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Pippo Baudo sta con Fabio Fazio: “Se lascia la Rai dopo 40 anni ci sarà un motivo”

Il conduttore, 86 anni, supporta Fabio Fazio e contesta la politica che condiziona la Rai: “Una volta c’era una lottizzazione intelligente, dava spazio ai rappresentanti di ogni tendenza”.
A cura di Andrea Parrella
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Gli addi eccellenti alla Rai di Fabio Fazio e Lucia Annunziata rischiano seriamente di imporsi come tema dominante per i prossimi mesi di narrazione televisiva. A parlare del clima in azienda e degli effetti della lottizzazione politica palese del servizio pubblico è un decano della Rai come Pippo Baudo, che in una nota all'Ansa ha parlato proprio dell'ultima puntata di Che Tempo Che Fa, durante la quale Luciana Littizzetto lo ha citato tra i simboli dell'azienda:

“Ho seguito l’ultima puntata di Che tempo che fa, mi è piaciuta moltissimo. Ho apprezzato la lettera della Littizzetto che condivido pienamente. Anche l’atteggiamento di Fabio Fazio è stato molto dolce, simpatico, invitante”.

Baudo quindi ha proseguito sulla falsariga di quanto la stessa Littizzetto aveva detto nella sua ultima lettera alla Rai letta durante la puntata di Che Tempo Che Fa della scorsa domenica: “La Rai è di tutti gli italiani, al di là di ogni conduzione o convinzione politica. È dei cittadini che pagano il canone e quindi deve essere plurale“, dice Baudo definendo quello condotto da Fazio "un programma ricco di spunti, interviste, ospiti straordinari… È un peccato che un’esperienza simile finisca, ma se Fazio ha deciso di lasciare dopo 40 anni la Rai qualche motivo ci sarà”.

Non può mancare un commento di Baudo al concetto stesso di lottizzazione, quella logica di spartizione politica delle poltrone che dopo l'arrivo di un nuovo governo caratterizza le aziende pubbliche, prima fra tutte proprio la Rai. Il conduttore, 87 anni il prossimo giugno, si lascia quindi andare a una sorta di nostalgismo dei tempi che furono: “Era una lottizzazione intelligente, dava spazio ai rappresentanti di ogni tendenza politica e quindi era una Rai plurale. Oggi invece c’è la tendenza a volerla controllare, regolare. Il servizio pubblico deve assicurare a tutti il diritto di parola, deve mettere sul tavolo tutte le carte, poi lo spettatore sceglie quelle che vuole”.

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