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L’alpinista più tenace al mondo ha scalato l’Everest per la 30ª volta: ormai lo fa quasi ogni anno

Kami Rita è la guida sherpa che ha raggiunto un primato incredibile: è alla 30ª arrampicata sulla montagna più alta del mondo, a maggio lo ha fatto per due volte nel giro di una settimana. In carriera è salito in vetta alle cime più epiche e proibitive.
A cura di Maurizio De Santis
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Kami Rita ha gli occhi rossi, le gote livide e un po' mangiate dal gelo. È appena sceso per la 30ª volta dalla cima del mondo, senza temere gli effetti collaterali di una scalata così stressante: per questo lo chiamano "Everest man". È la seconda volta di fila che s'è prodotto in un sforzo del genere in questa stagione e nessuno s'è mai spinto laddove lui è arrivato.

Gli scalatori in genere impiegano diversi giorni per inerpicarsi lungo il sentiero che conduce a un passo dal cielo e difficilmente si cimentano di nuovo a distanza di breve tempo. Kami Rita no, è diverso. Lassù l'alpinista nepalese deve sentirsi come a casa: solo nel mese di maggio si è arrampicato fin sopra la vetta e poi è tornato giù come fosse una passeggiata. Tra il 12 e il 21 s'è bevuto in un sorso di borraccia qualcosa come 8.849 metri.

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Il suo rivale, Pasang Dawa, s'è fermato a 27 tentativi. Lo sherpa che ha mostrato con orgoglio la bandiera del suo Paese voleva di più, per se stesso e per il ‘suo' Nepal: "I record sono fatti per essere battuti – ha ammesso all'Agenzia France Press che lo ha contattato -. Accadrà anche al mio. La cosa che più mi fa piacere è essere riuscito a dare notorietà alla nostra terra". Alle 7:49 ora locale lo sherpa ha raggiunto la sommità indicata sulla mappa, a confermarlo è stato il funzionario di stanza nel campo base.

La carriera dell'alpinista è iniziata nel 1994: tutto è iniziato quando ha preso parte a una spedizione come membro di supporto. Da allora, quella passione è divenuta una ragione di vita. Almeno una volta all'anno s'è recato in quel punto della terra dove il mondo deve essergli sembrato incredibilmente piccolo da tenerlo tra la punta delle dita.

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La sua esperienza è così preziosa da essere ritenuto una delle guide sherpa più richieste, perché fondamentali per la sicurezza e la buona riuscita dell'impresa da parte di alpinisti stranieri che sono pronti a sborsare anche fino a 90 mila dollari per finanziare la spedizione (circa 83 mila euro, attrezzature e logistica compresi, oltre ai 10 mila euro da pagare per ottenere i permessi).

Circa una settimana fa aveva raccontato sui social quali sono le emozioni che prova. "Mi sono trovato di fronte alle sfide imprevedibili di Madre Natura. Nonostante le dure condizioni meteorologiche, la nostra squadra ha continuato con coraggio e determinazione incrollabili. Insieme, ci ci spingiamo oltre ogni limite".

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Tradizione di famiglia. Per Kami Rita fare l'ascensione tra le asperità delle catene montuose è qualcosa di endemico: suo padre è stato una delle prime guide sherpa e lo ha iniziato a quello che per lui sarebbe diventato anche un mestiere a migliaia di metri sul livello del mare. In carriera, l'alpinista nepalese è stato anche sul K2 (8.611 metri), sul Cho Oyu (8.201), sul Manaslu (8.163) e sul Lhotse (8.516).

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