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Laerte Pappalardo: “Dopo l’Isola arrivai a 51 kg, mangiavo solo una mela e una scatoletta di tonno al giorno”

Laerte Pappalardo è stato ospite nella puntata de La Volta Buona di giovedì 6 novembre. Il figlio di Adriano, ex concorrente dell’Isola dei Famosi, ha raccontato i suoi disturbi alimentari, sopraggiunti dopo aver partecipato al reality show: “Non ho più mangiato per due anni, fu necessario un ricovero”.
A cura di Sara Leombruno
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Laerte Pappalardo, figlio del cantante Adriano Pappalardo e volto noto della televisione italiana, è tornato a parlare di uno dei momenti più difficili della sua vita. Ospite della puntata di giovedì 6 novembre de La Volta Buona, il programma condotto da Caterina Balivo su Rai 1, l’ex concorrente de L’Isola dei Famosi ha raccontato i disturbi alimentari che lo hanno colpito dopo la partecipazione al reality show. “Non ho più mangiato per due anni, fu necessario un ricovero”, ha ammesso, spiegando come il suo rapporto con il corpo e con la bellezza sia cambiato radicalmente dopo quell’esperienza estrema.

“Ero uno scheletro, pesavo 53 chili”

Pappalardo ha ricordato che tutto iniziò al ritorno dall’Isola: “Quando tornai ero molto dimagrito: pesavo 71 chili e una volta uscito dall’Isola ero arrivato a 53”. In un primo momento quel corpo asciutto gli piaceva, ma dopo cominciarono una serie di problematiche fisiche e mentali. Con il tempo, quella che sembrava solo una conseguenza del reality si trasformò in una vera e propria malattia: “È una cosa che può capitare a chiunque, ero anoressico. Io non ho mangiato più per due anni, mangiavo una scatoletta di tonno e una mela al giorno, stavo a 270 calorie al giorno. Andavo al supermercato ed ero in un loop infernale”, le parole.

Il ricovero e la rinascita

Il momento più critico arrivò quando arrivò a 51 chili: “Lì c’è stato un ricovero immediato perché mi è scoppiata un’ascite, del liquido fuoriuscito dall’intestino per la magrezza. È una cosa mentale brutta, grave, ci ho messo cinque anni a uscirne”. Un percorso lungo e doloroso, aggravato anche dalla difficoltà di accettare la preoccupazione delle persone a lui vicine: “La gente attorno a me si preoccupava e più si preoccupavano, più mi infastidivo. Poi non dormi più, ti svegli alle tre, hai il cortisolo altissimo e sei elettrico”. Nonostante tutto, Laerte ce l’ha fatta, riuscendo a riprendersi da solo e senza bisogno di flebo, trovando la sua principale motivazione in suo figlio.

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