Stefania Sandrelli: “Non porto gli slip sul set, mi danno fastidio. Gino Paoli non tentò il suicidio per me”

Stefania Sandrelli si presenta a Belve con la sua consueta eleganza languida e, in novanta minuti di intervista, smonta ogni retorica sulla divagata diva del cinema italiano. Davanti a Francesca Fagnani, l'attrice 79enne sceglie una strada precisa per la sua intervista: quella della schiettezza assoluta, senza calcoli né mediazioni.
La confessione che nessuno si aspettava
"Nell'ambiente si dice che non porti gli slip", incalza la Fagnani. E Stefania Sandrelli non esita: "Mi danno fastidio. Poi mi danno fastidio al cinema, poi sono un'attrice tra le più piscione del cinema italiano. Mi perdo nei vestiti di scena. Lascia il segno e a volte è peggio. Meglio non metterle". L'attrice spiega senza imbarazzo che si tratta di un'abitudine consolidata: "Sono più le volte che non le metto. Non c'è niente di male, non è che vado nuda. Mi metto delle calze, ma non vado proprio nuda. È un'abitudine che non ho perso. Infatti, anche oggi ho le calze. Posso dimostrartelo ma non mi sembra il caso."
Il potere dell'incantesimo
Quando la Fagnani le chiede che belva si sente, Stefania risponde "il gatto oppure un'asinella", prima di raccontare un episodio bizzarro: "L'estate scorsa mi ha colpito uno scoiattolo che è sceso, venuto vicino a me, ero in piscina, è venuto davanti a me e si è tuffato davanti a me. E la mia amica mi ha detto: Stefà, ma pure gli scoiattoli?"
"Io non so di avere questo potere, questo incantesimo", continua, prima di correggere la definizione che spesso le viene attribuita: "Io malinconica? Non sono malinconica, sono languida. Lo divento. Molto languida. Quasi da svenimento." Il più grande difetto? "La buonafede." E poi confessa: "A volte strillo e questo mi dispiace molto. Non è una cosa che amo negli altri, non vorrei strillare, non amo la gente che strilla". Una contraddizione che la Sandrelli non nasconde, consapevole che anche le icone del cinema hanno zone d'ombra che preferirebbero eliminare. "Mi soprannominarono Ceramolle per la mia duttilità al cinema, ma non mi piace", rivela. Sul concetto di divismo, la sua posizione è netta: "Non mi sento una diva. Forse ho lavorato anche troppo per non risultare diva. Non so se ce l'ho fatta. Il mio carrierone è stato notevole."

