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Antonio Candreva a Fanpage.it: “Alla Sampdoria con tanto da dare. Nazionale? Mai dire mai”

Antonio Candreva dopo tre gare è diventato uno dei leader della Sampdoria e confessa di avere un solo obiettivo: “Quello di fare bene. Ho ancora tantissimo da dare e voglio giocare, divertirmi e ottenere il massimo possibile con questa maglia”. Ai microfoni di Fanpage.it il centrocampista classe 1987 ha parlato della sua decisione di scegliere la Sampdoria come nuova tappa della sua carriera dopo quelle di Milano e di Roma, del suo rapporto con la Nazionale e dei progetti futuri.
A cura di Vito Lamorte
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"I fattori sono tanti, ma il principale è che il presidente Massimo Ferrero e la società mi volessero fortemente". Così Antonio Candreva ha spiegato perché ha accettato la corte della Sampdoria, dopo quattro stagioni all'Inter. Il nuovo centrocampista del Doria è stato uno dei calciatori arrivati per ultimi alla corte di Claudio Ranieri ma si è fatto subito notare per le sue qualità e contro Fiorentina e Lazio ha dato il suo contributo per arrivare alla vittoria. Il calciatore classe 1987, che ha nella gara di sabato a Marassi ha giocato 56 palloni toccati con 28 passaggi vincenti e 9 cross effettuati, ha parlato a Fanpage.it della sua decisione di scegliere la Samp come nuova tappa della sua carriera dopo Milano e Roma, del suo rapporto con la Nazionale e dell'impatto del Covid dalla prospettiva dei calciatori.

Antonio, la Sampdoria ha lavorato tanto e molto velocemente per portati a Genova: qual è stato il fattore che ha più influito per la tua scelta?
"I fattori sono tanti, ma il principale è che il presidente Massimo Ferrero e la società mi volessero fortemente. Ho parlato con mister Claudio Ranieri e con Fabio Quagliarella, che è un amico: entrambi mi hanno spinto ad accettare. E grazie al grande lavoro del mio agente, Federico Pastorello, tutto è andato per il meglio e il trasferimento si è concretizzato".

Hai ritrovato Quagliarella, la tua parentesi doriana si aperta con il video divertente sui social in cui siete protagonisti: quanto ha contato sulla tua decisione?
"Le sue parole sono state importanti, mi hanno dato uno stimolo in più. Fabio è un campione straordinario e ha iniziato alla grande la sua stagione (3 gol in 4 partite): ha esperienza e qualità, è un giocatore molto intelligente. Come ho detto nello sketch di presentazione: il mio compito è di servirlo al meglio. Per ora ho fatto un assist, anche se non a lui, ma a Omar Colley. Presto spero di aggiornare le statistiche".

Nel centrocampo della Sampdoria potresti sfruttare di più le tue doti offensive e evitarti qualche corsa in meno all’indietro rispetto all’anno scorso?
"Io sono a disposizione del mister, dove mi dice di giocare gioco. Per il momento stiamo lavorando su diverse soluzioni, ma l'importante per me in questo momento è ritrovare la forma migliore e mettere i novanta minuti nelle gambe. Poi si vedrà".

Cosa ti resta degli anni all’Inter?
"All'Inter posso solo dire grazie per gli anni bellissimi che ho trascorso in nerazzurro. Penso che i tifosi possano ricordarmi come uno che ha vestito con orgoglio la maglia e ha dato fino all'ultima goccia di sudore. Mi spiace non aver potuto salutare con la vittoria di una Coppa, ci siamo andati davvero vicini. Ora però con Genova e la Sampdoria si è aperto un altro capitolo della mia vita e della mia carriera".

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Nel tuo ultimo anno a Milano sei riuscito a trasformare i fischi e le polemiche nei tuoi confronti in applausi e complimenti.
"Passare dalla gloria alle critiche e viceversa fa parte della vita del calciatore. Il trucco è quello di lasciare i commenti e le polemiche fuori dalla testa, ma comunque essere in grado di fare autocritica e sfruttare i consigli di allenatore e staff, delle persone care che vivono al tuo fianco. A volte ci si mette tutto l'impegno del mondo e le cose non vanno, altre volte invece si ottengono i risultati con il minimo sforzo. Non so spiegare il perché, ma è così. Ripeto: l'Inter è stata una tappa importante della mia carriera e custodisco con piacere tanti ricordi indelebili".

Il Covid-19 è entrato nelle nostre vite da diversi mesi: in che modo voi calciatori vi siete rapportati a questa nuova situazione? 
"Ha cambiato il mondo, è inevitabile che se ne parli. Bisogna avere coscienza di quello che sta succedendo e mantenere alta la guardia: usare le mascherine, tenere le distanze ed evitare i luoghi affollati. Il calcio continua, ma ha dovuto rinunciare a tante cose: non potete capire quanta differenza c'è tra esultare in uno stadio vuoto o in uno pieno. Non vedo l'ora di poter vedere Marassi con il pubblico come c'era quando io venivo qui da avversario".

L’ultima convocazione in Nazionale risale al marzo 2018, ovvero prima dell’inizio dell’era Mancini: pensi ci sia ancora spazio per Candreva in maglia azzurra?
"Mai dire mai. Le carriere dei giocatori si allungano sempre di più e abbiamo anche assistito alla chiamata di qualche azzurro non più giovanissimo. Mancini è un c.t. molto attento e aperto. Quindi sentirsi chiamato fuori sarebbe sbagliato. La Nazionale è il primo sogno che ogni bambino ha quando inizia a giocare a pallone, io sono orgoglioso di aver indossato la maglia azzurra e di aver potuto rappresentare in campo il mio Paese, quindi… mai dire mai".

Quali sono gli obiettivi di Antonio Candreva per il prossimo futuro?
"L'obiettivo è uno solo: quello di fare bene. Ho ancora tantissimo da dare e voglio giocare, divertirmi e ottenere il massimo possibile con questa maglia".

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