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Valerio Lundini: “Non c’è una comicità per tutti, al pubblico numeroso preferisco quello più attento”

Intervista a Valerio Lundini che ritorna con Faccende complicate, nuovo programma per RaiPlay che segna la sua riapparizione a un anno e mezzo dalla chiusura di Una pezza di Lundini. Un’esperienza con cui nasceva un nuovo stile comico in Italia, anche se Lundini rifugge l’idea di essere diventato un riferimento: “Spero di no, uno con più entusiasmo mi supera subito”.
A cura di Andrea Parrella
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Quello di Valerio Lundini è un caso raro della Tv di questi anni, sempre più stretta nella morsa dei nuovi media digitali, di quella narrazione che la vuole destinata a vedere esaurita la propria funzione nell'immediato futuro. Lui, irrompendo in piena pandemia con il suo Una pezza di Lundini (impossibile non menzionare Giovanni Benincasa ed Emanuela Fanelli quando se ne parla), aveva aperto un varco, un collegamento tra la televisione tradizionale e la fruizione per frammenti cui i social ci hanno abituati. Lo ha fatto con un registro comico anomalo, inimitabile, che però ha già fatto scuola, anche se lui questa cosa non la vuole sentire. A un anno e mezzo dalla chiusura dell'esperienza di Una pezza, Lundini rompe il suo silenzio televisivo tornando con Faccende complicate, una serie di inchieste sui lati più assurdi della realtà che ci circonda. Dieci puntate in giro per l'Italia tra Torino, Napoli, Milano e piccoli centri di provincia, da venerdì 12 gennaio in esclusiva su RaiPlay. Inchieste che Lundini racconta in questa intervista.

Questo è un ritorno ed ha un suo clamore dopo la tua assenza. È così che la vivi?

Non vivo come assenza il periodo trascorso. In realtà ho notato di aver fatto troppe cose e vorrei farne di meno. Anzi aspetta, "vorrei fare meno cose" è un brutto messaggio da mandare, diciamo che non l'ho avvertita come assenza perché nel frattempo ho continuato a fare cose con il teatro e ho sentito di stare sempre in mezzo alle scatole. Sicuramente sono stato lontano dalla Tv e dal mio programma, questo sì.

Ansia da prestazione per l'attesa da parte del tuo pubblico dopo Una pezza di Lundini?

Forse sì, da una parte lo spero perché mi auguro siano interessati, dall'altra mi auguro anche che non ci sia questa grande aspettativa, che più è grande e maggiore è la possibilità di scivolare.

Il tuo nuovo programma, Faccende complicate, ha come sottotitolo quello di "inchieste reali su realtà surreali". In realtà il tuo tono, quello di chi fa l'inchiesta, è spesso assai più surreale dell'argomento stesso.

Io sapevo bisognasse dare solo il titolo, ma mi hanno detto che serviva anche il sottotitolo, che è veramente una richiesta ingorda. Mi hanno messo in crisi. Anche io sono d'accordo rispetto al fatto che aggettivi e sostantivi si possano invertire, chi vedrà capirà il perché. Per me il vero sottotitolo è "Ma l'amore prevale".

Cioè?

Ho chiesto a un'intelligenza artificiale di scrivere una canzone come sigla del programma, è una particolare AI che musica anche le canzoni, ed è venuto fuori "Faccende complicate, ma l'amore prevale". Mi è rimasto in testa.

In effetti ha un non so che di poetico…

Ci sta molto bene: le faccende so' complicate, ma alla l'amore prevale. Non fa una piega.

In continuità con Una Pezza di Lundini, anche in questo Faccende complicate chi guarda finirà per non capire se quello che vede sei tu o uno che recita un testo scritto e a tratti paradossale. Il tuo stile è questo?

Secondo me questo programma è molto meno artefatto, più vero. Ci sono molti momenti in cui ci sono semplicemente io incuriosito da molte realtà, che faccio domande. C'è più presenza mia che domande assurde.

E quindi quando poi la domanda assurda arriva, perché arriva, il corto circuito è ancora più forte.

Probabilmente genererà questo effetto, non lo avevo valutato. Avevo semplicemente considerato che forse la persona che si vedrà sarà più aderente a chi sono.

Nella prima puntata, in cui racconti il mondo degli scacchi con un ragazzo disabile, riproponi spesso domande e commenti inopportuni e imbarazzanti, uno schema in cui prendi in giro il buonismo di una certa conduzione Tv.

Ma non è una cosa che io condanno, il buonismo viene spesso naturale quando sei a disagio in una realtà che non conosci. Io non credo di comportarmi sempre nella maniera più cristallina con gli altri, molto spesso non ci si riesce e si assumono atteggiamenti imbarazzanti. Io non ho mai detto "sei speciale" a un ragazzo disabile, ma molti lo fanno e non c'è sempre cattiveria o malizia, solo impreparazione, che si risolve con l'esperienza.

Titolo e costruzione del programma sembrano parlare espressamente a delle nicchie, che è un po' la caratteristica del tuo pubblico, chi ti segue non è "generalista". Concordi?

Sicuramente alcune sono nicchie, altre no. Secondo me a volte si considera di nicchia qualcosa che non lo è, mentre altre cose sono considerate nazional popolari e seguite da molte meno persone di quanto si creda. Molti artisti sono reputati di nicchia e riempiono teatri, mi vengono in mente Lillo e Greg. Forse si può dire che ci sono pubblici meno numerosi e più attenti, altri più numerosi e meno attenti. Fra le due, meglio la prima combinazione.

Potremmo dire che il tuo stile comico, però, non è per tutti?

Questo può essere vero, ma manco per pochi. In fondo, quali sarebbero le cose per tutti? La più larga che ti viene in mente?

Facciamo Zelig, un evergreen.

Ecco, anche quello, piace a molti ma ci sono molte persone a cui non piace. Insomma, difficile trovare qualcosa che si rivolga a tutti.

Come hai scelto le storie da racontare in Faccende complicate?

Alcune puntate sono più narrative, altre più statiche, non hanno un inizio e una fine precise. Non c'è un vero e proprio filo conduttore tra gli episodi. Da una parte era più comodo, dall'altra più difficile, perché non riesci sempre a incasellare tutto in una linearità.

Di recente ho sentito molti dire di ispirarsi a te o ritenere il tuo come uno stile a parte. Ti percepisci come riferimento?

Spero di no, perché uno con più entusiasmo mi supera subito. Spero di essere sempre rifuggito da chiunque, perché poi non ci vuole nulla a migliorarmi.

In questo anno e mezzo di assenza dalla Tv ti ha cercato qualcun altro?

C'è la mia agente che dice "tantissimi". Fininvest, Telemontecarlo… Secondo me qualcuno sì, poi in generale appena scoprirò i benefit de La7 non è de La7 non è detto che questa fedeltà.

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