Guillaume Bianchi: “L’università è più difficile della scherma. Mi piace comprare e rivendere case”

Guillaume Bianchi è uno dei talenti più brillanti della scherma italiana contemporanea. Cresciuto nel Club Scherma Frascati, si è costruito negli anni una solida reputazione come fiorettista elegante, tecnico e determinato. Membro stabile della Nazionale, ha conquistato risultati di rilievo sia a livello individuale che a squadre, contribuendo al successo del gruppo tricolore nelle principali competizioni internazionali.
Lo schermidore azzurro si distingue per uno stile di scherma moderno, rapido e intelligente, capace di coniugare istinto e lucidità tattica: sul piano umano è apprezzato per la sua umiltà e per la dedizione al lavoro quotidiano, qualità che gli hanno permesso di crescere costantemente e guadagnarsi la fiducia dei tecnici federali. Considerato tra gli eredi della grande scuola italiana di fioretto, Bianchi rappresenta una delle certezze su cui costruire il futuro azzurro, con l’obiettivo di confermarsi ai vertici mondiali e olimpici.
Guillaume Bianchi si è raccontato ai microfoni di Fanpage.it dopo un 2025 che lo ha visto trionfare ai Mondiali di fioretto maschile a squadre a Tbilisi e vincere il titolo europeo individuale a Genova: il campione azzurro ripercorre alcune tappe della sua carriera, dagli esordi nelle categorie giovanili ai grandi successi internazionali, passando per l’argento olimpico di Parigi 2024 e gli ultimi successi.

Guillaume Bianchi è campioni d’Europa e campione del mondo dopo aver conquistato l’argento olimpico a Parigi. Che anno è stato per lei?
"L’ultimo anno è stato il più importante della mia carriera, con la conferma e il miglioramento dei risultati individuali. Ho conquistato il titolo italiano ed europeo, consolidando il suo percorso iniziato l'anno precedente con la qualificazione olimpica".
Ha dimostrato una crescita costante negli ultimi anni: qual è stato, secondo lei, il momento di svolta che le ha fatto fare il salto di qualità?
"La mia crescita come atleta è stata costante e graduale, senza un singolo ‘momento di svolta' definitivo. Ogni anno ho sentito di migliorare rispetto al precedente. Ho ricevuto maggiore fiducia dai CT e ho imparato a gestire meglio le emozioni e l'ansia in gara, anche grazie all'aumento della consapevolezza delle sue capacità".
Nel mondo della scherma italiana ha avuto modo di lavorare con grandi maestri e compagni: c’è qualcun che l’ha ispirata più di altri nel suo percorso?
"Sono cresciuto grazie al maestro Marco Ramacci, dopo aver avuto Stefano Simoncelli fino ai 13 anni. Mi alleno in una palestra di campioni a Frascati e atleti come Garozzo sono stati per me fonte di ispirazione e modello di dedizione e professionalità. Non ho idoli particolari ma cerco di capire".

Ogni schermidore ha un avversario o un incontro che ricorda in modo particolare: qual è stato, per lei, il duello più significativo?
"Il ricordo più vivido e significativo è la sua prima vittoria in Coppa del Mondo a Hong Kong, nel 2024. Questa vittoria mi ha assicurato un posto alle Olimpiadi nell'individuale e mi ha dato una profonda consapevolezza delle mie capacità”.
La scherma è uno sport di precisione e controllo mentale. Come si prepara prima di una gara importante?
"Lavoro con un mental coach per focalizzare l'attenzione su ‘ciò che deve fare' anziché su ‘ciò che potrebbe succedere'. Ritengo che la pressione sia fondamentale per la mia performance, rendendomi più forte in gara che in allenamento. Tuttavia, è cruciale non farsi "schiacciare" dalla pressione, ma gestirla in modo da trasformarla in motivazione e attenzione. Ho imparato che troppa poca pressione può essere controproducente, come accaduto nel mondiale individuale, a differenza di quello a squadre dove auto-alimentare la pressione mi ha portato ad una migliore performance".
Com’è nata la sua passione per la scherma?
"In realtà è stato un incontro casuale a sei anni. I miei genitori, venuti a conoscenza della scuola di scherma di Frascati e del successo di Simoncelli, mi hanno iscritto. Non ero appassionato di questo sport, ma l'ambiente accogliente e le prime vittorie mi hanno motivato a continuare".

Bianchi è laureato in Economia Aziendale alla Sapienza. Due curiosità: la scelta del corso di laurea e se è più semplice una gara in pedana o preparare un esame?
"Ho scelto questo percorso perché ero già in un gruppo sportivo legato alla Guardia di Finanza e come piano di riserva nel caso la carriera schermistica non fosse decollata. Nonostante non amassi studiare, mi sono laureato in tre anni. Successivamente ho deciso di dedicarmi al 100% alla scherma professionale e non escludo di voler diventare maestro in futuro. Per quanto riguarda gli esami, per me preparare un esame era più difficile di una gara in pedana. Soffrivo di ansia perché non la riuscivo a ‘scaricare' come in una competizione, dove l'azione ti permette di sfogare tutto".
Giù dalla pedana, chi è Guillaume Bianchi? Ha passioni o interessi che l'aiutano a staccare dalla tensione delle gare?
"Mi piace dedicare il mio tempo alla famiglia e ai miei due cani. Presto diventerà padre, quindi inizierà una nuova fase della mia vita oltre alla scherma. Ho una forte passione per il settore immobiliare: guardo case, ne ho comprate e rivendute, e mi diletto anche a fare consulenze informali per gli amici. Una passione nata per caso e che davvero mi piace molto".
Guardando al futuro, quali sono i suoi obiettivi principali, sportivi e personali, per il prossimo futuro?
"Il mio principale obiettivo è quello di diventare il numero uno al mondo. Punto a migliorare costantemente le mie prestazioni come atleta, ma sono altrettanto consapevole che molte variabili esterne non sono sotto il mio controllo".