De Zerbi: “Meglio perdere in finale con Guardiola che vincerla con un altro tecnico”

Pep Guardiola è arrivato in finale di Champions League giocando senza attaccante di ruolo. "Così porto tanti uomini in area di rigore", disse per giustificare quella scelta tattica che si rivelò redditizia. Nella sfida decisiva contro il Chelsea quancosa è andato storto e la voglia di evolvere di continuo l'identità della squadra questa volta gli è stata fatale. "Ha esagerato", commentò Fabio Capello a margine del successo dei Blues capaci di interpretare un calcio semplice e abbastanza efficace da sfruttare tutte le debolezze dell'avversario.

Una in particolare: la presenze di Gundogan davanti alla difesa con lo spostamento di Foden nella posizione di mezzala e Sterling inserito nel tridente avanzato. Mossa che mai, considerando le precedenti 59 partite ufficiali, il tecnico catalano aveva proposto sempre Rodri o Fernandinho in quel ruolo occupato dall'ex Borussia. Ha cambiato per fare il "fenomeno" è l'accusa più severa rivolta nei confronti di Guardiola che ha conquistato i riflettori (anche) per il bacio alla medaglia di secondo posto e per il fairplay mostrato dopo la sconfitta.

Roberto De Zerbi, ex allenatore del Sassuolo che dall'anno prossimo sarà sulla panchina dello Shakhtar Donetsk, va controcorrente ed esprime tutta la propria ammirazione per il tecnico del Manchester City. Lo fa con una voce fuori dal coro delle critiche, spingendosi anche oltre.

Quando un allenatore propone una determinata scelta in campo – si legge nell'intervista alla Gazzetta dello Sport -, è perché ne ha studiato l’efficacia e quella decisione è in linea con le sue idee. Tuchel è sicuramente un grandissimo tecnico, ma io preferirei perdere la finale di Champions con Guardiola in panchina piuttosto che vincerla con un altro tecnico. E in ogni caso il Manchester City ha dominato e vinto la Premier League registrando la migliore difesa del campionato.

Perché ha accettato il trasferimento all'estero? Possibile che per De Zerbi non ci fossero opportunità altrettanto stimolanti in Serie A? Anche in questo caso la risposta è laconica.

Non conta il Paese o lo stipendio. Io voglio essere me stesso – aggiunge -. Lo Shakhtar mi ha convinto dal punto di vista tecnico mentre le soluzioni italiane non mi davano stimoli.