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Chi ha incastrato Piero Chiambretti? La Tv dei 100 e Uno è un caotico boomer-disastro

La prima puntata de La Tv dei 100 e Uno è stata una surreale sfilata di cliché da boomer, con buona pace dei bambini che sulla carta avrebbero dovuto essere i protagonisti assoluti dello show. Chiambretti imprigionato in un format che gli sta visibilmente stretto. Recensione di un disastro annunciato.
A cura di Grazia Sambruna
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Cosa ci fa Piero Chiambretti nella prima serata di Canale 5? L’intruso. Anche se, purtroppo, non più, oramai da anni, in qualità di anomalia del sistema. Al timone de La Tv dei 100 e Uno, si circonda di cento bambini per dare vita a uno show che non decolla mai. La prima puntata di mercoledì 15 marzo è stata caotica e ai limiti del surreale senza un vero fil rouge a tenerla insieme. L’impressione è che, sempre che una scaletta sia stata scritta, abbia poi finito per essere mangiata dal cane. O dal gigantesco T-Rex Ignazio, sciaguratamente unico vero co-conduttore dello show, con la spiacevole abitudine di entrare a schiaffo per seminare terrore tra i piccoli, tutti seduti ai banchi in rigida tenuta collegiale. E forse è stata proprio questa la principale debolezza del format: i bambini dovevano essere al centro della scena. Nei fatti, non è successo, disattendendo le aspettative. Come mai?

Che ci fosse della confusione era chiaro fin dall’inizio: il programma era stato annunciato come “La carica dei 100 e 1” salvo dietrofront Mediaset che alla fin fine preferì modificarne il titolo per non incappare in baruffe legali causa copyright Disney. Parafrasando il nome originale dello show, però, si può serenamente affermare che questa “carica” non sia stata dei “100”, ma solo di “1”, ossia Piero Chiambretti, troppo impegnato a fagocitare la scena per lasciare spazio a quelli che, sulla carta, erano stati annunciati come i protagonisti dello show: i bambini. Perennemente compassati, sia negli outfit tutti uguali che nei modi, è stata data loro occasione di brillare solo per cimentarsi in qualche performance artistica ma pur sempre di raccordo, marginale: c’è chi ha ballato latino americano, chi ha cantato Back to Black di Amy Winehouse o Caruso di Lucio Dalla. Tutti hobby tipici di decenni lasciati a briglia sciolta, anzichenò.

Anche l’interazione con gli ospiti è parsa forzata. In apertura, Paolo Bonolis ha fatto quel che ha potuto per animare il dialogo con la marmaglia di aspiranti teppe che, però, si sono dimostrate mansuetissime. Le loro domande, oltre a essere state davvero poche, hanno lasciato intendere tutto fuorché spontaneità. Menzione d’onore al bambino che, per esempio, è stato imbeccato a chiedere a Michelle Hunziker: “Tu cosa fai per cambiare il mondo?”. Non male pure la risposta della conduttrice: “Mentre mi lavo i denti, spengo sempre l’acqua del rubinetto”. Ohibò. Al momento dei saluti, Michelle e ciurma ballano e cantano insieme Thriller di Michael Jackson in una performance gratuita e letteralmente da brividi. Infine, il piccolo Christian realizza il sogno di incontrare il suo cantante preferito, Sfera Ebbasta. Una volta che se lo ritrova davanti, però, lo rimbrotta: “Potresti dire meno parolacce nelle tue canzoni?”. Intanto, il bimbo che aveva chiesto di incontrare i Maneskin osserva la scena con le pive nel sacco. Senza un perché. Li avrebbe criticati per i troppi tatuaggi? Non lo sapremo mai.

Tra un ospite e l’altro, lo show si inerpica stancamente tra tematiche che sembrano essere state pescate dalla bacheca Facebook di un qualunque boomer medio: sul gigantesco ledwall compaiono citazioni di Jim Morrison, mentre clip dal ritmo frizzantino come una candid degli anni Novanta, domandano se siano più intelligenti i maschi o le femmine, se le nonne di oggi appaiano più giovanili di quelle di un tempo. I bambini rispondono fingendosi interessati perché, dopotutto, sono lì per quello. Ma la mancanza di contenuti efficaci diventa sempre più evidente di minuto in minuto. E sfianca sia i piccoli che gli sciagurati telespettatori. Da un momento all’altro, ci si aspettava di veder comparire il meme “motivational” su lupi e capobranco. Sarà per le prossime puntate.

La Tv dei 100 e Uno è un format con grossi problemi di identità. Tanto per cominciare, non è chiaro a quale target voglia rivolgersi: se punta ai genitori, dovrebbe allentare il guinzaglio ai bambini in studio lasciandoli vivere la propria leggerezza. Anche perché la verve dei piccoli funziona eccome sulla generalista. Lo ha appena dimostrato, tempismo ferale, la splendida e seguitissima edizione di The Voice Kids, per quanto flash, sull’ammiraglia Rai. Ma forse si tratta solo di un errore al timone: dubitiamo fosse questo che Piero Chiambretti volesse fare “da grande”. E, purtroppo, si vede. Altre due puntate e La Tv dei 100 e Uno sarà solo un ricordo. Sempre ammesso che ce ne ricorderemo.

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Sto scrivendo. Perennemente in attesa che il sollevamento di questioni venga riconosciuto come disciplina olimpica.
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