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Davide Fontolan: “Buttai la sim per non farmi rintracciare, ho avuto due infarti uno dietro l’altro”

Davide Fontolan racconta perché decise di lasciare il calcio a campionato in corso e cosa fa oggi a 59 anni.
A cura di Paolo Fiorenza
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A 35 anni Davide Fontolan decise che ne aveva abbastanza del mondo del calcio, dopo essersi lasciato male nell'ordine con Inter, Bologna e Cagliari. Era il 2001 quando il versatile calciatore milanese, esterno d'attacco ma anche centrocampista o seconda punta, pronunciò la frase che riassumeva la sua opinione sull'universo che abbandonava dopo quasi 20 anni di carriera: "Lascio un calcio falso, sporco e ipocrita". Qualcuno poi avrebbe tentato di farlo tornare sui suoi passi, ma invano. Fontolan adottò misure estreme per non essere più reperibile: buttò via la scheda del telefonino.

Perché Fontolan lasciò il Cagliari e il calcio a campionato in corso

Cagliari fu l'ultima tappa della sua carriera di calciatore, i sardi erano appena retrocessi in Serie B ma la stagione non andò come Cellino sperava. In panchina Bellotto fu avvicendato da Beppe Materazzi e la squadra arrivò undicesima: "In una partita decisiva per raggiungere i playoff mi vidi passare davanti un ragazzino, fra i fischi del pubblico, e dissi basta. Il giorno dopo mi telefona Spinelli: ‘Vieni a Livorno a giocare con Protti'. Ho buttato la sim per non farmi rintracciare". L'episodio accadde a marzo del 2001: fino a quel momento Fontolan era sceso in campo solo 9 volte in campionato (con 2 gol), da allora non fu più convocato nelle ultime 13 partite.

La lite con Marocchi a Bologna: "Ma aveva ragione lui, lavora ancora con il calcio…"

Davide non ne poteva più, così com'era accaduto un anno prima a Bologna: "Me ne andai dopo aver litigato con Marocchi – racconta alla ‘Gazzetta dello Sport' – parlò male di me in TV, io di lui davanti a tutta la squadra. E salutai. Ma aveva ragione lui: lavora ancora con il calcio. In quel mondo, o fai compromessi, o fai il presidente: decidi tutto tu, anche l'allenatore, e se lui fa male è colpa tua. A meno che…".

Fontolan esulta dopo un gol segnato dal Bologna nella sfortunata semifinale di Coppa UEFA col Marsiglia (20 aprile 1999)
Fontolan esulta dopo un gol segnato dal Bologna nella sfortunata semifinale di Coppa UEFA col Marsiglia (20 aprile 1999)

Cosa fa oggi Davide Fontolan a 59 anni

Fontolan continua la frase e racconta il suo calcio puro di oggi, quando di anni ne ha 59: "A meno che non lavori con i ragazzini. La scintilla con un camp estivo: ho iniziato ad allenare i bambini, me li sono cresciuti e 15 anni dopo con tanti di loro lotto per la promozione in Prima Categoria: età media 2003, giocano contro gente del '92. Direttore tecnico della Lainatese, con pausa forzata nel 2021: due infarti uno dietro l'altro, ho tre stent ma zero paura di morire perché stavo già morendo, e dunque vuol dire che non c'è dolore, nel caso. Oggi sto in campo dalle cinque del pomeriggio alle dieci di sera: 200 bambini e soprattutto 400 genitori da gestire".

La fine con l'Inter per via di Hodgson: "L'ho preso solo per il bavero"

Quanto all'Inter (1990-1996, due Coppe UEFA messe in bacheca, ma nell'anno della prima rimase fuori per infortunio), finì per via del rapporto mai decollato con Roy Hodgson: "Arriva all'Inter e mi fa: ‘Sei il mio attaccante ideale'. ‘Mister, non gioco punta da due anni'. Facevo l'esterno a destra e a sinistra, il terzino, un giorno anche lo stopper quando Bergomi fu espulso e Bagnoli mi mandò a marcare Vialli, che non la prese mai. Il giorno dopo mi chiama Hodgson: ‘Ho controllato, è vero: fra due o tre anni rubi il posto a Roberto Carlos'. Inter-Fiorentina di Coppa Italia, mi mette dentro all'85' e il giorno dopo dice: ‘Male chi entra dalla panchina, non risolvete mai le partite'. L'ho preso solo per il bavero".

E torniamo a quel "calcio falso, sporco e ipocrita", circa il quale Fontolan non ha cambiato idea 24 anni dopo: "Sbagliavo? Non mi pare: è sempre stato così, ma non tanti hanno il coraggio di dirlo".

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