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Il calciatore che ha brutalmente aggredito l’arbitra resta in carcere: “Lo spingono a suicidarsi”

Mentre le condizioni dell’arbitra aggredita domenica scorsa con un terrificante pugno alla testa destano preoccupazione, il responsabile del gesto sta vedendo la sua vita distrutta per quel raptus di follia. Il calciatore è ancora in carcere, l’ex moglie lancia l’allarme: “Gli stanno mettendo in mano una pistola con un proiettile”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Le cose si mettono male per Cristian Tirone, il 34enne calciatore argentino della Garmense che domenica scorsa ha avuto un raptus di follia aggredendo selvaggiamente alle spalle l'arbitra del match tra la sua squadra e il Deportivo Independencia, in un torneo regionale in provincia di Buenos Aires. Il giocatore, che era stato espulso per proteste dopo un banale fallo a metà campo, ha perso completamente il senno e colpito la direttrice di gara Dalma Magali Cortadi con un terrificante pugno sulla testa.

La 30enne è crollata al suolo, poi si è rialzata ma è stato un attimo. Ha perso i sensi ed è stata trasportata in barella in ospedale. Tirone invece è stato bloccato dalle forze dell'ordine presenti ai margini del terreno di gioco, non senza difficoltà visto che continuava a dare segni di agitazione e ha opposto resistenza. Portato in carcere, si trova ancora lì dopo quattro giorni, una situazione mai vista per uno scontro in campo tra un calciatore e un arbitro e che potrebbe ulteriormente peggiorare.

L'accusa che si occupa del caso ha infatti chiesto una modifica della situazione giuridica del giocatore, per passare dall'arresto alla detenzione fino alla chiusura del processo giudiziario, una richiesta basata sulla gravità dell'aggressione compiuta alle spalle. Il capo di imputazione è "lesioni triplamente aggravate, dovute al tradimento, all'essere la vittima una donna e per essere state commesse durante uno spettacolo sportivo". Nel frattempo Tirone resta in una cella della questura, rischiando una possibile condanna fino a tre anni di reclusione.

Cristian Tirone portato in centrale di polizia
Cristian Tirone portato in centrale di polizia

L'ormai ex giocatore della Garmense – che lo ha espulso a vita dal club – si è rifiutato di testimoniare lunedì scorso, pur esprimendo il suo rammarico per l'atto violento perpetrato. Fonti giudiziarie hanno fatto sapere che "il giocatore davanti al pubblico ministero ha deciso di non fornire dettagli su quanto accaduto nella partita, ma ha sostenuto di vergognarsi e di essere dispiaciuto per quello che ha fatto e si è scusato". La vicenda sta prendendo una piega ulteriormente negativa per Tirone alla luce delle condizioni dell'arbitra picchiata.

Lo stato di salute di Dalma Cortadi si sta complicando poiché secondo fonti mediche "ha avuto una ricaduta", per la quale è rimasta sotto osservazione. La donna soffriva di forti dolori ed è stato sottoposta a un nuovo controllo medico presso una clinica privata. Gli esami hanno evidenziato che ha un trauma cranico al lato del collo, contusioni in varie parti del corpo e una grave contrattura nella regione cervicale. L'arbitra dovrà riposare per 15 giorni e durante questo periodo verrà eseguita una tomografia computerizzata per determinare il grado di lesione nella zona della testa. La madre della 30enne ha fornito ulteriori dettagli sullo stato di salute della giovane: "Soffre molto, porta un un collare ortopedico, soffre sia di dolore emotivo che fisico. Non posso credere che mia figlia abbia subito una tale brutalità, se il colpo fosse andato alla nuca avrebbe potuto ucciderla. Non riesco a capire come un essere umano possa essere così aggressivo. Non dovrebbe uscire dalla prigione. Deve risarcire i danni che ha fatto a mia figlia".

Cristian Tirone giocava da difensore: una carriera e una vita distrutta
Cristian Tirone giocava da difensore: una carriera e una vita distrutta

Ma in queste ultime ore anche chi è vicino al calciatore racconta il profondo disagio che si sta vivendo dall'altro lato della storia. L'ex compagna del difensore, Mayra Ramos, ha rilasciato una dichiarazione sui social in difesa dell'uomo. Ha detto che Tirone "non è un molestatore", che hanno un figlio a cui il giocatore dedica tempo e amore, lanciando poi un allarme per possibili gesti disperati dell'uomo: "Capisco la crudezza e l'errore gravissimo che ha commesso domenica. Quello che mi sgomenta come essere umano è che senso ha essere una brava persona per 34 anni se poi ti sporcano e ti danno una morte sociale. Perché è quello che sto vivendo da ex compagna di una brava persona che ha sbagliato, in maniera molto seria, ma che non smette di essere una brava persona". La donna ha dunque avvertito che – a causa della situazione procedurale e della detenzione del calciatore in una prigione – "gli stanno mettendo in mano una pistola con un proiettile", aggiungendo che potrebbe "togliersi la vita".

Toni simili sono usati anche dalla famiglia di Tirone. "Stiamo attraversando l'inferno – ha detto a TN un parente che ha preferito restare anonimo – ci hanno distrutto come famiglia. Siamo gente che lavora, non freghiamo nessuno, non abbiamo problemi con la giustizia, non ci occupiamo di droga o cose del genere. Cristian ha commesso un grave errore e non so dirvi perché l'abbia fatto, non so cosa gli sia successo. Non ha accuse penali precedenti, non è mai stato nei guai o qualcosa di simile. Non ho potuto ancora parlare con lui, nessuno ha potuto, perché da domenica non può comunicare, una cosa che è davvero vergognosa. Non ha ucciso nessuno. Voglio dire, ha sbagliato, ma è un essere umano". Un momento di follia che potrebbe costare davvero caro a Cristian Tirone.

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