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Mondiali in Qatar 2022

Cosa rischiano i calciatori dell’Iran che non hanno cantato l’inno ai Mondiali

I calciatori iraniani non hanno cantato l’inno nazionale in occasione della partita contro l’Inghilterra ai Mondiali per protestare contro il regime del loro Paese. Cosa rischiano ora? Ecco i possibili scenari.
A cura di Marco Beltrami
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Espressione fiera, sguardo deciso e bocca serrata. I calciatori dell'Iran ancor prima di esordire ai Mondiali contro l'Inghilterra si sono presi così la scena restando in silenzio durante l'inno nazionale. Un silenzio che ha fatto tanto rumore, per schierarsi contro il regime degli ayatollah, in simbiosi con i connazionali che protestano per reagire all'oppressione e alle feroci violenze dei leader integralisti del proprio Paese. Una risposta forte anche a chi aveva accusato molti di loro di non prendere posizione a sostegno del rispetto dei diritti civili nei giorni prima dell'inizio di Qatar 2022, per un gesto che potrebbe costare ora caro al "team Melli".

Cosa sta succedendo in Iran dopo il rifiuto dei calciatori della nazionale di calcio di cantare l'inno ai Mondiali? I quotidiani iraniani filo-governativi, hanno dribblato l'"imbarazzo" dando la colpa a chi ha caricato i calciatori di pressioni, ovvero i "cospiratori" stranieri e i manifestanti che da settimane si fanno sentire, indignati per la morte di Mahsa Amini, uccisa per non aver indossato il velo in maniera corretta. Si legge sulle pagine di un popolare tabloid che quanto accaduto in Inghilterra-Iran sarebbe il risultato di "settimane di guerra psicologica ingiusta e senza precedenti contro la squadra … da parte di traditori nazionali e stranieri".

La realtà invece è un'altra. I calciatori non sono mai stati così uniti e decisi nella volontà di dare un segnale forte, senza nemmeno festeggiare i due gol, dimostrando così la propria solidarietà al popolo in protesta con buona pace anche di chi ha deciso di fischiarli. Un messaggio di speranza per tutti coloro i quali non si aspettavano nulla di tutto questo, e che può rappresentare uno spiraglio di fiducia per il futuro, dando slancio alle azioni contro il regime.

Gli atleti infatti ricoprono un ruolo di primissimo livello nella società iraniana, e la nazionale di calcio in particolare viene considerata come uno dei principali simboli di patriottismo e amore per la propria terra. Basti pensare che una delle stelle della rappresentativa allenata da Queiroz, ovvero Sardar Azmoun è seguito da milioni di persone sui social media, con le giovani generazioni che vedono in lui e nei suoi compagni dei veri e propri modelli.

I calciatori dell'Iran durante l'inno nazionale
I calciatori dell'Iran durante l'inno nazionale

Ecco perché se, come suddetto, a ridosso dei Mondiali non erano mancate le critiche verso la squadra colpevole di non prendere pubblicamente le distanze dalle violenze del regime (l'incontro prima di partire per il Qatar con il presidente Ebrahim Raisi non aveva certo giocato a favore del gruppo con alcuni tifosi che avevano persino dato fuoco alle immagini del team per le strade di Teheran), ora tutto è cambiato.

Questi ragazzi, sottoposti a notevoli pressioni e anche intimidazioni, sembrerebbero aver deciso da che parte stare con quel silenzio durante l'inno, che ha fatto il giro del mondo. Ma come reagirà ora la leadership iraniana a quanto accaduto? Cosa rischiano concretamente i calciatori della nazionale che dopo il match non hanno rilasciato dichiarazioni sull'argomento? Prima dei Mondiali si parlava della possibilità di punizioni esemplari in caso di situazioni simili, a partire dal mancato pagamento da parte della Federazione a fine torneo.

Questa potrebbe essere la sanzione più "leggera", visto che alcuni tabloid iraniani fanno riferimento anche alla possibilità di una sospensione o addirittura della conclusione della loro carriera in nazionale. D'altronde pare che calciatori meno famosi, siano stati già fermati, o addirittura incarcerati dopo le manifestazioni di solidarietà alle proteste anti-regime. Sicuramente al momento tutto dovrebbe restare così com'è anche perché è difficilmente ipotizzabile un drastico stop immediato, con due partite della fase a gironi ancora da giocare, compresa quella mai banale contro gli Stati Uniti.

Azmoun, stella dell'Iran in azione
Azmoun, stella dell'Iran in azione

Sanzioni eclatanti nell'immediato poi sarebbero un boomerang a livello mediatico per il regime, che ora ha tutti gli occhi del mondo puntati addosso (magia del Mondiale). Motivo per cui Teheran potrebbe comunque aspettare la conclusione della rassegna iridata per prendere provvedimenti che potrebbero risultare particolarmente pesanti soprattutto per quei giocatori, circa metà, che militano in patria, al contrario per esempio di "star" come Mehdi Taremi (FC Porto), Sardar Azmoun (Bayer Leverkusen) o Saman Ghoddos (Brentford FC). Questi ultimi, ormai trasferitisi all'estero potrebbero per quanto accaduto essere costretti a non fare più ritorno in patria. Ovviamente l'apprensione maggiore è per le loro famiglie, per una situazione che sottolinea ulteriormente il coraggio delle loro azioni.

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