La vedova di Stefano D’Orazio: “Lasciò i Pooh anche a causa della figlia segreta. Lo faceva sentire un bancomat”

Tiziana Giardoni, vedova di Stefano D'Orazio, è tornata sulla questione della figlia segreta del batterista dei Pooh, ovvero Francesca Michelon, alla quale avrebbe chiesto un risarcimento di 100mila euro, ma sulle pagine del Corriere della Sera la donna ha smentito che ci siano state nuove richieste economiche e racconta cosa c'era dietro al rapporto tra il marito e sua figlia.
Giardoni, quindi, chiarisce immediatamente che "nessuna nuova domanda di risarcimento è stata avanzata in appello dai miei avvocati", ma si tratterebbe delle stesse richieste che i suoi avvocati avevano formulato precedentemente. Si tratta di richieste avanzate per i danni psicofisici che D'Orazio avrebbe subito:
La Michelon aveva rifiutato ogni rapporto con mio marito: il suo legame con il padre per lei passava solo per il denaro. Stefano con molta tristezza si autodefiniva “un bancomat”. Questo portò Stefano a uno stato di prostrazione tale da doversi sottoporre a visite specialistiche e ricoveri, fino alla prescrizione di antidepressivi
Secondo Giardoni, la figlia di D'Orazio non avrebbe voluto creare nessun legame affettivo con il padre, forse anche sobillata dalla madre che quando la bambina nacque chiese al batterista dei Pooh di non dire nulla in merito alla paternità, perché all'epoca dei fatti lei stessa era sposata. Giardoni, inoltre, rivendica il fatto di non essersi mai intromessa, come spesso l'hanno accusata in queste settimane, nel legame tra padre e figlia, ma di aver solamente rispettato la volontà del marito che, invece, soffriva per questi incontri con la figlia.
Era avvilito. Ogni tentativo di sciogliere il ghiaccio era inutile: si trovava di fronte una ragazza respingente interessata solo a massimizzare i benefici economici.
Quando gli si chiede quale sia stato il punto più doloroso di questa vicenda, risponde: "Il 6 novembre del 2020, giorno della morte di Stefano. Gli avvocati della Michelon mandarono una pec all’ospedale Columbus chiedendo l’esame del Dna sul corpo di mio marito appena deceduto".