Davide Fontolan: “Buttai la sim per non farmi rintracciare, ho avuto due infarti uno dietro l’altro”

A 35 anni Davide Fontolan decise che ne aveva abbastanza del mondo del calcio, dopo essersi lasciato male nell'ordine con Inter, Bologna e Cagliari. Era il 2001 quando il versatile calciatore milanese, esterno d'attacco ma anche centrocampista o seconda punta, pronunciò la frase che riassumeva la sua opinione sull'universo che abbandonava dopo quasi 20 anni di carriera: "Lascio un calcio falso, sporco e ipocrita". Qualcuno poi avrebbe tentato di farlo tornare sui suoi passi, ma invano. Fontolan adottò misure estreme per non essere più reperibile: buttò via la scheda del telefonino.
Perché Fontolan lasciò il Cagliari e il calcio a campionato in corso
Cagliari fu l'ultima tappa della sua carriera di calciatore, i sardi erano appena retrocessi in Serie B ma la stagione non andò come Cellino sperava. In panchina Bellotto fu avvicendato da Beppe Materazzi e la squadra arrivò undicesima: "In una partita decisiva per raggiungere i playoff mi vidi passare davanti un ragazzino, fra i fischi del pubblico, e dissi basta. Il giorno dopo mi telefona Spinelli: ‘Vieni a Livorno a giocare con Protti'. Ho buttato la sim per non farmi rintracciare". L'episodio accadde a marzo del 2001: fino a quel momento Fontolan era sceso in campo solo 9 volte in campionato (con 2 gol), da allora non fu più convocato nelle ultime 13 partite.
La lite con Marocchi a Bologna: "Ma aveva ragione lui, lavora ancora con il calcio…"
Davide non ne poteva più, così com'era accaduto un anno prima a Bologna: "Me ne andai dopo aver litigato con Marocchi – racconta alla ‘Gazzetta dello Sport' – parlò male di me in TV, io di lui davanti a tutta la squadra. E salutai. Ma aveva ragione lui: lavora ancora con il calcio. In quel mondo, o fai compromessi, o fai il presidente: decidi tutto tu, anche l'allenatore, e se lui fa male è colpa tua. A meno che…".

Cosa fa oggi Davide Fontolan a 59 anni
Fontolan continua la frase e racconta il suo calcio puro di oggi, quando di anni ne ha 59: "A meno che non lavori con i ragazzini. La scintilla con un camp estivo: ho iniziato ad allenare i bambini, me li sono cresciuti e 15 anni dopo con tanti di loro lotto per la promozione in Prima Categoria: età media 2003, giocano contro gente del '92. Direttore tecnico della Lainatese, con pausa forzata nel 2021: due infarti uno dietro l'altro, ho tre stent ma zero paura di morire perché stavo già morendo, e dunque vuol dire che non c'è dolore, nel caso. Oggi sto in campo dalle cinque del pomeriggio alle dieci di sera: 200 bambini e soprattutto 400 genitori da gestire".
La fine con l'Inter per via di Hodgson: "L'ho preso solo per il bavero"
Quanto all'Inter (1990-1996, due Coppe UEFA messe in bacheca, ma nell'anno della prima rimase fuori per infortunio), finì per via del rapporto mai decollato con Roy Hodgson: "Arriva all'Inter e mi fa: ‘Sei il mio attaccante ideale'. ‘Mister, non gioco punta da due anni'. Facevo l'esterno a destra e a sinistra, il terzino, un giorno anche lo stopper quando Bergomi fu espulso e Bagnoli mi mandò a marcare Vialli, che non la prese mai. Il giorno dopo mi chiama Hodgson: ‘Ho controllato, è vero: fra due o tre anni rubi il posto a Roberto Carlos'. Inter-Fiorentina di Coppa Italia, mi mette dentro all'85' e il giorno dopo dice: ‘Male chi entra dalla panchina, non risolvete mai le partite'. L'ho preso solo per il bavero".
E torniamo a quel "calcio falso, sporco e ipocrita", circa il quale Fontolan non ha cambiato idea 24 anni dopo: "Sbagliavo? Non mi pare: è sempre stato così, ma non tanti hanno il coraggio di dirlo".