Adriano a cuore aperto: “L’Inter è casa mia e quel gol al Bernabeu a 170 km orari…”
Adriano ha voluto omaggiare in questo periodo di difficoltà generale, una parte della tifoseria italiana, quella nerazzurra con una lunga lettera a cuore aperto pubblicata sul sito ufficiale dell'Inter. Il brasiliano, l'Imperatore, dopo aver riassaporato parte dell'amore che lo lega al mondo interista che si è riversato sui social per seguire alcune sue dirette, soprattutto il duetto con Lukaku, con altri miti del calcio nerazzurro, ha voluto così omaggiare il popolo della Beneamata.
Dalla povertà della favela al gol clamoroso che gli spalancò le porte del paradiso al Bernabeu contro il Real Madrid. Dalla morte del padre, all'affetto immenso di compagni, club e tifosi. Una full immersion nell'universo di un campione che avrebbe potuto diventare ancora più immenso non fosse stato condizionato da un carattere a volte sopra le righe e di difficile gestione fuori dal campo, ma dal cuore immenso.
Agosto 2001, il sinistro che lo consegnò alla storia: "Calciai la punizione con lo stesso sinistro che faceva disperare mamma a casa"
Tutto parte da lontano dalle difficoltà di vivere nella povertà, i sacrifici dei genitori, guadagnarsi i pochi spiccioli lustrando scarpe ai bordi delle scarpe. Ma il ricordo più vivo è legato ad una sera del 14 agosto 2001 quando Adriano si presentò al mondo del calcio europeo con la maglia nerazzurra nel modo e nella cornice migliori: segnando al Real Madrid al Bernabeu. "Il sinistro che faceva disperare tanto mia mamma a casa con cui colpivo e rompevo tutto, l'ho presentato a tutti con quella punizione. Non pensavo di giocare, poi sono entrato. Mi sono procurato un fallo, mi hanno invitato a tirarlo ed è andata così. Mi dicono che è stato un gol da 170km/h… Io sarei stato felicissimo solo nel vivere il momento di essere convocato in una gara del genere".
Agosto 20o4 la morte del padre: "Zanetti, i compagni, Moratti, il pubblico: una grande famiglia che mi sostenne"
Alti e bassi, una storia che vive momenti entusiasmanti ma anche drammatici come l'improvvisa notizia della morte del padre durante una trasferta a Bari. Ancora ad agosto, tre anni dopo dal sinistro del Bernabeu. Il concitato rientro prima a Milano, poi a Roma per trovare un volo verso Rio de Janeiro. Un incubo, ricordato lucidamente da Adriano che non dimentica il supporto e la vicinanza dell'Inter: "Zanetti, ma non solo, tutti i compagni mi furono vicinissimi, Moratti si comportò come un secondo padre, il pubblico capì la situazione e mi sostenne. L'Inter è sempre stata una famiglia, un pezzo fondamentale di me".