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L’NCAA mostra quanto ancora c’è da fare sulla disparità di trattamento tra uomini e donne

Nella bolla di San Antonio, in queste ore, è iniziato il torneo NCAA femminile. Un inizio non proprio tranquillo dopo le polemiche sorte nelle primissime ore per le strutture e i servizi messi a disposizione delle ragazze, ben lontani da quelli offerti agli uomini impegnati nella bolla di Indiana. L’NCAA, che ha rimediato con tempismo, è finita nell’occhio del ciclone.
A cura di Luca Mazzella
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La “March Madness” è uno degli appuntamenti sportivi dell’anno. É un evento atteso in tutta America – l'unico in grado di fermare nella sua fase finale (le Final 4) persino l'NBA – in cui i campioni del domani si sfidano in gare a eliminazione diretta tenendo milioni di tifosi col fiato sospeso nella lotta tra i migliori atenei del Paese. Questa edizione del torneo, per via del covid-19, si terrà in due bolle dove in queste ore si stanno giocando le prime sfide per il tabellone maschile e femminile coi soliti, tantissimi, colpi di scena. Gli upsets infatti sono all'ordine del giorno e dopo appena 48 ore di partite, su quasi 2 milioni di previsioni fatte sul web dagli appassionati, sono rimasti appena 83 "bracket" (così si chiama il tabellone con tutte le squadre vincenti fino alla finale compilato da ogni utente) ancora validi e senza errori.

Per ospitare le partite del torneo maschile e femminile sono state imbastite due bolle su modello di quella NBA di Orlando, una a Indiana, per gli uomini, e una a San Antonio per le donne. Tuttavia, ancora prima che la "Danza di Marzo" entrasse nel vivo si è accesa una forte polemica che ha portato per l'ennesima volta alla luce l'annosa problematica della disparità di trattamento tra uomini e donne. Un aspetto tanto chiacchierato nella vita di tutti i giorni quanto perfettamente proiettato anche nello sport, senza alcuna eccezione incluso il sempre attento mondo professionistico americano.

Nel tardo pomeriggio di venerdì infatti Ali Kershner, un membro del coaching staff della squadra di Stanford, favorita nel torneo femminile, ha postato una foto con tanto di commento al seguito denunciando l'evidente differenza di trattamento tra le ragazze e gli uomini a partire dalla sala pesi allestita nelle due bolle. Nel primo caso, una semplicissima e piccolissima stanza con tappetini e pochi pesi, nel secondo un enorme spazio con attrezzi di ogni tipo, esteso su decine e decine di metri quadrati. Le parole della Kershner sono state, ricordando quanto fatto dall'NBA col supporto al movimento Black Lives Matter e contro le violenze perpetrate dalle forze dell'ordine contro la comunità nera:

"In un anno contraddistinto dalla lotta per l’uguaglianza, questa è una possibilità per avere una conversazione e migliorare le cose

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L’allenatrice ha subito interpellato e chiamato in causa l’NCAA invocando provvedimenti in merito. Nel giro di poche ore, il post della Kershner è subito stato ripreso prima da Sabrina Ionescu, star della WNBA e prima scelta allo scorso draft, con tanto di “Credevo fosse uno scherzo. Continuate a lottare ragazze!”, seguita poi da Sue Bird, una delle migliori giocatrici al mondo, e A'ja Wilson, oggi in forza alle Las Vegas Aces ma campionessa WNCAA con South Carolina nel 2017. Il megafono delle 3 giocatrici professioniste ha ulteriormente dato forza al messaggio, che ha ricevuto gli ulteriori endorsements di giocatori NBA come Steph Curry, Kyrie Irving e CJ McCollum.

L’NCAA, tramite il suo vice-presidente Lynn Holzman, ha quindi subito offerto la sua versione dei fatti: “Ci rendiamo conto che alcuni dei servizi a cui i team avrebbero solitamente accesso non sono stati resi disponibili. Questo è dovuto allo spazio limitato e il piano originale era quello di espandere l'area di allenamento una volta che nel corso del torneo fosse stato disponibile un ambiente più grande. Tuttavia, vogliamo essere reattivi rispetto alle richieste delle squadre partecipanti e stiamo lavorando intensamente per migliorare le risorse esistenti nei campi di allenamento, comprese ulteriori attrezzature per i pesi”, garantendo che a seguito di un confronto con tutti gli allenatori la lega si sarebbe subito attivata per migliorare una serie di servizi relativi non solo alle strutture ma anche ad altri chiacchieratissimi aspetti non ultimo quello del cibo, dato che diverse giocatrici seguendo la denuncia della Kershner hanno condiviso fotografie dei loro pasti, oltre che del kit di benvenuto trovato in stanza. Anche in questi casi, il confronto fotografico con quanto messo a disposizione delle squadre maschili è impietoso.

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Dopo la replica NCAA la polemica ha assunto proporzioni ancora più grandi: alcune giocatrici tra cui Sedona Prince, di Oregon, hanno diffuso dei video mostrando come ci fosse in realtà tantissimo spazio non utilizzato per ampliare la sala pesi a disposizione delle atlete ed evidenziando quindi come la scelta fosse voluta e non dettata certo da difficoltà logistiche. Il tutto condito dal commento: “Spazio limitato? Davvero?”.

Anche in questo caso la mobilitazione ha assunto proporzioni importanti, con Molly Hensley-Clancy del Washington Post, Tim Reynold della Associated Press e tantissimi altri addetti ai lavori che hanno rilanciato le immagini mettendo in imbarazzo l'NCAA e richiedendo un rapido intervento per sedare la polemica e la furia delle giocatrici. In meno di 24 ore, la lega ha quindi dato una risposta simbolica ma potente, tornando con intelligenza sull'errore fatto ma palesando in modo inequivocabile, allo stesso tempo, come non ci fosse alcune reale limitazione di spazio ma una precisa e superficiale decisione di allestire una minuscola stanza per far allenare le atlete. Sempre Sedona Prince ha pubblicamente ringraziato tutti per la mobilitazione social esultando, con diverse compagne di squadra, in un nuovo video postato ieri in serata.

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Il tema della disparità di trattamento tra uomini e donne è estremamente d'attualità nello sport, non solo americano, ed è ora che anche grazie a denunce del genere si intavoli una reale discussione con la quale abbattere un pregiudizio sempre più forte e divisivo. Farlo partendo dal seguitissimo torneo NCAA per poi passare al vaglio le tante differenze tra giocatori NBA e giocatrici WNBA, è comunque un grande punto di partenza. Nella speranza che non debbano essere nuovamente queste le dinamiche per ottenere una semplice equiparazione nel trattamento.

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