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Mare Fuori 4

Mare Fuori 4, Ivan Silvestrini: “Per rimanere credibile, la serie cambierà insieme ai personaggi”

Gli ultimi episodi di Mare Fuori 4 sono arrivati su RaiPlay e da mercoledì 14 febbraio, tutta la stagione è in chiaro su Rai2. Abbiamo parlato della serie con il regista Ivan Silvestrini, indagando anche i possibili percorsi narrativi della prossima stagione. Sul suo percorso dietro la macchina da presa, si dice soddisfatto: “Tutti gli attori sono cresciuti incredibilmente, ne vado fiero”.
A cura di Ilaria Costabile
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Siamo giunti al 14 febbraio, data in cui su RaiPlay sono arrivati i nuovi episodi di Mare Fuori, dopo i primi sei disponibili in piattaforma dal 1°febbraio, e giorno in cui la quarta stagione arriva in chiaro su Rai2. Il quarto capitolo della serie dei record rappresenta la fine di un ciclo, come racconta Ivan Silvestrini, regista delle ultime stagioni, che in questa intervista ha ripercorso questi anni dietro la macchina da presa, mostrando le complessità di un prodotto che affronta le tematiche più disparate, che lotta con la stringente verosimiglianza che è richiesta ad una serie televisiva, ma che allo stesso tempo indaga le profondità di un manipolo di giovani che, come tutti, si trovano a fare i conti con le loro luci e ombre.

Il suo intento è sempre stato quello di portare l'umanità sullo schermo: "Quello che da sempre cerco è la commozione, la capacità di emozionarsi davanti ad una scena e in Mare Fuori accade spesso". Cosa dobbiamo aspettarci nelle prossime stagioni è ancora da scoprire, ma il cambiamento è necessario: "Per continuare ad evolversi, la serie dovrà cambiare, non andranno via tutti i personaggi, ma anche l'approccio dovrà essere diverso" ci spiega Silvestrini che, però, si dice fiero del lavoro fatto finora: "Sono contento di quello che ho costruito".

Il 14 febbraio Mare Fuori arriva in chiaro su Rai2 e su RaiPlay arrivano i nuovi episodi, come hai vissuto questa attesa?

Sono impaziente. In queste settimane ho letto commenti di persone che si stanno ponendo proprio quelle domande che speravo si facessero. Troveranno presto delle risposte, ma non sempre sono quelle che si sarebbero aspettati. Sarà una seconda parte sorprendente.

Proviamo a fare un bilancio di queste tre stagioni con la tua regia. C'è stato un crescendo di popolarità. 

Sono entrato in questa serie a metà della seconda stagione, nel momento in cui ha iniziato a deflagrare. Mentre giravamo la terza ci fu il primo passaggio su Netflix, che ampliò molto il pubblico e in quel periodo già iniziavano a riconoscerci, fermarci per strada mentre giravamo. Ma è dalla quarta che ho percepito la portata di questa serie. È diventata una cosa parossistica, da un lato piacevole, ma dall’altro creava difficoltà aggiuntive alle già difficili riprese. I fan erano assiepati ovunque.

Ivan Silvestrini, backstage Mare Fuori foto di Sabrina Cirillo
Ivan Silvestrini, backstage Mare Fuori foto di Sabrina Cirillo

Cristiana Farina ha dichiarato che non prenderà parte alla quinta stagione. Dobbiamo aspettarci un cambio di passo significativo?

Ci sarà un cambio di passo. Non necessariamente dipeso dal cambio di sceneggiatori o eventuali nuovi registi che si aggiungeranno, ma è un processo naturale. La quarta chiude dei cicli che si sono aperti nella prima stagione, alcuni nella terza. La prossima sarà un rilancio, non andranno via tutti i personaggi, ma già in questi episodi è evidente che non ci sono nuovi ingressi, perché ci siamo voluti concentrare sulle storie dei personaggi a cui il pubblico si era affezionato in queste tre stagioni.

Quindi sarà una quinta stagione completamente rinnovata, senza continuità con le precedenti?

La volontà della produzione è continuare almeno per altre due stagioni, da alcune interviste dei produttori anche per sempre (ride ndr.) Ciò che caratterizza Mare Fuori è il luogo in cui è ambientato, dove i ragazzi arrivano per poi essere reintrodotti nella società, lì possono finirci in vari modi, poi possono uscirne bene, male o finire a Poggioreale. Sono le tre possibilità principali. Se la quarta stagione è, come dico, il lato B della terza, la quinta potrebbe avere il compito di rilanciare la serie, è presumibile pensare che sarà un po come la prima stagione. Un ritorno al racconto più puro della criminalità.

