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Allegri non ci sta, questa non è la sua Juve: “Era pensata in un altro modo, mi manca molto Rabiot”

Massimiliano Allegri si difende dalle critiche e contrattacca: “Questa di adesso è una Juventus virtuale. Provate a togliere all’Inter o al Milan cinque titolari, poi vediamo se vanno in difficoltà”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Domani la Juventus va a Monza per giocare un match contro l'ultima in classifica della Serie A che improvvisamente è diventato una partita da non fallire per nessun motivo, dopo il disastro della sconfitta casalinga di Champions col Benfica che ha messo a grosso rischio la qualificazione agli ottavi. In campionato non va molto meglio, con un avvio stentato che ha visto i bianconeri pareggiare quattro volte nelle prime sei gare, traducendosi nell'attuale ottavo posto della Vecchia Signora.

Massimiliano Allegri è sulla graticola, i tifosi hanno rilanciato già dopo il pari interno con la Salernitana l'hashtag #AllegriOut. Il contrattone da 7 milioni netti fino al 2025 è una bella polizza assicurativa, ma il livornese sa per primo che deve darsi una mossa perché la fiducia della società non può essere infinita, visto che non centrare gli obiettivi sportivi prefissati si tradurrebbe in mancati incassi che la Juve in questo momento storico e con gli ultimi bilanci così pesantemente in rosso non può assolutamente permettersi.

Massimiliano Allegri pensoso contro il Benfica: una sconfitta pesantissima
Massimiliano Allegri pensoso contro il Benfica: una sconfitta pesantissima

E però Allegri non può e non vuole assistere in silenzio alle palate di critiche che gli vengono rivolte e approfitta di una chiacchierata con Mario Sconcerti sul Corriere della Sera – "nata quasi da sola per chiudere incomprensioni passate che un giorno qualunque avremmo dovuto pur risolvere", premette il giornalista – per raccontare la sua verità: "Sono molto dispiaciuto per questa situazione e mi chiedo spesso se ho commesso errori. La prima risposta che mi viene in mente è che la Juve era stata pensata in un altro modo. Con Rabiot, Paredes e Pogba a centrocampo, più Locatelli a fare il primo che subentra. Di Maria e Chiesa sulle fasce, Vlahovic nel mezzo. La Juve di adesso è virtuale. Lo so che manca chi sappia inventare negli ultimi trenta metri, ma avevamo preso Pogba e Di Maria per questo. E stiamo valorizzando Miretti, il più adatto in quel ruolo tra quelli che ci sono. Ma non è Pogba. È un 2003. Abbiamo problemi di spinta sulle fasce laterali. Non posso più chiedere a giocatori che hanno corso per tutta la vita di continuare a fare l'intera fascia. Se a Cuadrado chiedo di fare l'ala, sa farla ancora benissimo. Ma non posso più chiedergli di fare sempre due ruoli".

Allegri batte sempre sul tasto a lui caro che contano i giocatori, non gli schemi, in quella semplicità del calcio che spesso contrappone a chi critica la pochezza delle manovre bianconere: "Ci sono difficoltà oggettive, le conosco, non alleno da un giorno e ho sempre sbagliato poco. Ma ripeto, questa di adesso è una Juventus virtuale. Sono contento del progetto di mercato, mi è piaciuto. Ma i giocatori in campo non ci sono. Provate a togliere all'Inter o al Milan cinque titolari, poi vediamo se vanno in difficoltà. La qualità sta sempre nei giocatori, non negli schemi. Un buon allenatore deve prima di tutto pensare ai giocatori. Io adesso ho mezza squadra titolare fuori. Mezza squadra esatta. Nel calcio deve essere normale passare bene la palla, saperla lanciare. Oggi si scambia la regola per l'eccezione. Non può essere così. Io adoro la qualità dei miei giocatori, li ho cercati e voluti. Non ho schemi prestabiliti, adatto il gioco alle loro qualità. Non sono un fenomeno per questo, è mestiere".

Nella visione di Allegri, Adrien Rabiot è uno di pilastri della sua Juve
Nella visione di Allegri, Adrien Rabiot è uno di pilastri della sua Juve

Tra gli assenti Allegri nomina Rabiot attribuendogli un peso specifico notevole, frutto della grande stima che ha per il giocatore (che peraltro ad agosto la Juve aveva già ceduto al Manchester United, affare saltato solo per le esose richieste di stipendio del francese): "Se siamo tutti, siamo forti. Oggi non so nemmeno con quale squadra andremo a Monza, partita solo da vincere. Ma ho altri due acciaccati e non ho più sostituzioni. Guardo con felicità alla sosta, dopo potrò almeno recuperare tre giocatori. A me oggi manca molto Rabiot. Lo discutono in tanti, ma Rabiot fa 13-14 cose buone a partita e sul campo pesa sempre, ha tecnica e fisico. I nuovi? Bremer è fortissimo. Mi aspettavo molto da Milik e molto sta arrivando. Sai perché? Perché Milik gioca comunque bene a calcio, sbaglia sempre il minimo. Sa muoversi", spiega il tecnico, facendo probabilmente fischiare le orecchie a Vlahovic.

Allegri non si assolve del tutto – "sul piano della personalità qualcosa manca, ci fermiamo presto. Questo è compito mio, stiamo lavorandoci ogni giorno. Molti errori però sono tecnici" – e indica l'Inter come la squadra favorita in campionato: "È la più forte, anche se gli manca la fascia di Perisic. Si è rinforzata molto a centrocampo con Mkhitaryan e Asllani, che è bravo". Nessuna voglia di mollare da parte sua: "Quando siamo tutti, siamo molto forti anche noi. Ma ne riparleremo, spero presto". Una cosa dunque è chiara: il pensiero espresso dal suo mentore Galeone su una "una Juventus mediocre anche al competo, con Di Maria, Chiesa, Pogba e gli altri infortunati" non è quello di Allegri, che ha massima fiducia nel livello della sua squadra a piena potenza.

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