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Dolomiti Bellunesi alla sfida della Serie C: una squadra che dà voce a un territorio e sogna in grande

Dalla fusione alla promozione in Serie C: le Dolomiti Bellunesi portano il calcio professionistico nel cuore della provincia. Un progetto giovane che unisce un territorio e guarda lontano: ora la sfida è restare tra i pro.
A cura di Vito Lamorte
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Nel cuore delle Dolomiti, dove le montagne si tingono di rosa all’alba e il tempo sembra scandito dal suono dei campanili e dal silenzio dei boschi, è nata una squadra di calcio che racconta molto più di una semplice passione sportiva. La Dolomiti Bellunesi non è solo una società calcistica: è un progetto territoriale, un simbolo identitario, un sogno collettivo. E in appena quattro anni di vita, ha già scritto una storia che sa di favola moderna.

Una fusione per costruire qualcosa di nuovo. La storia della Dolomiti Bellunesi comincia nel 2021, quando tre realtà storiche del calcio bellunese — Belluno, San Giorgio Sedico e Union Feltre — decidono di unire le forze. L’idea non è semplice né scontata: in territori come quello dolomitico, il campanilismo è forte, le identità locali sono radicate. Ma a volte serve coraggio per costruire qualcosa di più grande.

E così, con una visione ambiziosa ma concreta, nasce la Dolomiti Bellunesi SRL: una squadra che vuole rappresentare tutta la provincia, superando i confini di campanile e offrendo un punto di riferimento sportivo, sociale e culturale. A sostenere il progetto ci sono da subito nomi importanti, come Sportful, ma soprattutto una comunità che — inizialmente con un po’ di scetticismo — inizia presto a riconoscersi nella nuova maglia.

Colori, simboli e un’identità che guarda alle montagne

Non a caso, i colori scelti per la squadra non sono casuali: rosa, verde e nero. Il rosa è un omaggio all’enrosadira, quel fenomeno magico per cui le Dolomiti si colorano di sfumature rosate nei momenti più belli della giornata. Il verde rappresenta i boschi, i prati, la vita alpina. Il nero, invece, ricorda la forza della roccia, l’austerità della montagna.

Questi colori, assieme al nome stesso della squadra, evocano un senso di appartenenza che va oltre lo sport. E infatti la Dolomiti Bellunesi non nasce solo per vincere partite, ma per essere una piattaforma di coesione sociale, un esempio virtuoso di come lo sport possa unire territori, generazioni e visioni diverse.

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Dalla Serie D alla promozione in Serie C: la scalata

Sul campo, la squadra parte dalla Serie D, ereditando la matricola dell’Union Feltre. Le prime stagioni sono di consolidamento: settimo posto nel 2021‑2022, dodicesimo l’anno successivo. Ma dietro le quinte si lavora sodo. La società cresce, si struttura, investe nel settore giovanile e nella formazione, e inizia a credere che il salto tra i professionisti non sia poi così lontano.

Il momento chiave arriva nella stagione 2024‑2025, la scorsa, quando la squadra allenata da Nicola Zanini, ex calciatore con lungo trascorso tra Serie A e B dopo un breve passaggio nella Juventus, inizia a volare. I risultati arrivano con continuità, la vetta della classifica viene conquistata e difesa, e il 4 maggio 2025, con una travolgente vittoria per 4‑1 contro il Brian Lignano, la Dolomiti Bellunesi conquista la promozione in Serie C. È un momento storico: la provincia di Belluno torna nel calcio professionistico dopo più di vent’anni. E lo fa con una squadra che rappresenta davvero tutti.

Una festa per un’intera comunità. Il giorno della promozione allo stadio Zugni Tauro di Feltre tifosi, famiglie, ex giocatori, sindaci e bambini delle giovanili si stringono attorno a una squadra che ha saputo incarnare un’idea di territorio. Giacomo Marangon, Diallo e il giovane capitano Thomas Cossalter diventano icone di una nuova era.

Il presidente Paolo De Cian, tra i principali artefici del progetto, lo dice chiaramente a Fanpage.it: “Avevamo un piano per provare a salire in Serie C in quattro anni e volevamo coronare questo sogno per le Olimpiadi di Milano-Cortina: ci siamo riusciti in maniera perfetta, perché abbiamo anticipato di un anno”.