Quanto conta essere verosimili anche in un racconto di finzione? Spesso alla serie è stato contestato il fatto di non avere appigli effettivi con la realtà, partendo dalla trasformazione dell'IPM in una sorta di college. 

Mare Fuori, almeno nelle ultime stagioni da me dirette, non è  una serie realistica sulla vita del carcere. Non lo è perché se lo fosse sarebbe tutt'altra serie, molto più claustrofobica. I ragazzi avrebbero molti meno permessi, maschi e femmine non sarebbero quasi mai insieme, ci sarebbe la predominanza di storie di abusi, di violenza, che però rischiano di risultare ripetitive. Ho immaginato che un vissuto di questo tipo potesse raccontare più a fondo le speranze e di desideri di questi ragazzi. Ho ricevuto varie lettere dagli ex ospiti di Nisida, che mi parlavano di quanto si fossero rivisti nella serie, non nelle situazioni che raccontiamo, perché non le hanno vissute allo stesso modo, ma evidentemente, al di là della verosimiglianza, c'è una verità profonda che ha a che fare con i sentimenti e le speranze di chi finisce in un luogo del genere. D’altronde tutte le dinamiche che rendono la trama così avvincente non ci sarebbero se non ci fosse questa continua promiscuità.

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Ecco, quindi, Mare Fuori è uno di quei casi in cui pur di assecondare gli intenti narrativi si rischia di essere meno credibili?

Quando mi proposero di girare la serie stavo per rifiutare, perché i prison drama non mi piacciono, li trovo opprimenti. Poi l’ho vista e ho capito che il meccanismo narrativo di Mare fuori, tra i flashback, le vite degli adulti faceva in modo che un terzo della narrazione avvenisse fuori dal carcere. Questo restituiva un ritratto di Napoli e della società molto più ampio. Però è una serie con molte licenze poetiche. Quando leggo le sceneggiature, una delle prime difficoltà che incontro sta nel riconoscere il potenziale di una scena, sapendo che il modo in cui ci si arriva è poco verosimile. La scena della morte di Viola, ad esempio, una delle più difficili della mia carriera, sulla carta era davvero difficile da credere, ma vedendo il potenziale drammatico, epico, non avrei mai potuto pensare “non lo faccio perché questa roba non regge”.

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Quanta libertà lasci ai tuoi attori?

Quando arrivo sul set mi piace che il primo ciak abbia un certo margine di sorpresa. Poi comunico alcune informazioni generali nei movimenti, anche per gli operatori. Lascio spazio alle loro idee e proposte, essere lo spettatore di quello che può succedere è bello, ma deve esserci poi un lavoro su cosa sia opportuno portare in scena e cosa no.

A proposito di credibilità, prendiamo il personaggio di Silvia. Dalla storia con l'avvocato, alla liaison con Lino nell'IPM, soprattutto nell'ultimo caso è come se si sorvolasse sul fatto che questi rapporti siano illeciti e vengono trattate come trame semplici amorose. 

Quando stai per compiere 18 anni, il giorno prima fai delle cose che per la legge non sono legali, il giorno dopo è tutto nella norma, il confine è molto sottile. In un IPM, per buona condotta, si può stare fino ai 25 anni. Silvia, ad esempio, viene descritta come una ragazza che già a 16-17 anni frequenta uomini più adulti, ho letto commenti in cui si diceva che l’avvocato era un pedofilo, ma non è assolutamente il termine adatto per descrivere una situazione di questo tipo. Quindi se qui la relazione è illecita per certi versi, lo sarà in altri termini per la tensione che c’è con Lino che è una guardia dell’IPM. Poi, in realtà, Silvia è una pedina.

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Se dovessi individuare un tema predominante di questa quarta stagione, quale sarebbe?

In questa stagione viene raccontato come il denaro venga usato per plagiare i più fragili e ci allacciamo a quello che ritengo sia un po’ il grande demone di questa generazione, che più di ogni altra cosa porta i giovani a delinquere, ovvero il denaro. Questo mito del dio denaro fatto a tutti i costi e in fretta, è un male che andrebbe abbattuto a livello emotivo e culturale.

Il monologo degli attori a Sanremo è  stato criticato, ha ricevuto commenti negativi anche da Elena Cecchettin, la sorella di Giulia Cecchettin scomparsa per mano del fidanzato. Cosa non ha funzionato?

Non capisco perché prendersela con loro se il testo non è stato ritenuto adeguato. Era stato specificato che le parole fossero state scritte da altri, trovo che invece siano stati convincenti e intensi.

Gli attori di Mare Fuori sul palco dell'Ariston a Sanremo 2024
Gli attori di Mare Fuori sul palco dell'Ariston a Sanremo 2024

Però questo ti dà la misura che, ormai, gli attori della serie siano diventati dei simboli e non più solo interpreti.

