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Casi di positività nel Genoa, Spadafora: “Per adesso il campionato di Serie A non si ferma”

Il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, ha sgombrato il campo da eventuali dubbi sulla sospensione del campionato di Serie A a causa del caso ‘focolaio nel Genoa’, scoppiato dopo la positività al coronavirus di 14 tesserati. “Non siamo ancora in queste condizioni. Questa situazione mi preoccupa molto, adesso sentirò il presidente della Lega di Serie A, Dal Pino, e il presidente della Federcalcio, Gravina”.
A cura di Maurizio De Santis
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C'è il rischio che il campionato di Serie A subisca uno stop improvviso a causa del caso Genoa? No, almeno per adesso, non è prevista un'ipotesi del genere. Lo ha ammesso il ministro dello Sport e delle Politiche Giovanili, Vincenzo Spadafora, che ha risposto così ad alcune domande dei cronisti sulla vicenda del focolaio di coronavirus scoppiato nel club ligure. Sono 14, infatti, i tesserati risultati contagiati (tra cui 10 calciatori) al Covid-19 dopo la partita giocata domenica allo stadio San Paolo contro il Napoli. Ecco perché sono alte le possibilità che venga rinviata la gara di sabato Genoa-Torino così come resta in bilico Juventus-Napoli (in programma domenica sera).

Stop al campionato dopo i casi di positività del Genoa? Non credo, non siamo ancora in queste condizioni – le parole del ministro, Spadafora -. Questa situazione mi preoccupa molto, adesso sentirò il presidente della Lega di Serie A, Dal Pino, e il presidente della Federcalcio, Gravina.

I vertici del calcio italiano, che avevano auspicato e ottenuto un alleggerimento del protocollo per le partite, si ritrovano a gestire una situazione di emergenza inattesa. Situazione che ha alimentato dubbi sulle stesse prescrizioni in atto, ritenute dai club eccessivamente dispendiose (circa 8 milioni di euro è la spesa messa a budget in 3 mesi, da giugno ad agosto) e tarate su esigenze che risalgono all'estate scorsa (calendario serrato, vicinanza degli impegni per chiudere la stagione).

Quanto accaduto tra le fila del Grifone spinge le istituzioni a interrogarsi anche sull'opportunità delle nuove norme varate dal Comitato Tecnico Scientifico del Governo. Prescrizioni per effetto delle quali c'è una riduzione del numero dei tamponi da effettuare sui calciatori: da uno ogni 3/4 giorni a uno da fare 48 prima della competizione.

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