Cristiano Doni oggi: “Imprenditore felice. Mio figlio mi ha salvato dal buio del calcioscommesse”

Che fine ha fatto Cristiano Doni, stella e miglior realizzatore di sempre nell'Atalanta, che ha appeso gli scarpini al chiodo nel 2012 poco dopo lo scandalo del calcioscommesse che lo coinvolse direttamente durante l'"Operazione Last Best"? Oggi è un imprenditore felice, ma non dimentica la macchina del fango che dovette subire: "I carabinieri all’alba a casa, i cinque giorni in prigione, le prime pagine dei giornali". Fino la luce, nel momento più buio della sua vita: "Grazie a mio figlio. Oggi ha 12 anni, è nato nel momento più difficile: mi ha salvato".
Cristiano Doni e l'Atalanta: "Un attaccante a fari spenti col fiuto del gol"
Oggi ha 52 anni, non si occupa più di calcio ma vive nella "sua" Bergamo, la casa che lo ha adottato dopo la straordinaria carriera calcistica a cavallo della fine anni 90 e gli inizi del 2000: Cristiano Doni è tutt'ora il miglior marcatore di sempre della Dea, con 112 reti all'attivo, uno score che mai nessuno è riuscito a scalfire nel tempo: "Ero un bomber atipico, un attaccante a fari spenti ma col fiuto del gol", ricorda alla Gazzetta. "Un 10 poco ortodosso, ora trequartista, ora centravanti di movimento, ora mezzala sinistra", che toccò anche l'avventura azzurra sotto il Trap ai Mondiali di Corea-Giappone, rifiutando i trasferimenti in grandi club: "Potevo andare alla Juve, Spalletti mi voleva a Roma con Totti e Pradè mi chiamava facendomi ascoltare l'inno della Champions".
Il dramma del calcioscommesse, Doni: "È crollato tutto, ne uscii traumatizzato"
Tutto bello, straordinario. Fino al 2011 quando si aprirono le porte dell'incubo: il 1° giugno 2011 viene indagato nell'ambito dell'"Operazione Last Bet", con l'accusa di illecito sportivo e una squalifica di tre anni e sei mesi. Poi nel dicembre dello stesso anno, l'arresto, quindi altri 2 anni dopo il patteggiamento. Fino all'epilogo totalmente diverso: nel 2016 viene assolto dalla Sezione Disciplinare del Tribunale Nazionale Federale per mancanza di prove e nel 2019 con la dichiarazione di prescrizione, viene estinta qualsiasi accusa. Ma Doni non dimentica: "I carabinieri all’alba a casa… i cinque giorni in prigione… le prime pagine dei giornali. È crollato tutto, sono diventato il capro espiatorio, oggi so cosa significa finire nella macchina del fango. Ne sono uscito traumatizzato".
Doni: "Sono stato uno stupido, salvato dalla nascita di mio figlio"
Errori di gioventù, dettati anche dall'inesperienza che lo portarono ad una sola sciocchezza: "Sì, sapevo che quelli del Piacenza vendevano le partite, l’ho accettato, tutto lì, sono stato uno stupido". Come in campo, anche nella vita Cristiano Doni ha trovato la forza di fare ciò che gli riusciva meglio, segnando il gol decisivo nel periodo più buio: "Ho mangiato tanta m..da… il rischio era quello di farsela piacere, ma mi sono tirato su le maniche. Anche grazie a mio figlio, che oggi ha 12 anni e gioca a pallone. È nato quando non vedevo la luce, mi ha salvato".
Doni oggi: "Imprenditore felice, tifo Atalanta e ho un circolo di Padel"
Doni non dimentica, ma è riuscito ad andare avanti, a scollinare di fronte al destino avverso. Non ha mai lasciato Bergamo, dove la gente gli ha dimostrato subito e sempre enorme solidarietà e riconoscenza: "Oggi sono un imprenditore. Ho un ristorante e altri locali a Maiorca. Siamo cresciuti negli anni, puntando sulla qualità e ne vado molto fiero. A Bergamo ho aperto un centro sportivo, il '27padel', ricavato da un ex convento" ha concluso Doni. "Il padel crea comunità, ci vengono un sacco di amici ex calciatori. Tifo sempre Atalanta, seguo tutto, ma oramai con la giusta distanza".