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Atletica, Coleman sospeso per aver saltato un test antidoping: rischia 2 anni di squalifica

Il campione in carica dei 100 metri, Christian Coleman rischia seriamente di non poter partecipare ai prossimi Giochi di Tokyo in programma nell’estate 2021. L’atleta statunitense ha infatti saltato il test a sorpresa dello scorso dicembre<. è la terza infrazione in 12 mesi e per regolamento è stato sospeso invia cautelativa in attesa di verificare di preciso i fatti.
A cura di Alessio Pediglieri
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Ancora l'ombra del doping nell'atletica mondiale. A pochi giorni dalla squalifica della passista indiana Marimuthu, è arrivata la notizia sul campione statunitense Christian Coleman, mondiale in carica dei 100 metri piani e primatista assoluto dei 60 metri indoor. L'atleta americano è stato sospeso – in via precauzionale – ma adesso rischia una squalifica fino a due anni per aver saltato un test antidoping il 9 dicembre 2019. Per Coleman non si tratta della prima infrazione di questo genere visto che già in altre occasioni (a cavallo tra il 2018 e il 2019) aveva evitato altri controlli anti doping ma in un lasso di tempo superiore ai 12 mesi. Adesso, con la terza violazione, tra gennaio e dicembre 2019 rischia la squalifica e anche la partecipazione ai prossimi Giochi di Tokyo, in programma nell'estate 2021.

Secondo il rapporto compilato dagli ispettori, Christian Coleman non si sarebbe fatto trovare nella sua casa di Lexington lo scorso dicembre per sottoporsi ad un test a sorpresa. L’atleta si è subito giustificato sostenendo che quel giorno  – il 9 dicembre – si trovava in un centro commerciale poco distante per comprare dei regali di Natale e di non aver ricevuto chiamate di avviso al telefono da parte degli ispettori. Nel qual caso avrebbe fatto in modo di farsi trovare nella sua abitazione in Kentucky e fare le analisi di rito. Una spiegazione che è al vaglio per verificarne la veridicità.

Non è il primo problema legato al doping per Christian Coleman che aveva rischiato una squalifica per motivi simili un anno fa. In tre momenti differenti e precisamente il 6 giugno 2018, il 16 gennaio 2019 e il 26 aprile 2019 non si era fatto di nuovo trovare dagli ispettori per sottoporsi ai test richiesti. Successivamente, però, l’agenzia antidoping statunitense e quella mondiale non procedettero alla squalifica: la prima delle tre violazioni infatti si riferiva in realtà a più di un anno di distanza dall’ultima e per regolamento la sospensione automatica (che prevede tre violazioni in 12 mesi) era stata annullata.

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