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Alle Olimpiadi c’è una Rai tecnica. Un po’ come il governo..

La Rai punzecchia Sky sui suoi commentatori, Sky se ne frega. Le scelte (obbligate) diverse delle due emittenti conducono ad impostazioni differenti. La Rai parte sconfitta, con una vena tecnica che è sacrosanta, ma irrimediabilmente impopolare.
A cura di Andrea Parrella
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Con la polemica nata da Franco Bragagna nei confronti di Fabio Caressa, scelto in qualità di telecronista delle gare di nuoto a Londra 2012, si sono aperti i giochi, si è riscaldata l'atmosfera di un evento che, per la nostra televisione, costituisce un passaggio epocale e definitivo nella distribuzione dei poteri. C'è una differenza di partenza nella valutazione comparativa tra Sky e Rai, che compromette le sorti del confronto: la bolletta bimestrale che giunge agli abbonati alla pay Tv. Eppure il confronto si fa, per il puro giubilo, il divertimento di analizzare la polemica nata tra due parti, anzi meglio dire da una parte nei confronti di un'altra, che quasi non le rivolge nemmeno lo sguardo.

La Rai e il fiato sul collo – E' consapevole che qualunque cosa possa fare per queste olimpiadi, verrà senza dubbio relegata al gruppo insiemistico di quelle negative. La popolarità rasenta quella del governo tecnico attualmente in campo. Non è un caso che per alimentare il dualismo, il livello del confronto, dalle parti Rai (con Bragagna in testa) si sia puntato a rimarcare la differenza deontologica che passa tra le due squadre, una differenza squisitamente "tecnica" appunto. Ad onor del vero, la polemica di Bragagna, per il presupposto dal quale parte, dà consistenza all'idea che possa essere plausibile: scegliere di affidare il nuoto a Fabio Caressa, che ha tranquillamente ammesso la sua esperienza si limiti ad un'intensiva formazione recente, è una cosa che riduce il confronto al rango di chi "grida" di più, chi è più abile a spettacolarizzare l'evento cui si sta assistendo. Su questo campo sappiamo bene che il confronto non abbia nemmeno senso ad esser messo in piedi.

Qual'è il trend di Sky? – Tra le file della Rai esistono elementi che seguono i giochi olimpici da decenni, non c'è dubbio che ognuno di essi possa dare un apporto "tecnico" superiore ai cronisti Sky. Sul satellite l'impostazione resta quella del conduttore e la valletta, un binomio dove ci sia un elemento che ha da fare entertainment, tenere alta la tensione quanto possibile, e l'affiancamento di esperti (vedi gli ex atleti Antonio Rossi, Juri Chechi, Fiona May etc.) che chiudano il cerchio dell'argomentazione. I professionisti ferrati non mancano nemmeno a Sky, è fuori d'ogni dubbio. Lo scopriremo ad Olimpiade andando (qui il vademecum per seguire le Olimpiadi in Tv), ma da rimarcare c'è un impianto organizzativo del tutto differente.

Esiti prevedibili – Su quelli che saranno i bollettini di guerra finali ci sono più certezze che indecisioni: è facile che la Rai ne uscirà fasciata, visto il parere dell'opinione pubblica sostanzialmente ostile a priori com'era successo agli europei. Per capire qual'è il motivo di questa ostilità la Rai potrebbe cominciare a chiedersi come mai, dalle nostre parti, un governo "tecnico" abbiamo atteso ce lo imponessero anziché scegliercelo, finendo per indirizzargli un odio incondizionato. C'è poco da fare, in Italia siamo antropologicamente condizionati e attratti dallo show. Con una certa dose di furbizia, Sky non fa altro che accontentarci, o meglio coprire il ruolo occasionale di chi ci accontenti. La Rai speri di non esser destinata alle stesse sorti che rischia il "nostro" governo tecnico (da sottolineare la virgolettatura di nostro), quello vero: in tal caso rischierebbe di dover annunciare la ritirata dalla battaglia di Londra prima della sua conclusione naturale.

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