Eriksen: “Fermato dalla polizia in quarantena. Il calcio mi manca, ora corro in cantina”

Christian Eriksen non voleva fare il furbetto e quando gli agenti della polizia lo hanno fermato per chiedergli cosa facesse in giro nonostante la quarantena e le raccomandazioni sullo "stare a casa" null'altro ha potuto fare che mostrare i documenti e provare a spiegare – parlando un po' d'italiano misto a inglese – perché fosse in giro. Nell'intervista a un giornale danese (Jyllands-Poste) il centrocampista dell'Inter ha raccontato l'episodio che gli è capitato in pieno "lockdown", quando il Paese era ancora nella "fase 1", prima che il Governo allentasse le misure di contenimento e la curva dei contagi da coronavirus calasse.
Milano, la Lombardia (in particolare la zona del Bresciano e del Bergamasco) sono state le porzioni di territorio più colpite dal Covid-19, quelle che hanno pagato un conto molto salato anche in termini di dolore e di vite umane. L'ex Tottenham ha parlato anche di come abbia vissuto quei momenti e adesso abbia solo voglia di tornare alla "normalità"… magari riprendendo quella regolarità degli allenamenti (pure col pallone) che tanto gli manca.
Una volta sono stato fermato dalle forze dell’ordine – ha ammesso Eriksen -. Ho provato a spiegare nel mio italiano che non è ancora preciso cosa stavo andando a fare… e ho mostrato i documenti.
Anche l'Inter ha ripreso, sia pure in forma individuale, gli allenamenti. La quotidianità delle sessioni di lavoro, il ritmo partita e l'atmosfera del campo sono state (e sono ancora adesso) dure da sopportare. Eriksen (giunto a gennaio scorso, ha accumulato 8 presenze tra campionato e Coppa) spiega quale stratagemma ha escogitato per provare a restare in forma ma senza correre rischi.
Corro in cantina, dove c'è un corridoio di circa 70 metri e in mezzo c’è una curva. Non tocco il pallone da sette settimane. Non mi era mai capitata una cosa del genere, il calcio mi manca.