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“Sono stato sopravvalutato, i forti stanno alle Olimpiadi”: il momento di sconforto di Andrew Howe

A 36 anni Andrew Howe traccia un bilancio della propria carriera e fa autocritica per quello che poteva essere e non è stato. Il primatista italiano del salto in lungo è molto severo con se stesso: “Mi sono reso conto che forse nella mia vita e nella carriera da atleta sono stato troppo sopravvalutato. Gli atleti forti stanno alle Olimpiadi e vincono le medaglie”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Andrew Howe è il primatista italiano del salto in lungo, sia indoor che all'aperto, nonché medaglia d'oro ai campionati Europei di atletica leggera a Goteborg nel 2006. Insomma non è certamente l'ultimo arrivato, ma anzi un nome importante nell'atletica leggera italiana. Eppure a 36 anni – con le Olimpiadi che gli scorrono davanti in TV – Howe ha un momento di sconforto nel gettare lo sguardo all'indietro sulla sua carriera, su quello che sarebbe potuto essere e non è stato.

Nato a Los Angeles e poi trasferitosi in Italia in età giovanissima, l'atleta reatino sembrava avviato alla carriera del predestinato: campione mondiale juniores nel 2004 sia nel salto in lungo che nei 200 metri piani. Tantissime le aspettative su di lui, non del tutto mantenute al livelli più alto. In un accorato post su Instagram Howe traccia un bilancio e fa autocritica: "Sono qua a casa a guardare le Olimpiadi, e mi sono reso conto che forse nella mia vita e nella carriera da atleta sono stato troppo sopravvalutato. Gli atleti forti stanno alle Olimpiadi, gli atleti forti partecipano e prendono le medaglie alle Olimpiadi, io al massimo ho fatto solo due partecipazioni, una a 19 anni e un altra che è meglio non parlarne".

"Dopo tanti sacrifici mi ritrovo a fine carriera con un pugno di mosche in mano (colpa mia) – continua Howe – Però se questo mio esser stato sopravvalutato abbia portato anche a una persona ad avvicinarsi allo sport io sono contento. Il prossimo sarà il mio ultimo anno, lo farò da atleta mediocre, mi voglio divertire e fare tutte le gare che ho sempre amato per chiudere con un sorriso e salutare questo sport che ho sempre amato".

Poi però Howe ha uno scatto d'orgoglio, spiegando cos'è il video che affianca il suo messaggio: "Unico allenamento dove sono riuscito a gestire il dolore, è un giochino che facciamo in allenamento con una pedana di 10cm quando sto bene, il palo sta a 9 metri". Palo superato con uno dei balzi prodigiosi che avevano fatto parlare di lui come il ‘Carl Lewis italiano'. Le cose non sono andate esattamente così, ma ci pensano i commenti sotto al suo post a ricordare ad Howe i risultati che ha ottenuto in carriera: non sono molti quelli che li possono vantare.

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