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Rugby, Minozzi rinuncia al Sei Nazioni con l’Italia: “Non voglio stare 2 mesi in bolla”

Matteo Minozzi, miglior marcatore della Nazionale azzurra nell’ultimo triennio, ha detto alla convocazione in vista del Sei Nazioni. La causa della rinuncia è una essenzialmente: la prospettiva di stare chiuso in bolla per due mesi. “Sono stanco fisicamente e mentalmente per vivere ancora così”.
A cura di Maurizio De Santis
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Matteo Minozzi è il miglior marcatore della Nazionale italiana di rugby nell'ultimo triennio (11 mete in 22 presenze) ma al prossimo Sei Nazioni non ci sarà. Chiedetegli tutto, non teme mischie furibonde né duelli corpo a corpo. Non ha paura degli avversari, nemmeno quelli che gli arrivando addosso e lo ‘speronano' oppure provano ad atterrarlo. Nonostante la stazza (è alto 170 cm), usa la velocità del pensiero e la rapidità delle gambe per scattare (e scappare via) accompagnando il coraggio alle prodezze tecniche. È il suo mestiere, sa che con la palla ovale incastonata tra braccio e mano può esaltarsi e vincere oppure finire a terra placcato, prendendo botte che fanno male davvero. È il rubgy, bellezza. Gli piace, lo accetta. E stringersi la mano nel terzo tempo dopo la ressa di spalle e spintoni è il simbolo del rispetto che si deve all'avversario sul ‘campo di battaglia'.

No alla Nazionale per non andare in bolla

Nulla lo ha fermato, nemmeno un gravissimo infortunio al ginocchio capitatogli due anni fa o quel colpo violento preso in pieno muso che gli ruppe il naso. Il tempo di guarire ed era di nuovo lì, in squadra, al suo posto. A tutto questo, però, Minozzi adesso ha detto basta. Il motivo? L'idea di star chiuso per due mesi nella ‘bolla' non gli va. Chiuso in trappola, così si sentirebbe. Due mesi, sono troppi per lui che chiude gli occhi s'immagina racchiuso in quella full immersion tra tamponi e rischio Covid, controlli, sedute di allenamento, tattica e schemi, impossibilità di avere contatti con l'esterno. Al ct azzurro, Smith, ha spiegato con molta sincerità che non ce la farebbe a sopportare quel periodo di clausura.

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"Sono stanco fisicamente e mentalmente"

"Sono stanco fisicamente e mentalmente – ha ammesso in un messaggio sui social network -, un po’ troppo per vivere altri due mesi in una bolla". Le prime parole raccontano molto dello stato d'animo e di cosa sia scattato dentro Minozzi in questi ultimi tempi e leggendole oggi si riesce a dare anche una lettura più nitida dell'episodio avvenuto qualche mese fa: prima dell’ultimo test dell’Autumn’s Nations Cup contro il Galles, aveva lasciato il ritiro per tornare alla squadra di club, i Wasps. Fu un segnale chiarissimo già allora. Non ne poteva più. In cuor suo aveva già fatto una scelta. Un guerriero sa quand'è il momento di fermarsi lasciando tutto alle spalle, il mondo fuori e una ‘bolla' che non fa per lui.

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