È una riflessione che dice molto sulla sua concezione del mestiere: lavorare costantemente, senza pose, cercando di sfuggire all'etichetta che pure il cinema italiano le ha cucito addosso fin dall'esordio con Pietro Germi in Divorzio all'italiana. "Lui ha sempre detto che io ero un po' come un bambino, un po' come un gattino. Ha intuito il mio istinto", ricorda dell'incontro con il regista che le aprì le porte del cinema dopo una copertina su Le Ore.
Gino Paoli: l'amore che fa impazzire
Sul capitolo Gino Paoli, Stefania Sandrelli non usa giri di parole: "Non sapevo fosse sposato. Non è che mi ero messa con lui per maritarmi. Non sopporto i calcoli, non faccio le cose per calcoli. È stato un grande amore, grandissimo, che ci ha fatto impazzire a tutti e due."
Racconta della canzone Che cosa c'è, scritta per lei, e del verso che preferisce: "C'è che ti voglio tanto bene". Ma è quando arriva il momento di spiegare la rottura che il racconto si fa più duro. Lei era incinta di Amanda, lui nello stesso momento annuncia di aspettare un figlio dalla moglie.
"Lui non mi ha mai ammesso niente, ha sempre negato che il padre fosse lui", rivela la Sandrelli. Quando la Fagnani fa riferimento al tentato suicidio di Paoli, l'attrice è categorica: "Non ho mai pensato che fosse anche per la delusione d'amore. Sono ragioni sue, particolari sue, che riguardano lui. Era un tipo particolare. A me per questo piaceva."
La storia si complica ulteriormente quando Amanda, per trovare un suo equilibrio durante la relazione della madre con Nicky Pende, va a vivere proprio da Gino Paoli e Anna. "Io ho capito subito e ho lasciato mio marito. Non potevo stare lontana da mia figlia", spiega Stefania, descrivendo una delle scelte più difficili della sua vita.
Depardieu: il flirt che bastò
Tra i corteggiatori sul set, la Sandrelli ammette di poterli contare sulle dita di una mano. Ma con Gerard Depardieu c'è stato qualcosa: "Un po', ma quello che è stato sufficiente. Non di più e non di meno. Che probabilmente poteva essere, ma non è stato."
Sulle recenti accuse di molestie che hanno coinvolto l'attore francese, la reazione è un misto di incredulità e realismo: "Non me l'aspettavo. Ho avuto una cosa piccola e breve con lui. Ma non me l'aspettavo perché Gerard era molto carino. Chiedilo a mia figlia." Poi aggiunge, elencando i segnali che avrebbe dovuto cogliere: "Parecchie cose, anche il fatto di vivere a Parigi e poi improvvisamente vai a vivere a Mosca? Parecchie cose non me l'aspettavo di Gerard. Le molestie, no. Però, insomma, la puzza di bruciato la sento." E conclude con un gesto eloquente di chi si allontana.
La Chiave di Tinto Brass: liberazione attraverso il nudo
A quarant'anni, la scelta di girare La Chiave, il film di Tinto Brass che al cinema incassò più di Rocky. "Ho un ritaglio di giornale che lo testimonia", precisa. Ma rivendica la scelta artistica: "Non era un film spinto. Avevo passato i quarant'anni e non era quello l'intento di mostrare le mie forme. Ho letto una sceneggiatura bellissima e ho avuto molta voglia di farlo."
Il provino avvenne "in un negozio di biancheria intima. Feci un defilé nuda per Tinto Brass e sua moglie." Sul set, il rapporto con la nudità fu complesso: "Girai molte scene di nudo, mi sentivo una prostituta non per quello che facevo ma perché giravo sempre nuda. Sono molto ironica e il nudo non è bello da vivere in una troupe, è faticoso."
Eppure, quella esperienza si rivelò liberatoria: "Quando mi sono rivista al cinema, mi sono piaciuta. Il mio nudo partecipava. C'è una scena quando a lui prende una specie di tremarella e dopo sta male, io lo tenevo e sullo schermo vedevo che anche la mia carne ballava, e questa cosa mi piaceva molto, mi faceva sentire che il mio corpo partecipava, era come se io fossi vestita. Non sentivo l'imbarazzo della nudità. Mi è piaciuto e mi ha liberato. Mi sentivo più!"

Sul secondo film mai realizzato con Brass, la Sandrelli chiarisce l'equivoco: il regista raccontò di averla "mandata gentilmente a cagare" dopo che lei chiese 600 milioni contro i 16 del primo film. "No, ma era una roba inenarrabile. Allora ci siamo inventati di sparare molto alto. C'era una trama ironica, ma c'erano due di queste, tre di queste…" Fa capire che il copione di Miranda era solo una sequenza di scene di sesso, e la richiesta spropositata fu un modo elegante per declinare.
Nicky Pende: l'amore che manca ancora
Tra le persone amate di più, oltre a Gino Paoli e l'attuale compagno Giovanni Soldati, c'è Nicky Pende, l'unico uomo che ha sposato, padre di Vito. "È una persona che mi manca molto. Sarebbe stato un buon medico, un buon marito e un buonissimo padre."
Furono insieme quattro anni. Lui era dipendente dall'alcol. "Per me è stato un momento molto forte", sintetizza, lasciando intuire quanto quella relazione abbia segnato non solo lei, ma l'intero equilibrio familiare, al punto da spingere Amanda a cercare rifugio altrove. Stefania Sandrelli esce da Belve come è entrata: languida ma determinata, ironica ma profonda. Ha raccontato una vita senza nascondere le imperfezioni, ha parlato di amori complicati senza cercare assoluzioni, ha descritto scelte di set controverse senza pentimenti. Ha dimostrato che si può essere icone del cinema italiano rimanendo, semplicemente, umane.