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Morto il padre di Francesco Nozzolino: “Si è spento tra le mie braccia mentre andavamo in ospedale, ora sono solo”

È morto il padre di Francesco Nozzolino. Eduardo Nozzolino, 76 anni, lo scorso 28 ottobre ha avuto un malore mentre accedeva all’ospedale di Avellino. È crollato tra le braccia del figlio. Un infermiere è intervenuto prontamente per fargli il massaggio cardiaco: “Quando l’ho visto piangere, ho capito che mio padre non ce l’aveva fatta. Ora sono davvero solo”.
A cura di Daniela Seclì
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Lutto per Francesco Nozzolino. Il padre Eduardo è morto a 76 anni. Il decesso è avvenuto lo scorso 28 ottobre. Il 35enne, volto del programma Avanti un altro dove interpreta XXXL, è devastato. Con il padre condivideva un legame fortissimo, vivevano insieme ed erano un sostegno costante l'uno per l'altro. Su Fanpage.it, Nozzolino ha parlato di questo momento di grande dolore:

Mio padre è morto tra le mie braccia, è l'unica cosa che mi dà conforto. Quella mattina l'ha passata con me e con i miei cugini. È una consolazione che non sia morto da solo. Nonostante sia stato traumatico e scioccante, è stato fino all'ultimo con le persone che amava, soprattutto con me.

Francesco come stai?

È un momento difficile. In questi giorni ho avuto accanto i miei amici, i miei cugini. Sono stati tutti carini con me. Ho cercato conforto nella pace dei miei cari. Piango perché non vederlo in casa è veramente brutto. Ora sono davvero solo. Il mio papà non c'è più. La casa è vuota. Sono sempre stato accanto a lui. Ora devo diventare grande, dovrò rimboccarmi le maniche.

Ti va di raccontarmi cosa è successo la mattina del 28 ottobre?

Quella mattina mio padre aveva una visita dal podologo ad Angri. Ci siamo andati insieme ai miei cugini. In macchina abbiamo riso e scherzato. Era vigile, cosciente, sereno. Conversava con noi. Siamo andati dal podologo e lui scherzava, faceva battute al dottore perché non concepiva di essere malato diabetico, anche se era così.

Quindi non c'erano segni della tragedia che sarebbe accaduta qualche ora dopo?

In realtà ho notato che era stanco, pallido, era da un po' che mangiava pochissimo o addirittura rifiutava il cibo. Quella mattina traballava, non riusciva a mettersi le scarpe e mi aveva chiesto: "Mi aiuti?". Quando siamo scesi dalla macchina per raggiungere lo studio del podologo, non si reggeva in piedi. Immaginavo fossero i piedi il motivo per cui si muoveva con difficoltà, aveva un'ulcera che si stava ingrandendo. Il podologo ci ha consigliato di andare all'ospedale San Giuseppe Moscati di Avellino, dove avrebbero potuto fare un tampone al piede di mio padre per capire bene che infezione avesse. Abbiamo deciso di andarci subito. Ci siamo messi in macchina e lì ha ripreso a ridere e a scherzare, come se niente fosse.

Una volta arrivati in ospedale cosa è successo?

Abbiamo attraversato a piedi il cancello e ci stavamo avviando sul viale che porta all'entrata dell'ospedale. Poi mio padre si è bloccato e si è aggrappato a me. Gli ho detto: "Papà dobbiamo entrare". Sentivo la mano che si chiudeva con forza attorno al mio braccio, come se fosse l'ultima volta. Poi si è accasciato addosso a me. Non parlava. Ha avuto un collasso. È stato bruttissimo. Non riuscivo a sorreggerlo. La guardia mi ha detto: "Mettilo a terra e non toccarlo". Respirava a fatica. Era pallidissimo, quasi giallo. Ero nel panico, ho chiesto aiuto.

Chi ti ha aiutato?

Un ragazzo è uscito dall'ospedale e si è messo a correre verso di noi: "Sono un infermiere, spostatevi". Gli ha fatto subito un massaggio cardiaco. Lo vedevo a terra, mentre si raccoglieva una folla attorno a noi. L'infermiere continuava a fare il massaggio cardiaco. Sembrava anche che papà reagisse. È arrivata l'ambulanza con altri medici che hanno portato l'ossigeno e il defibrillatore. Gli hanno messo i tubi in gola, hanno preparato il defibrillatore. Ci dicevano: "Sta per partire, spostatevi tutti". Avevo ancora un briciolo di speranza che potessimo uscire da lì e che fosse un brutto sogno. Invece niente, a un certo punto ho visto che l'infermiere che era stato il primo a soccorrerlo piangeva. In quel momento ho capito che non ce l'aveva fatta.

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