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Il figlio di Bud Spencer: “Mangiava fino a 2 kg di pasta. Con Terence Hill non sapevano come prendersi”

Il Corriere intervista Giuseppe Pedersoli, 62 anni, sceneggiatore e produttore per cinema e tv, uno dei tre figli di Bud Spencer: “Non amava le diete, poteva mangiare anche 2 kg di pasta. Con Terence Hill non sapevano bene come prendersi. La sua ultima parola fu ‘Grazie'”.
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Giuseppe Pedersoli, 62 anni, sceneggiatore e produttore per cinema e tv, è uno dei tre figli di Bud Spencer. Bud Spencer con la moglie Maria Amato ha avuto tre figli: Cristiana, Diamante e, appunto, Giuseppe. Quest'ultimo, in un'intervista al Corriere della Sera: "Era 1,92 metri per 120 chili, poi saliti a 165. Da giovane era bellissimo, poi si è lasciato andare, ma aveva analisi perfette. Non dava affatto l’idea di un ciccione, piuttosto di un uomo molto forte. Aveva gambe magre, camminava e danzava con leggerezza, ballò con Raffaella Carrà. Era atletico, nonostante la stazza".

Eppure questa corporatura così imponente era incapace di incutere timore: "Né a noi figli né ai piccoli attori con cui lavorava. Il suo sorriso e le sue manone trasmettevano protezione. Una sola volta, per una rispostaccia, mi diede uno schiaffetto su una gamba. Mai visto arrabbiato più di un minuto".

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A casa c’era poco, per lavoro era spesso in giro, ma quando c'era faceva di tutto per lasciare il segno: "Dal ’67 in poi ha girato tre o quattro film all’anno, per dieci, undici mesi era via. Non lo vedevamo quasi mai. Quando tornava ci riempiva di regali. Trenini elettrici e aeroplanini, che piacevano a lui. Sul set andavamo di rado, nemmeno a Campo Imperatore, in Abruzzo, dove giravano i Trinità. Il successo suo e di Terence fu immediato ed esplosivo, non erano preparati. I rapimenti allora erano all’ordine del giorno, aveva paura per noi".

Bud Spencer non era certo un uomo che amava le diete e il racconto del figlio Giuseppe Pedersoli ne è solo l'ennesima conferma: "Partiva sempre con un carico di spaghetti, olio e pomodori. Una volta li ha conditi con i cornflakes. Se gli facevi due kg di pasta poteva mangiarseli tutti. La famosa sera di Italia-Germania 4 a 3, con il produttore Italo Zingarelli, 180 chili pure lui, si fecero fuori 60 polpette e non so quanti filetti di baccalà".

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Qual era il rapporto con Bud Spencer e Terence Hill?

Papà lo chiamava Mario, l’unico a poterlo fare, lui Carlo. Fuori dal set erano due grandi timidi che non sapevano bene come prendersi. Terence è buono e gentile, però molto introverso. E poi, quando non lavorava, viveva negli Stati Uniti. Saranno usciti a cena insieme tre volte in vita loro. Ogni tanto veniva da noi per la spaghettata di mamma. In scena invece si trasformavano, tra loro c’era emozione vera, si creava un’armonia perfetta. […] Le scene di azione lo divertivano moltissimo, ma mai un occhio nero. Terence invece qualche punto se l’è messo. Come quando il cattivo del film doveva colpire mio padre con una tavola di legno, lui però si scansò e la botta in testa se la prese Trinità.

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Bud Spencer se n'è andato con un Grazie, una sola parola per congedarsi da questo mondo, dove, pur in assenza fisica, riesce a rimanere vicino alla sua famiglia: "Puoi anche avere Superman come padre, ma arriva il momento in cui lo vedi diventare fragile. Quando ha capito che non poteva più giocare, si è lasciato andare. Non c’è da sette anni però è come se si fosse “virtualizzato”. È ancora qui. Sentiamo il suo passo, il vocione, il profumo, una sera sì e una no lo vediamo in tv. Non era un santo o un divo, ma uno di famiglia. La sua ultima parola fu: “Grazie”".

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