Conte dribbla la domanda scomoda prima di Napoli-Juve: liquida tutti con una risposta telegrafica

Antonio Conte sorride, gli andata bene per il rotto della cuffia. Ma gli è andata bene. Il Napoli è passato ai quarti di Coppa Italia battendo il Cagliari ai rigori dopo una sequenza infinita. C'è tempo giusto per tirare un po' il fiato, domenica prossima al Maradona arriva la Juventus, una partita che per i partenopei non è mai come le altre. È la domanda che gli fanno anche durante l'intervista a Mediaset e può sembrare un po' scomoda considerato il passato dell'allenatore salentino. Lui, però, liquida la questione in maniera telegrafica, professionale, algida, senza fronzoli e col pragmatismo he lo distingue. "Ma è una partita… ci sono tre punti in palio per noi e per loro". Altro non aggiunge, chi conosce il tecnico sa che in questo momento sta solo pensando a come azzannare (sportivamente parlando) il prossimo avversario. "Sappiamo che sono una grande squadra, abbiamo grandissimo rispetto… conosco benissimo la storia della Juventus. Cercheremo di portare i tre punti dalla nostra parte".
Dopo la Roma domata all'Olimpico, c'è un vecchio amico/nemico che torna al Maradona. Tanto più che sulla panchina dei bianconeri c'è Luciano Spalletti, che in azzurro ha conquistato uno scudetto (e se l'è pure tatuato sul braccio) e aveva sostenuto "mai più in Italia dopo Napoli" nel momento del congedo. Salvo smentire e chiarire nel giorno della presentazione a Torino cosa volesse realmente intendere: si riferiva a un periodo specifico, cioè la stagione immediatamente successiva alla vittoria del tricolore, durante la quale ha rifiutato di allenare un'altra squadra italiana per rispettare gli impegni presi con il club.

Quale sarà l'accoglienza che gli riserveranno conta poco, davvero. A Conte interessa che la sua squadra abbia gli occhi della tigre e non si perda in chiacchiere. Lo si è visto anche contro il Cagliari, altra riflessione fatta dal giornalista a margine della sfida: appena il Napoli cala di intensità rischia di subire l'avversario. E il tecnico ribadisce il concetto. "I bassi ritmi non ci appartengono, anche perché quando giochiamo a ritmi bassi diventiamo prevedibili. Dobbiamo portare sempre alta intensità".
Nella risposta c'è solo una minima parte di quel che chiederà al gruppo, provando a fare di necessità virtù a causa degli infortuni e delle assenze che hanno pesantemente inficiato la rosa dei centrocampisti. Fuori Anguissa, Gilmour, De Bruyne… là, nel mezzo, restano McTominay e Lobotka preservati coi sardi. "Qualcuno non giocava da tanto, Spinazzola veniva da un problema al pube e averlo visto in campo per 90 minuti è stato importante. Sappiamo che da qui fino a gennaio ci sarà da fare di necessità virtù". Ultima menzione dedicata al portiere, Milinkovic-Savic: "Se l'abbiamo inserito come settimo rigorista è perché conoscevamo le sue qualità".