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Olimpiadi Tokyo 2020

Un sorprendente successo globale: perché il nuovo basket 3×3 piace a tutti

Inserito solo quest’anno tra gli sport olimpici, il nuovissimo basket “3×3” sta subito facendo breccia nel cuore degli amanti dello sport. Regole diverse per rendere il gioco più veloce, dinamico e spettacolare lo rendono una valida alternativa al classico 5 contro 5. E i risultati parlano chiaro: la novità introdotta sta avendo un successo globale.
A cura di Luca Mazzella
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Uno sport che convince, entusiasma, e sta appassionando giorno dopo giorno gli amanti della palla a spicchi di tutto il pianeta. È servito il palcoscenico più importante, quello delle Olimpiadi di Tokyo 2020, per consentire definitivamente al basket 3×3, tre contro tre, di entrare nel cuore degli appassionati di pallacanestro e non solo. Una variante dello sport che viene comunemente praticato 5 contro 5, con differenze di regolamento sostanziali e un alto tasso di spettacolarità. Sono praticamente 10 anni che il 3×3 è disciplina riconosciuta a livello internazionale, ma a Tokyo c’è stato il debutto ufficiale nel torneo a cinque cerchi. E si può già dire, dopo nemmeno una settimana di partite, che la novità sia stata abbondantemente apprezzata da tutti, essendo un’alternativa che anche in Paesi a tradizione non cestistica viene amata soprattutto da chi ama il basket “di strada”.

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Le regole

Le regole del 3×3 sembrano del tutto nuove a chi è abituato a guardare il basket “classico”, ma sono ben note a chi lo pratica a livello streetball in ogni campetto del mondo e a ogni latitudine.

Si gioca su una sola metà campo, quindi con un solo canestro, con una palla leggermente più piccola di quella “tipica”. I giocatori titolari, come detto, sono 6 in totale, tre per ogni squadra. In più, un quarto giocatore è in panchina. La durata del match è di soli 10 minuti o, in alternativa, di 21 punti: chi li raggiunge prima vince la partita senza attendere la fine del tempo regolamentare. Il tiro da 2 qui vale 1, il tiro da 3 (oltre i 6 metri e 75) invece equivale a 2 punti. Metà campo e quindi la metà del tempo, non i soliti 24 secondi per chiudere l’azione offensiva ma solo 12. Il tempo si interrompe per le sostituzioni, per i tiri liberi e per un time-out a disposizione di ogni squadra di 30 secondi totali. Per tirare basta avere la palla tra le mani se si parte oltre l’arco (la linea da 3 punti), se invece la palla si recupera (rubandola direttamente agli avversari o catturando un rimbalzo dopo un tiro sbagliato) si deve prima uscire oltre la linea da 3 per giocare e tirare nuovamente. Ogni palla contesa viene assegnata alla difesa, e a seguito di ogni fischio si riparte dalla posizione centrale con il difensore che passa la palla all'attaccante dando il via all'azione. I tiri liberi vengono assegnati dopo un fallo (solo uno) o al raggiungimento del bonus di squadra (a 7 falli complessivi, dopo i quali vengono concessi 2 tiri liberi anziché uno con rimbalzo dopo il secondo). Dal decimo fallo di squadra in poi, oltre ai due tiri liberi chi subisce fallo avrà anche a disposizione la palla nell'azione successiva. I falli personali non vengono conteggiati, ci sono solo quelli di squadra,

Dopo un canestro non c'è rimessa, si prende palla e si torna a giocare. Il tutto per creare un "flusso" costantemente in movimento e altamente spettacolare.

Dai playground di Harlem alle Olimpiadi

Per chi mastica basket da anni il 3×3 non rappresenta chiaramente una novità assoluta. Nato nel quartiere black di New York, Harlem, sono ormai più di 30 anni che grazie anche all’endorsement di sportivi famosi come Magic Johnson agli albori o LeBron James, Kevin Durant per arrivare agli eroi attuali, le classiche “partitelle” di strada sono state “istituzionalizzate” in tornei itineranti partiti naturalmente dal cuore pulsante del gioco, gli States. Una crescita continua che ha portato il “3×3” prima ai Giochi Olimpici Giovanili del 2010, tenutisi a Singapore, e infine al grande esordio di Tokyo.

Il percorso dell'Italbasket

L’Italbasket, con la squadra femminile composta da Rae D’Alie, Chiara ConsoliniMarcella Filippi e Giulia Rulli, allenate da coach Andrea Capobianco, è stata eliminata ai quarti finale pochi minuti fa dalla Cina, troppo forte e con una Wang in giornata di grazia. Le nostre ragazze arrivavano a Tokyo forti dell'oro Mondiale vinto nel 2018 in finale contro la Russia a Manila, in un torneo con 8 partecipanti in totale in un unico girone all'italiana. Già qualificate in semifinale Stati Uniti, Russia e appunto Cina, la quarta semifinalista uscirà dalla sfida tra Francia e Giappone. Un applauso comunque alle azzurre, uscite a testa altissima contro una squadra troppo più forte e con troppi più centimetri.

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