I genitori di Laura Dahlmeier contro la sua volontà: missione per recuperarla, ma il corpo è sparito

Il corpo della campionessa di biathlon Laura Dahlmeier non sarà mai più recuperato, restando sull'amata montagna per sempre. Questo era del resto il desiderio dell'atleta tedesca, poi datasi all'alpinismo e tragicamente morta lo scorso 28 luglio all'età di 31 anni in un incidente sul Laila Peak (vetta di 6.069 metri) nella catena del Karakoram, in Pakistan. Una vicenda che sconvolse la Germania: Laura era un nome molto famoso e amato, vincitrice di due ori olimpici nel biathlon (Pyeongchang 2018, prima donna a conquistare sprint e inseguimento nella stessa edizione dei Giochi), nonché della Coppa del Mondo generale e di numerosi titoli mondiali. Ritiratasi nel 2019 a soli 25 anni, si era dedicata anima e corpo alla passione innata nella sua famiglia, scalare le montagne più alte (e difficili, come il Laila Peak), diventando anche guida alpina certificata e prestando servizio di soccorso in alta quota. Al momento dell'incidente era stato impossibile salvarla, così come riportarne a casa il corpo: la famiglia ci ha riprovato adesso, ma Laura non era più lì.
La tragica morte di Laura Dahlmeier sul Laila Peak lo scorso luglio: travolta dai massi in parete
La scorsa estate la Dahlmeier era in cordata assieme a un'altra alpinista sulla parete del temibile Laila Peak, quando è stata sorpresa da una frana, eventualità che purtroppo su quei massicci dell'Asia centrale non è infrequente. In quei casi, non c'è bravura, esperienza e preparazione che tengano. È la sorte a decidere per te. La caduta dei massi non ha lasciato scampo a Laura: impossibili i soccorsi, che sono riusciti solo ad accertare la morte dell'atleta tedesca. L'ex biathleta, che Reinhold Messner aveva descritto come alpinista "eccellente", era arrivata vicinissima alla vetta, si trovava a 5700 metri d'altezza, dunque ad appena 300 metri dalla cima del Laila Peak, così caratteristica e meravigliosa, a forma di lancia dritta verso il cielo.
Le condizioni meteo avverse e la pericolosità del terreno avevano impedito il recupero immediato del corpo. Era stata la compagna di scalata della Dahlmeier a lanciare subito una richiesta di soccorso, anche se fin dall'inizio si era visto dall'alto che Laura giaceva esanime, apparentemente "senza segni di vita". Le operazioni sono state rese difficili dal vento molto forte e dalla scarsa visibilità: impossibile usare gli elicotteri, inefficaci pure i tentativi di arrivare al corpo di Laura via terra: "Anche un recupero terrestre non è stato possibile a causa del persistente pericolo di caduta pietre e dei rischi oggettivi presenti sul luogo dell'incidente". Il recupero del corpo, "nelle attuali difficili condizioni con caduta di pietre e un cambiamento meteorologico al Laila Peak, comporta un rischio elevato ed è irrealizzabile", aveva fatto sapere all'epoca il suo entourage.
L'ex campionessa di biathlon aveva espresso il desiderio di non essere recuperata in caso di morte
La montagna aveva emesso la sua sentenza. Un verdetto inappellabile, come spesso accade, anche quando si prova dopo mesi a provare a riportare a casa le spoglie della persona amata. Del resto, la stessa Dahlmeier aveva espressamente detto in passato di volere che nessuno rischiasse la vita per recuperarla: "Era il desiderio esplicito e scritto di Laura Dahlmeier che, in un caso come questo, nessuno dovesse rischiare la propria vita per recuperarla – dichiarò il management dell'atleta – Il suo desiderio era che, in tal caso, il suo corpo fosse lasciato sulla montagna. Questo è anche il volere dei familiari, che chiedono espressamente di rispettare l'ultima volontà di Laura".

La famiglia all'inizio ha rispettato la volontà di Laura, poi ha cambiato idea: ma il corpo è sparito
E tuttavia, col passare dei mesi, i genitori ci hanno ripensato. Il perché lo spiega a ‘Der Spiegel' il padre Andreas, anche lui alpinista e soccorritore provetto: "Sapevamo che Laura si trovava in un punto in cui altre spedizioni avrebbero potuto passare. Non volevamo che le scattassero foto. Per questo volevamo che venisse recuperata quando le condizioni lo avrebbero permesso".
A settembre, quando le condizioni lo hanno consentito, Thomas Huber e Tad McCrea – su richiesta dei genitori di Laura – sono saliti sul Laila Peak per recuperare il corpo dell'ex campionessa di biathlon, ma non hanno trovato nulla: "Sapevo esattamente dove dovevamo andare per avere la visuale migliore – racconta l'esperto Huber, caro amico di Andreas – Avevamo con noi un cannocchiale da osservazione 30x per scrutare il terreno, oltre a un drone. Se avessimo trovato Laura, saremmo saliti sulla parete e l'avremmo salvata. Ma Laura non era più sul luogo dell'incidente. Abbiamo sorvolato la parete con un drone, filmando ogni fessura e fessura. Abbiamo trovato solo una vecchia corda fissa di una spedizione precedente, nient'altro".
"Ci siamo resi conto che se Laura fosse stata ancora da qualche parte, l'avremmo vista – continua Huber – Da quel momento in poi, ne siamo stati finalmente certi: non era più sulla parete. Abbiamo individuato un ampio corridoio conico dove potrebbe essere caduto il corpo. Abbiamo perlustrato quest'area con un cannocchiale e un drone. Ma anche lì non c'era nulla da vedere: nessuna corda, nessuna attrezzatura. Niente".
Huber e McCrea hanno perlustrato invano tutti i crepacci alla base della parete: "È stato difficile e non privo di rischi. Ma volevamo esplorare tutte le possibilità e cercare dove potesse essere. Abbiamo ispezionato tutti i crepacci, ci siamo arrampicati in un grande buco nel ghiaccio, ma non abbiamo trovato traccia". Huber afferma che è probabile che il corpo di Laura Dahlmeier giaccia in uno dei crepacci e che da allora sia stato sepolto dalle masse di roccia che cadono dalla montagna ogni giorno.
Laura Dahlmeier resterà sull'amata montagna per sempre: "È un posto meraviglioso dove ora trova pace"
"Avremmo voluto riportare Laura a casa. Ma non è stato possibile recuperarla – spiega Andreas Dahlmeier – Dopo l'incidente era troppo pericoloso. Quando Thomas è tornato a Laila Peak, lei non si trovava da nessuna parte. Quindi Laura è rimasta sulla montagna. Non c'è alcuna possibilità di recuperarla".
Prima di lasciare il Laila Peak, Thomas Huber ha installato una piccola targa commemorativa per Laura Dahlmeier su una pietra. Ha mostrato ai genitori le foto del luogo in cui presumibilmente è sepolta la loro figlia. Da lì, c'è una vista di bellezza stordente su una vasta valle glaciale e su un panorama di montagne che include tre ‘ottomila': il K2, il Broad Peak e il Gasherbrum I. "È un posto meraviglioso dove Laura ora trova pace", conclude Huber.