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L’oro olimpico Massimo Stano costretto a camuffarsi: “Barba finta e occhiali per un panzerotto”

Sono passati due mesi da quando Massimo Stano ha vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi nella 20 km di marcia. Il successo in terra giapponese ha decisamente cambiato la vita dell’atleta pugliese, che adesso è costretto ad usare tecniche avanzatissime di travestimento per operazioni sotto copertura… “Mi mancava da una vita”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Massimo Stano è una delle 10 medaglie d'oro dell'Italia alle Olimpiadi: il 29enne marciatore pugliese ha trionfato nella 20 km in terra giapponese, riportando in Italia il successo nella specialità 17 anni dopo Ivano Brugnetti ad Atene 2004. Come spesso succede per atleti di discipline che hanno botte di popolarità negli appuntamenti importanti, la vita di Stano è uscita stravolta dalla vittoria olimpica. "Beh, è cambiato tutto, mi cercano tutti, interviste, tv, feste – racconta a Repubblica – La cosa più importante è però essere diventato un modello per i giovani. Uno per cui dire: ‘Voglio diventare come lui'. È la cosa più bella".

Ovviamente l'essere riconosciuti può avere anche qualche controindicazione, che tuttavia il marciatore aggira in maniera brillante: "Non molti giorni fa sono tornato in Puglia, a Palo del Colle (sua città natale, vicino Bari, ndr), ma in incognito. Volevo un momento di tranquillità con la mia famiglia e ho indossato un cappello, barba finta e occhialoni per non essere riconosciuto in giro. Uno degli obiettivi era comunque tornare a mangiare un panzerotto fritto. La nostra specialità. Mi mancava da una vita. Un giorno tornerò a Palo per viverci, l’ho promesso a mia moglie".

Stano poi ricorda gli ultimi palpitanti minuti prima del trionfo olimpico: "L’ultimo chilometro è stato un film, ho ricevuto una proposta di squalifica e avevo due giapponesi dietro, i giudici potevano punirmi ancora per favorire gli atleti di casa e addio medaglia. Angoscia, angoscia fino ai capelli. Immaginate di marciare al meglio possibile, dover lo stesso andare veloce e temere da un momento all’altro l’apparire di un giudice con una paletta. La marcia è crudele. Mia moglie Fatima è stata una persona decisiva nella mia vita. Come lo è la piccola Sophie, ha appena sette mesi. A lei pensavo durante lo sforzo. A portarle quel dischetto d’oro. Lo metterò in banca, ma prima voglio portarlo un altro po’ in giro". Stavolta con la sua faccia abituale…

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