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Andrea Carnevale: “Ho subìto la sorte di Sinner, condannati per uno zero virgola per cento”

Andrea Carnevale si volta indietro e vede una somiglianza tra la sua vicenda personale e quella di Jannik Sinner.
A cura di Paolo Fiorenza
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Andrea Carnevale è ormai da tanti anni capo degli osservatori dell'Udinese, ruolo in cui ha disegnato la sua nuova vita nel mondo del calcio dopo quella da calciatore che a cavallo degli anni '80 e '90 lo aveva portato a vincere due Scudetti, una Coppa UEFA e una Coppa Italia col Napoli, e un'altra coppa nazionale con la Roma. Proprio all'esperienza in giallorosso si riferisce uno dei grossi rimpianti della sua carriera, la squalifica per doping. Oggi 64enne, Carnevale torna sulla vicenda, assimilandola a quella che ha visto sospeso anche Jannik Sinner per una positività a un test antidoping.

Andrea Carnevale vede la sua vicenda simile a quella di Jannik Sinner

"Che bello arrivare alla Roma: volevo andarci e il presidente Viola mi voleva fortemente. Poi però è capitato quell'episodio del doping per una cazzata mia e mi sono preso tutte le responsabilità con la squalifica di un anno. Ho subìto un po' la sorte di Sinner, condannati per uno zero virgola per cento", spiega alla ‘Gazzetta dello Sport'.

Andrea Carnevale è capo scout dell’Udinese
Andrea Carnevale è capo scout dell’Udinese

L'ex attaccante di Monte San Biagio si riferisce al quantitativo di Clostebol infinitesimale (meno di un miliardesimo di grammo) trovato nell'organismo di Sinner e che gli è comunque costata una squalifica di tre mesi patteggiata con la WADA per responsabilità oggettiva rispetto alla negligenza del suo staff.

Cosa accadde a Carnevale nel 1990: la squalifica di un anno quando giocava nella Roma

Carnevale ribadisce ancora oggi che la sua positività dell'ottobre del 1990 alla fertermina, una sostanza appartenente alla famiglia delle anfetamine, fu ugualmente per una quantità risibile e chiaramente non idonea ad alterare le prestazioni.

Andrea era passato dal Napoli alla Roma in estate e aveva iniziato il campionato alla grande, segnando quattro gol in cinque partite. Poi la mazzata della positività all'antidoping dopo la partita Roma‑Bari del 23 settembre 1990, quando nel suo corpo furono trovate tracce di fentermina, contenuta nel Lipopill, un farmaco dimagrante, stesso destino peraltro del suo compagno Angelo Peruzzi. La quantità rilevata era minima, appunto uno "zero virgola", che tuttavia gli costò una squalifica di 12 mesi, molto più severa rispetto alle aspettative iniziali.

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