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Grido disperato di Guardiola: “Ci vuole uno sciopero dei calciatori, ho già parlato con loro”

Davanti alla Premier League che non ferma davanti al Covid il Boxing Day, il tecnico del City alza i toni: “Qui ognuno pensa per sè, il business è più importante della salute”
A cura di Alessio Pediglieri
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La Premier League non si ferma e non lo farà certamente per il "Boxing Day" uno dei tratti più distintivi e unici del calcio anglosassone che da sempre lo contraddistingue dal resto del mondo: giocare sotto Natale, senza fermarsi per le feste come in tutti gli altri principali tornei europei e non solo. Anche quest'anno andrà in scena, malgrado la stretta del Covid abbia messo a durissima prova l'organizzazione e gli stessi tesserati, con continui focolai di coronavirus trai giocatori. Due partite sono state già rinviate per questo motivo ma nessuno stop: tra il 26 dicembre e il 3 gennaio chi può scenderà in campo, quasi come nulla fosse. Poi, una piccola pausa fino a metà gennaio.

Tutti d'accordo? Macché. In Inghilterra, malgrado le temperature invernali, il clima che si respira è più che torrido e i problemi si stanno accavallando in questi ultimi mesi. Da una parte c'è il problema Covid che ha invaso i vari club. Tanti, se non troppi i casi positivi che hanno costretto la Premier a sospendere diverse partite e che per il Tottenham in particolare è costato carissimo con la squadra di Conte esclusa dalla Conference League con un 3-0 a tavolino. Non solo: c'è il problema della sicurezza deitifosi allo stadio o quello quasi insormontabile dei giocatori no vax che in Inghilterra sono tantissimi e un calendario di impegni fin troppo fitto per far fronte a tutto senza un minimo di preoccupazione o di lamentela.

L'amarezza di Antonio Conte escluso con il suo Tottenham dalla Conference League dopo il 3-0 a tavolino deciso dall'Uefa
L'amarezza di Antonio Conte escluso con il suo Tottenham dalla Conference League dopo il 3-0 a tavolino deciso dall'Uefa

Ad alzare la voce davanti a tutto ciò ci ha pensato per primo Pep Guardiola, tecnico del Manchester City, che ha cercato di passare dalle parole ai fatti per esporre tutto il proprio dissenso davanti ad una situazione vicino al paradossale. Non si è presentato alla riunione di giovedì 23 dicembre, per protesta, laddove erano stati chiamati allenatori e dirigenti delle varie squadre: "Qui, ognuno decide per sé. So come sono questi incontri, ognuno bada a se stesso e qualunque cosa deciderà la Premier League ai dirigenti andrà bene". Dunque, inutile presentarsi, meglio boicottare la riunione e parlare fuori dal coro.

Dopotutto Pep Guardiola ha sollevato il problema di calendari troppo fitti, incontri ravvicinati, mancanza di tutela della salute dei giocatori a discapito dello show-business già in tempi non sospetti, ad inizio stagione quando ad agosto si ritrovò subito in campo con un paio di partite nell'arco di una settimana, senza che i suoi giocatori avessero trascorso un meritato periodo di riposo: "Contro il Leicester in Community Shield (lo scorso 7 agosto, gara persa 1-0, ndr) e contro i Tottenham in Premier (15 agosto, sconfitta per 1-0, ndr)  non avevo la rosa al completo, avevamo solamente 10 giocatori. È giusto? No, non è giusto. I miei giocatori avevano bisogno di vacanze, bisogno di riposo per due o tre settimane. E adesso? Si  ritorna a parlare di welfare per i giocatori in questo momento? Inutile, tutti danno solo un'occhiata a se stessi. Per la Fifa, la Premier League e le emittenti, il business è più importante del benessere dei giocatori".

Uno dei tanti avvisi redatti dalla Premier League ai tifosi, per recarsi in sicurezza allo stadio
Uno dei tanti avvisi redatti dalla Premier League ai tifosi, per recarsi in sicurezza allo stadio

La soluzione? Per Pep Guardiola è chiara e non passa attraverso le istituzioni o il confronto con l'organizzazione del calcio. Deve svilupparsi dal basso e crede che i giocatori della Premier League dovrebbero organizzare uno sciopero se vorranno un cambiamento tangibile a tutti questi problemi. Tanto più che in questo preciso momento, il livello di allarme è salito prepotentemente con lo sviluppo della variante Omicron che continua a sviluppare focolai: "Attraverso le parole non si risolverà il problema ma purtroppo non credo che lo si farà, ho già parlato coni giocatori, vogliono giocare. La tradizione del Boxing Day è estremamente importante, è uno dei motivi per cui la Premier League è così speciale. Questo non sarà mai cambiato, ma non posso approvare di giocare ogni due giorni, almeno dopo una pausa di tre".

Pep Guardiola impegnato in una sostituzione in una partita di Premier League
Pep Guardiola impegnato in una sostituzione in una partita di Premier League

Lo sfogo di Guardiola nasce anche dalla esasperazione per altre decisioni prese dal calcio inglese che non ha mai avuto la tutela dei giocatori tra le sue priorità. Basti pensare anche alla decisione di aver ripetutamente bocciato una norma che è in vigor in tutti gli altri campionati: "In tutto il mondo hanno cinque sostituzioni" ha aggiunto. "Qui sono ancora le tre. Ditemi un argomento più importante di questo per prendersi cura realmente del benessere dei giocatori…"

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