Sempre il numero uno del club a fanpage.it ha dichiarato: “Ci siamo scontrati inizialmente con il ‘campanile’ ma piano piano abbiamo fatto cambiare idea a tanti e adesso c’è un bel movimento intorno alla squadra. È una grande soddisfazione e c’è grande entusiasmo, abbiamo una squadra che è un bel mix tra giovani ed esperti e sappiamo che dobbiamo lottare fino alla fine per raggiungere il nostro obiettivo. Speriamo che questi primi risultati (due pareggi nelle prime due partite) e la visibilità portino anche imprenditori del territorio a muoversi per crescere ancora".

Una squadra, un gruppo: la forza delle Dolomiti

La forza della Dolomiti Bellunesi non è mai stata solo nei singoli, ma nel gruppo. Tuttavia, ci sono alcuni nomi che hanno lasciato il segno più di altri come mister Nicola Zanini, capace di plasmare una rosa giovane e di guidarla con sapienza; e Thomas Cossalter, il simbolo del legame tra territorio e squadra, cresciuto nel vivaio e ora capitano in Serie C.

Il mister del club veneto ai microfoni di Fanpage.it si è espresso così: “È una realtà che ha 5-6 anni e da quando sono arrivato i risultati sono stati sempre in crescendo con il salto nei pro che è tutta un’altra cosa. Noi lo scorso anno abbiamo fatto qualcosa di bellissimo perché siamo riusciti a migliorare il secondo posto dell’anno precedente ma la società non me l’aveva dato come obiettivo, viste le realtà importanti che c’erano nel girone. Siamo stati costanti e il finale è stata una cavalcata meravigliosa ma la cosa bella è stata vedere il modo in cui la gente si è fatta coinvolgere, perché quando sono arrivato venivano a vederci 300-400 persone mentre le ultime partite facevamo 2500. Siamo riusciti a rompere un po’ quel campanilismo che c’era, vincere aiuta ma io credo che la società sia stata brava nel lavoro sul territorio”.

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Mentre il giovane capitano a Fanpage.it ha parlato del suo legame con la squadra e il territorio, oltre alla responsabilità di essere uno degli uomini simbolo del club veneto: “Io sono un ragazzo del territorio e per me è una grande emozione far parte di questo progetto. Non mi ritengo un punto di riferimento dello spogliatoio perché sono arrivato molto giovane dopo l’esperienza a Bologna e non ho mai avuto la presunzione di elevarmi, ma ho capito la responsabilità che ho e ho sempre cercato di farmi aiutare da giocatori più esperti che potevano darmi delle indicazioni e delle dritte. I comportamenti, le relazioni, i valori… ho cercato di prendere un po’ da tutti i più bravi che ho incontrato sulla mia strada per diventare un calciatore e un compagno migliore”. 

E poi ci sono i tantissimi giovani delle giovanili, che vedono nella prima squadra un’opportunità concreta, e le ragazze del settore femminile, parte integrante del progetto. Perché la Dolomiti Bellunesi è un club che guarda anche a inclusione, formazione e crescita sociale.

La Serie C e le nuove sfide: un calcio radicato e autentico

La stagione 2025‑2026 si apre con nuove sfide. Lo stadio di Feltre non è ancora omologato per la Serie C, quindi le partite casalinghe si giocheranno a Fontanafredda, in provincia di Pordenone. Una piccola difficoltà logistica, certo, ma anche un’opportunità per rafforzare ulteriormente l’identità del club, che ora si confronta con realtà più strutturate e professionistiche. Confermato Zanini in panchina e un gruppo compatto, la Dolomiti Bellunesi non parte per “fare la comparsa”. Vuole crescere, imparare e — perché no — continuare a sognare. Con un occhio alle Olimpiadi Milano-Cortina 2026, evento simbolico per tutta l’area alpina, che potrebbe rappresentare un nuovo volano per lo sport e la visibilità del territorio.

Quella delle Dolomiti Bellunesi è la storia di una comunità che ha saputo mettersi in gioco. È il segno che quando si mettono da parte le divisioni e si lavora insieme, anche in provincia si possono costruire progetti ambiziosi e credibili.

In un’epoca in cui il calcio spesso si perde tra bilanci in rosso e business opachi, questa squadra rappresenta un raro esempio di calcio sano, radicato e autentico.

E mentre le Dolomiti continuano a colorarsi di rosa ogni mattina, tra un allenamento e un’altra sfida, c’è una squadra che ha già fatto innamorare un intero territorio e che ora guarda avanti, passo dopo passo, come si fa in montagna: con fatica, entusiasmo e il cuore pieno di sogni.

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