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Opinioni

Fabio Fazio e Gialappa Show, le occasioni perse di Rai e Mediaset che fanno il pieno di ascolti

Il successo in contemporanea di Che Tempo Che Fa e del ritorno della Gialappa ha un forte potere simbolico. Due progetti di cui Rai e Mediaset hanno scelto di fare a meno e che aprono a potenti suggestioni per la prossima stagione, con NOVE e TV8 pronte a consacrare definitivamente la loro “vocazione generalista”.
A cura di Andrea Parrella
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Gli ascolti sono solo numeri, si sa. Ma i numeri, in fin dei conti e soprattutto in televisione, sono tutto ciò che conta. E così, in una domenica sera di fine maggio, a ridosso del finale di una stagione televisiva che si avvia alla conclusione, due dati si incrociano nella stessa serata, determinando l'evoluzione di una semplice coincidenza in fatto di rilevanza simbolica.

I fatti sono davanti agli occhi di tutti. Domenica 21 maggio va in onda la penultima puntata di Che Tempo Che Fa in Rai e, contemporaneamente, su Tv8 parte Gialappa Show, il nuovo programma della Gialappa's condotto da Mago Forest e Paola Di Benedetto. Nel primo caso Fabio Fazio, prossimo al passaggio sul Nove dopo l'addio alla Rai annunciato nei giorni scorsi, si è attestato su una media di 2.593.000 spettatori, pari al 13.5% di share, risultando il programma più visto della serata. Nel secondo, il ritorno della Gialappa in Tv ha fatto segnare su TV8 e in simulcast su Sky Uno complessivamente 1.101.000 spettatori medi con una share del 6,12%.

In entrambi i casi si tratta di numeri assai rilevanti, se calati nel contesto di Rai3 e di Tv8. Si tratta di dati che, se accostati, raccontano qualcosa di più rispetto al semplice successo di due trasmissioni. Che Tempo Che Fa e Gialappa Show si combinano nel ricordare a cosa ha rinunciato e rinuncerà la Tv generalista per eccellenza, quella che in Italia è rappresentata dai due colossi Rai e Mediaset. Il servizio pubblico, dopo 40 anni di carriera, ha scelto di non preoccuparsi del rinnovo di contratto di uno dei volti di punta dell'azienda, conduttore di uno dei programmi più seguiti e longevi della Rai. Allo stesso tempo Mediaset si è lasciata scappare la Gialappa's Band, perdendo l'occasione di un'operazione revival del marchio Mai Dire che pure era stata ipotizzata nei mesi scorsi.

Ad approfittare dell'indecisione di Rai e Mediaset sono NOVE e Tv8 (rispettivamente Discovery e Sky), due canali con una "vocazione generalista" fino ad oggi perseguita con fare claudicante e che invece, con queste operazioni, certamente diverse per sforzo economico prodotto, diventa improvvisamente una prospettiva concreta per la prossima stagione.

Il discorso stimola un'ulteriore riflessione legata allo stato dell'arte del sistema televisivo. A margine di un'annata complessa che, al netto dei grandi eventi ha mostrato una Tv in difficoltà sotto il profilo del seguito e degli ascolti, è interessante come l'elemento rilancio possibile che dà brio alla prossima stagione dipenda – non solo ma anche – da operazioni legate a volti e programmi che sono in Tv da diversi decenni. Ennesimo sintomo di un mezzo che sopravvive ricicciando il racconto di se stessa all'infinito, o dimostrazione che la televisione, se fatta bene, può essere fresca anche se gli interpreti non vengono dai social o sono il frutto di una ricerca del nuovo a tutti i costi?

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare la realtà che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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