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Opinioni

Amore + Iva, Checco Zalone incarna l’ignoranza di cui abbiamo bisogno per capirci davvero

Su Canale 5 lo show Amore + Iva di Checco Zalone è un capolavoro di scorrettezza rancida e cattiva. Vero e proprio miracolo di intrattenimento, il mattatore pugliese realizza tale prodigio continuando a incarnare il personaggio del becero malpensante, dell’ignorante che tutto può dire proprio perché niente sa. Dovrebbe stare in tv tutte le sere.
A cura di Grazia Sambruna
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Vuole abbandonare le scene, ma mentre ne sta dando triste annuncio al pubblico, intervistato da Cesara Buonamici al Tg5 in edizione straordinaria, lo chiama in diretta il suo commercialista Mario Draghi (sì, quel Mario Draghi) e qualcosa va storto: deve tornare a esibirsi per compensare l’IVA. Checco Zalone e il suo show Amore + IVA approdano dunque su Canale 5 per due ore di spettacolo che sembrano provenire da un altro pianeta. Abituati come siamo a palinsesti moscetti, soprattutto lato generalista, in cui fa ridere solo ciò che diventa memabile e virale sui social, forse avevamo perso l’abitudine al concetto stesso di intrattenimento.

Non ci sono brutture né scivoloni in Amore + Iva, anche se in realtà il testo portato in scena dal comico, tra monologhi, personaggi e canzoni, ne è pieno. Il bassissimo (scoregge, sesso a pagamento, beceri cliché sull’italiano medio) viene trasfigurato in boutade terrificanti e, allo stesso tempo, terribilmente divertenti proprio perché vanno là dove “non si può dire”. Soprattutto in tv, specie oggi con la stretta del politicamente corretto. 20 anni di carriera e nessuna necessità di modificare il proprio repertorio per accontentare i gusti e le esigenze di un pubblico che, intanto, ostenta di aver cambiato gusti e mentalità. Checco Zalone è offensivo, punta dichiaratamente ai nostri soldi e la sua satira non risparmia nessuno dalla famiglia tradizionale agli Imam passando per gli immigrati, i profughi ucraini e la comunità rainbow. “Tanto la gente non si indigna, non si indigna”, dice sicuro dal palco dell’Arena di Verona. E, in effetti, non succede. Come e perché avvenga un tale prodigio di pura sfrontatezza sulla rete ammiraglia del Biscione è materia oltremodo interessante da analizzare. Proviamoci.

Zalone chiede un posto al Grande Fratello a Cesara Buonamici
Zalone chiede un posto al Grande Fratello a Cesara Buonamici

Prova pratica: anche solo trascrivendo su Twitter (pardon, X!) le battute di Zalone in Amore + IVA tocca ricorrere a zeri e/o asterischi per non incappare in penalizzazioni da parte del social per aver postato materiali sensibili, potenzialmente offensivi. “Nella famiglia tradizionale, la tradizione è quella di tornare sempre a casa. Anche con la zocco*a. Ma tornare a casa”. Testo alla mano, senza la voce e l’attitude del mattatore pugliese a imbastirle sul palco, non si contano le frasi che non si potrebbero dire nemmeno al bar senza venir tacciati di omofobia, razzismo e altre orrende sciagure.Fatti mandare dall’imam a prendere la curcuma”, canticchia Zalone storpiando Gianni Morandi e poi fa una parodia di Bocelli che, essendo non vedente, ha tutti gli altri sensi più amplificati. Specialmente l’olfatto. E la moglie, nello sketch, purtroppo puzza assai.

Checco Zalone imita Vladimir Putin
Checco Zalone imita Vladimir Putin

Tra i personaggi, menzione d’onore per il Vasco Rossi anziano e salutista che oggi tira avanti a “strisce di tranquillanti” e la moglie, esasperata, gli contesta: “Ma ti ricordi che belle canzoni mi scrivevi quando ti drogavi?”. Lui, per tutta risposta, gli esclama in faccia “La la la la la la la Fammi un clistere!”. Poi Vladimir Putin e il Maestro Francesco Muti(che si chiama così “proprio all’anagrafe”) vanno a completare la rosa delle imitazioni, insieme al rapper “poco ricco” Ragady. Anche se Zalone resta ancora più divertente quando è se stesso, senza maschere, in purezza.

Invece di mandare armi in Ucraina, spediamo bidet in Russia”, suggerisce per risolvere il conflitto: “così non gli brucerà più il culo”, chiosa. Sfrontato ai limiti della repellenza, perché Checco Zalone può dire e cantare tutto ciò che gli passa per la mente senza che nessuno faccia un plissé? Negli ultimi 20 anni, si è costruito non solo un faraonico successo, ma anche una credibilità altrettanto titanica. Tutto il pubblico, fin dai tempi di Zelig, sa che il comico incarna l’ignoranza più becera proprio per farsene beffe, per depotenziarla. Zalone parte da assunti e stereotipi horror, facendosene fiero portavoce, al solo scopo di dimostrare, nei fatti, quanto siano ridicoli. Non c’è bisogno del bel messaggio, dunque, della morale confortante che dia un senso a quanto detto fin lì: ogni pezzo si esaurisce tirando da sé le conclusioni e ha un linguaggio così basico da raggiungere tutti, dai più fini sommelier della parola scritta e parlata a chi ancora si scompiscia di fronte a Pio e Amedeo. Ognuno, al termine dello spettacolo, si ritroverà con alcune conferme o nuove consapevolezze in più. Senza che Zalone si sia mai, nemmeno per un secondo, arrogato il diritto di “insegnare” qualche cosa.

Riuscire a portare in scena uno spettacolo tanto scorretto nel 2023 è miracolo vero. E la missione, sulla carta ben oltre l’impossibile, gli riesce perché l’alfabeto da cui attinge è quello di Zelig, di quella comicità confortante che ha permeato l’intrattenimento nostrano negli ultimi decenni. Se questa è la lingua, anche a livello di figure retoriche e immagini – all’appello mancano solo battute sulle suocera megera, oggettivamente –  è il modo in cui tale grammatica viene utilizzata a sovvertire l’intero andazzo dello show, trasformandolo in qualcosa di machiavellico, mefistofelico. Ci fidiamo di Zalone perché, in carriera, non ha mai sbagliato una mossa tra teatro, cinema e tv. Costruendo negli anni il personaggio dell’ignorante massimo, del gretto paesanotto costretto a fare i conti con la società attuale, quella al di fuori della propria zotica bolla. Per convinverci, deve cercare di comprenderla.

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E così, inevitabilmente, finisce per sbagliare mille volte prima di raggiungere una quadra. Da sempre, accettiamo di lasciarci condurre in questo viaggio, sapendo già in partenza che, nonostante svarioni e bordate che, dette da chiunque altro, suonerebbero inaccettabili, tutto andrà a finire bene. In un Paese di benpensanti all’ultimo stadio per davvero o per posa, Zalone incarna il malpensante per antonomasia, l’unico in grado, dunque, di dire e mostrare la verità senza filtri e preconcetti di sorta. Terra a terra, bassissimo e altissimo allo stesso tempo, una geniale garanzia di successo. Per compensare l’IVA. E non solo. Il risultato è che non si vedeva in tv qualcosa di così magistralmente divertente dai primi Duemila. Grazie, Checco Zalone.

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Sto scrivendo. Perennemente in attesa che il sollevamento di questioni venga riconosciuto come disciplina olimpica.
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