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Elliot Page si racconta: “Mi dissero che non ero gay, avevo solo paura dei maschi”

Elliot Page si racconta in un memoir dove ripercorre i momenti più difficili della sua transizione. L’attore ricorda chi lo ha ferito sminuendo il suo percorso, ma anche gli amori che gli hanno regalato emozioni intense.
A cura di Ilaria Costabile
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Elliot Page si racconta in un memoir dove ripercorre i momenti più intensi della sua transizione, non tralasciando nessun particolare, ma senza mai fare i nomi di chi ha sminuito il suo stato d'animo in quegli anni. L'attore ricorda la prima volta in cui si è innamorato e le volte in cui, per amore, ha sofferto davvero tanto.

Il racconto di Elliot Page

Raccontare nel dettaglio la propria transizione, senza tralasciare anche gli aspetti più sofferenti di un percorso maturato in tanti anni, non è cosa facile, ma è quello che Elliot Page con il suo "Pageboy" ha cercato di fare, raccogliendo tutto il suo vissuto. Un racconto in cui, quando è stato possibile, l'attore non ha esitato a liberarsi di qualche scomoda confessione, senza mai nominare i personaggi noti con i quali aveva avuto a che fare, come quando un attore durante il periodo in cui stava cercando di capire qualcosa in più su di sé, gli disse: "Non sei gay. Non ha senso. Hai solo paura dei maschi. Quindi ti potrei fot**re per farti capire che non lo sei". 

Elliot Page racconta i suoi amori travagliati

In fatto d'amore, invece, le emozioni non sono mancate. "La prima persona di cui mi sono innamorato dopo aver avuto il cuore spezzato è stata Kate Mara, che all’epoca era fidanzata con il dolcissimo e talentuoso Max Minghella" si legge nel memoir, che tra l'altro aveva anche ricambiato il suo sentimento, dichiarando di non essersi mai trovata nelle condizione di amare due persone contemporaneamente. L'attore, poi, rivela quello che a suo avviso sembra sia un vero e proprio schema: "Mi infatuo sempre di persone non totalmente disponibili. Come se fosse una rete di sicurezza, una costante della mia vita". Page, poi, racconta di aver avuto anche una storia con una collega che, però, non è mai stata portata alla luce del sole, procurandogli una grandissima sofferenza:

Non credo che lei mi amasse. Ci volevamo bene nella nostra bolla che era bellissima. E l’ammiravo perché in tante cose mi ha ispirato, ma nasconderci mi ha fatto troppo male. Era impossibile e non si poteva continuare così, per cui ho imparato che non lo farò mai più

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