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Le ‘Notti magiche’ di Italia ’90: la Nazionale più bella e un Mondiale indimenticabile

Trentadue anni fa fa il Mondiale di Italia ’90, un’esperienza indimenticabile in cui mancò solo la ciliegina sulla torta. L’incantesimo azzurro si spezzò nella sfida di Napoli contro l’Argentina, ma le notti magiche non erano ancora finite per gli azzurri trascinati da Totò Schillaci, e protagonisti nella finale per il terzo posto contro l’Inghilterra di uno dei momenti sportivi più belli di sempre.
A cura di Marco Beltrami
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Sono trascorsi 32 anni dai Mondiali di Italia '90, eppure chi ha avuto la fortuna di viverli da spettatore ha ancora addosso le emozioni di quelle memorabili "notti magiche". Riduttivo definire quella rassegna iridata come un "evento sportivo": dall'8 giugno all'8 luglio 1990, il Belpaese divenne il centro del mondo, quel mondo che come cantavano la Nannini e Bennato nell'inno rimasto storico, era una "vera e propria giostra di colori". Mancò la ciliegina sulla torta, una vittoria che avrebbe reso il tutto semplicemente perfetto. Ma quella Nazionale, eliminata ai rigori dall'Argentina di Maradona e poi finita terza, ha lasciato comunque un segno indelebile, forse anche più di quella del 2006 che riuscì a salire sul tetto del mondo.

Trentadue anni fa i Mondiali di Italia '90, un evento unico

L'atmosfera vissuta ai tempi del Mondiale italiano del 1990 è rimasta qualcosa di unico. Il Paese si era preparato ad ospitare il torneo calcistico più importante del mondo in grande stile e solo negli anni successivi, quando a poco a poco vennero fuori gli sprechi infiniti che portarono alla creazione di vere e proprie cattedrali del deserto, con stadi sistemati alla meglio e altri ricostruiti con costi elevatissimi, ci si rese conto di quanto il Paese avesse "esagerato" in termini di investimenti. Difficile però accorgersi all'epoca di tutto quello che accadeva nelle stanze dei bottoni, travolti dall'entusiasmo di un torneo che ci avrebbe visto come protagonisti anche grazie al sostegno dei tifosi azzurri, dodicesimo uomo in campo.

Una Nazionale compatta e bella, mai così "italiana"

Che quel Mondiale fosse qualcosa di particolare lo sì capì sin dalla prima partita quando il Camerun dei leggendari Milla e N'Kono riuscì a battere i campioni in carica dell'Argentina. L'Italia del pallone in quel pomeriggio di San Siro adottò la squadra africana, che riuscì a resistere in 9 a Maradona e compagni. Un modo anche per stemperare la tensione in vista dell'esordio degli azzurri, inseriti nel novero delle favorite. Quella del ct Vicini era la squadra “italiana” per antonomasia. Formazione quadrata, a trazione posteriore con una difesa eccezionale (Baresi, Bergomi, Maldini, Ferri, Ferrara e Vierchowood), davanti a Zenga vincitore del ballottaggio con Tacconi, e un centrocampo in cui c’era il mix perfetto di quantità, qualità e talento (con Ancelotti, De Napoli, Donadoni, il “principe” Giannini, Mancini, Marocchi, De Agostini e Berti). In attacco poi c’era il genio di Baggio, con la possibilità per il selezionatore di puntare su giocatori fisici come Vialli, Carnevale, Serena, e  quel Salvatore Schillaci reduce dalla prima stagione alla Juventus.

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Totò Schillaci, il Re Mida del gol di Italia '90

Già Schillaci. Quel ragazzo del sud che sembrava il classico giocatore portato ai Mondiali per completare il pacchetto degli attaccanti e destinato a restare in panchina, sbocciò contro l’Austria in un Olimpico gremito, nella prima delle notti magiche azzurre. Un match brutto, in cui gli azzurri avevano risentito della pressione senza riuscire a rendersi pericolosi con continuità. Poi ad un quarto d’ora dal termine ecco la svolta: la voce di Pizzul annuncia l’ingresso di quello che sarebbe diventato 4’ più tardi il Totò nazionale. Colpo di testa su cross di Vialli e gol decisivo. Una gioia incontenibile, un'esplosione di entusiasmo: fu come se la Nazionale si fosse letteralmente sbloccata.

E tutto il Paese s'innamorò ancor di più di quella squadra e di quel ragazzo siciliano così semplice che sembrava trasformare in gol ogni pallone che toccava, con quell'espressività innata e con quegli occhi che quasi uscivano dalle orbite. Sembrava tutto magico: la Nazionale viaggiava a vele spiegate, senza subire gol e vincendo tutte le partite (Stati Uniti, Cecoslovacchia nella fase a gironi e poi Uruguay agli ottavi, Irlanda ai quarti), anche grazie ai gol di Schillaci rimasto all'asciutto solo contro gli States. Tutto fino al match contro l'Argentina di Diego Armando Maradona, disputato in quella che era la "sua" Napoli (una decisione che fa ancora discutere).

L'incantesimo si ruppe a Napoli, contro l'Argentina di Maradona

In quell'occasione l'incantesimo si ruppe e l'illusione regalata dall'ennesimo gol di Totò che si sarebbe laureato poi capocannoniere del torneo, con tanto di secondo posto nella classifica del Pallone d'Oro, venne spezzato dal gol di Caniggia e dagli errori ai calci di rigore di Donadoni e Serena. Fu uno shock per tutto il Paese, e le lacrime degli azzurri furono quelle di milioni di tifosi che avevano sognato nelle notti magiche e avevano gioito dopo ogni vittoria riempiendo strade, piazze e intere città, pregustando un titolo mondiale dopo quello in Spagna del 1982. Alla fine anche l'Albiceleste rimase all'asciutto, con la sconfitta in finale contro la Germania Ovest (che tre mesi più tardi si sarebbe ricongiunta con quella Est): un match con molte polemiche e deciso da un calcio di rigore dubbio segnato da Brehme.

I giocatori di Italia e Inghilterra uniti a centrocampo
I giocatori di Italia e Inghilterra uniti a centrocampo

L'ultima delle notti magiche: il terzo tempo di Italia-Inghilterra

La degna conclusione di Italia '90 arrivò non in occasione dell'ultimo atto, ma la sera precedente, nella cornice dello Stadio San Nicola di Bari dove andò in scena la finale per il terzo e il quarto posto. Quella che sembrava inizialmente una partita-contentino regalò un finale memorabile, in linea con l'atmosfera di un torneo rimasto unico. L'Italia superò l'Inghilterra con Schillaci che decise il match dopo il botta e risposta Baggio-Platt. Quello che successe dopo il fischio finale fu assolutamente sorprendente: i calciatori azzurri e inglesi festeggiarono insieme l'epilogo di quel Mondiale, rispondendo anche alla "Ola" del pubblico. Un gesto spontaneo e organizzato al momento, rimasto unico come quella splendida estate italiana

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