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Agnelli resta alla Juve con Allegri e spiega l’addio a Dybala: “Non era giusto fargli un’offerta”

Il presidente della Juventus ha parlato di tanti argomenti: del futuro di Chiellini ma anche di Del Piero, ma non ha dimenticato Dybala, Vlahovic e la Coppa Italia.
A cura di Maurizio De Santis
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Allegri è saldo sulla panchina della Juventus, fa parte di un progetto a lungo termine. Le voci sulla presidenza non lo scalfiscono. Una stretta di mano a Dybala, che va via, e l'altra a Chiellini, che ancora non ha scelto cosa fare una volta appese le scarpe al chiodo. Lo scudetto mancato, la Coppa Italia, la rifondazione sul mercato con risorse da centellinare e il tallone d'Achille della Superlega. Andrea Agnelli tocca tutti gli argomenti sul tavolo, tira le fila (e le somme) di una stagione in chiaroscuro che rischia finire con zero titoli.

C'è la finale con l'Inter all'Olimpico che può addolcire la pillola da mandare giù per evitare un'annata senza trofei, sarebbe la prima dopo dieci anni di trionfi. E non c'è da fare troppo gli schizzinosi. "Ogni trofeo conta, anche la Coppa Italia – le parole del presidente nel corso dell'evento organizzato da Il Foglio a San Siro -. Il più importante in assoluto è sia il campionato perché ti dà la fotografia di chi è più forte di tutta la stagione. Quella con più appeal è la Champions League ma ogni titolo conta".

All'Inter c'è Beppe Marotta che ha dato un grosso contributo ai successi della Juve di Agnelli, fino al 2018. E il presidente bianconero ha parlato dell'a.d. nerazzurro: "Se mi è mancato Marotta? È una persona che manca perché gli voglio bene. In quel momento sono state prese determinate scelte, fatte riflessioni che inizialmente lo attiravano, poi meno. All'Inter sta facendo molto bene".  

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Nessuna rivoluzione in atto. Agnelli continuerà a tenere la ‘vecchia signora' sotto braccio, l'aiuterà a superare questa fase opaca a causa dei riflessi della pandemia e di un progetto (prendere Cristiano Ronaldo) che s'è rivelato tanto affascinante quanto un azzardo e che sul campo non ha prodotto i dividendi sperati gravando sui bilanci. In panchina ci sarà ancora Allegri, richiamato a Torino per rimettere le cose a posto dopo Sarri e Pirlo. "Io fuori dalla Juve? Sono sereno. Abbiamo un progetto a lungo termine con Allegri, sapevamo che quest'anno sarebbe stata dura ma è di buon auspicio per il futuro avere rimpianti per non aver vinto lo scudetto". 

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Vlahovic è stato il colpo battuto a gennaio. L'ingaggio che ha spostato gli equilibri e tracciato la rotta per il futuro. Una scelta che ha imposto sacrifici dolorosi e necessari. Uno in particolare, il mancato rinnovo con la Joya. Che il tempo dell'argentino alla Juve sia finito lo ribadiscono (anche) i concetti espressi dal presidente. Il treno è passato e Dybala non è riuscito a salirvi in corsa: "È un grande giocatore, ma le decisioni sono figlie di momenti – ha aggiunto Agnelli -. Se a dicembre mi aveste chiesto di Vlahovic alla Juve vi avrei detto che era impossibile e poi invece lo abbiamo preso a gennaio. Le risorse sono limitate e bisogna scegliere come investirle: abbiamo Vlahovic, de Ligt, Chiesa e Locatelli. Fare un'offerta a Paulo non consona al suo livello non sarebbe stato giusto anche per lui, che a 28-29 anni deve trovare l'ultimo passaggio".

Vlahovic centro del progetto, Dybala non funzionale
Vlahovic centro del progetto, Dybala non funzionale

Chi resta, chi va, chi non ha sciolto la riserva. Chiellini è tra questi ultimi: il difensore ha annunciato l'addio alla Nazionale (giocherà l'ultima gara in Azzurro contro l'Argentina), se farà o meno ancora parte della Juve è decisione che comunicherà quando riterrà opportuno. "Ha detto che ha un paio di riflessioni da fare, in famiglia e non solo. Ha il posto in società da anni".

Non poteva mancare una domanda a tema Superlega, che è uno dei cavalli di battaglia di Agnelli che dice che in realtà una Superlega già c'è: "Fa pensare la veemente reazione dell'Uefa su un gruppo di club, alcuni dei quali si sono spaventati. Per sostenere la battaglia giuridica bisogna avere le spalle larghe, attendiamo il giudizio della Corte europea con calma e serenità. Il tempo sarà galantuomo, il nostro non è stato un attacco a Ceferin. Di fatto esiste già una Superlega, perché da marzo in poi nelle coppe europee c'è un'altra Premier League". 

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Infine dopo aver elogiato Arrivabene: "Lui è  è un amministratore delegato di alto livello, l'ideale per noi", il presidente ha parlato anche di Del Piero: "Alex è sempre il benvenuto alla Juventus, ma ha una sua vita. Entrare in società significa cambiare stile di vita e in questo momento lo vedo molto concentrato su quello che sta facendo e mi sembra sia felice così".

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