Loro sono sempre stati disciplinati e rispettosi, sono sempre stato una guida e non mi hanno mai fatto pesare la loro crescente popolarità. Credo che molti di loro, per certi versi, la soffrano un po’, alcuni non possono uscire di casa tranquillamente senza essere assaliti. Però, ovviamente, questa popolarità è una voce importante e ognuno la userà come riterrà opportuno. Io sono pur sempre il regista, questa ondata di notorietà non mi tocca.

Dici che la popolarità non ti tocca, ma con i tuoi post su Instagram sei diventato parte integrante del racconto di Mare Fuori, coinvolgendo i fan che con te avevano un appuntamento fisso. Cosa volevi aggiungere sui social al racconto della serie?

L’ho fatto con un intento ben preciso, poi ovviamente, il marketing è un effetto collaterale che a me sta bene. Volevo raccontare il lavoro che c’è dietro alla realizzazione di un film o una serie come questa, poi avevo notato un fenomeno da cui volevo distaccarmi, l’ondata dell’iperrealismo, in cui la finzione si sostituisce alla realtà. Ho pensato che fosse pericoloso far innamorare gli spettatori di un personaggio solo per il suo lato oscuro, come è accaduto per Ciro Ricci. Quindi ho voluto far appassionare il pubblico all’attore che c’è dietro, piuttosto che al ruolo in sé. Ognuno dei ragazzi aveva qualcosa di speciale da mostrare a telecamere spente. In altre serie di stampo criminale è accaduto che si sovrapponessero attore e personaggio, portando ad un risultato pericoloso, con ripercussioni anche sugli interpreti stessi, non volevo accadesse con i ragazzi di Mare Fuori.

A proposito dei ragazzi di Mare Fuori. Della serie è diventata protagonista una tua creatura, Maria Esposito, timidissima fuori dal set. Come sei riuscito a "sbloccarla"?

È molto timida in pubblico, ha ancora difficoltà in un contesto come quello delle conferenze stampa, in cui si sente spaesata. L’ho conosciuta a 17 anni, ora ne ha 20, ha vissuto un po’ nella bolla di Mare Fuori, protetta anche da noi, ma adesso che il mondo comincerà ad aprirsi intorno a lei, troverà la sua voce. Conosco poche attrici così coraggiose. Sul set è veramente impavida. Quando penso alla scena sul cornicione, ha saltato 9 volte correndo a trenta metri d’altezza e anche quando dopo il primo ciak si fece male ad una caviglia, continuò a girare per finire la scena. Per quanto riguarda le emozioni, poi, quando recita entra in una specie di trans, fa paura.

Maria Esposito, Rosa Ricci in Mare Fuori 4
Maria Esposito, Rosa Ricci in Mare Fuori 4

Mare Fuori come Gomorra e il rischio di essere un cattivo esempio per chi la guarda. 

Credo che i ragazzi, crescendo, devono apprezzare dei film amorali, senza per forza tendere all’imitazione. Mare Fuori è una serie che, invece, ha una forte valenza morale pur senza esimersi dal raccontare la violenza, non farlo significherebbe non parlare della realtà. È la cultura che ci fa reprimere i nostri istinti più violenti, la violenza non può essere la reazione a qualsiasi torto che subiamo.

Qual è la trasformazione a cui hai assistito, in questi anni di set, che ti rende più fiero? 

Tutti gli attori sono maturati in maniera incredibile, anche i loro personaggi hanno fatto lo stesso percorso di maturazione. Al di là di Maria, che ho scelto e l’ho accompagnata in questo percorso, un personaggio come Pino, interpretato da Artem, avrà un’evoluzione straordinaria che porta con sé un messaggio di grande importanza, è incredibile come lui sia riuscito ad interpretare questo cambiamento, sono molto fiero di lui. Anche il percorso di Kubra, diventerà ancora più importante, dove lo studio assume un ruolo fondamentale.

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Lo studio. Nell'IPM di Mare Fuori la scuola è un di più.

In realtà negli IPM lo studio è molto più presente di quanto mostrato nella serie, gli sceneggiatori hanno scelto di concentrarsi su altri aspetti della giornata. Anche se, onestamente, credo che studiare sia l’unico vero ascensore sociale che esista. L'adolescenza è il periodo meno adatto per frequentare la scuola, perché in quegli anni si ha desiderio di libertà, molti la vivono come una costrizione, però la scuola ha un compito che è quello di insegnarci ad imparare. Magari non si è bravi in tutte le materie, però alla fine del liceo impari cosa voglia dire approfondire una cosa che ti piace, quindi impari a scegliere. E imparare che si può sempre scegliere, credo sia il più grande degli insegnamenti che si possa trasmettere alle nuove generazioni.

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