tutti Acerbi ha spiegato che non c'era alcun intento razzista nelle sue frasi (e le scuse immediate ne sarebbero state la prova diretta) salvo fare marcia indietro e puntare il dito contro il centrale azzurro che lo ha successivamente smentito. O ha ragione oppure gli crolla tutto addosso. Peggio: magari patteggia e/o si salva ma resta prigioniero del sospetto di averla fatta franca pur avendo raccontato una menzogna. Un disastro di gestione di se stesso e della comunicazione.

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