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Giorgio Panariello e l’infanzia difficile: “Abbandonato appena nato, mio fratello morì per ipotermia”

Giorgio Panariello, giudice di Tale e Quale Show pronto per il nuovo show teatrale, La favola mia, ha raccontato al Corriere della sua vita segnata da un’infanzia difficile, ma “spesso i grandi comici nascono dai loro travagli interiori, da storie familiari difficili, a volte drammatiche”.
A cura di Gaia Martino
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Giorgio Panariello è pronto a partire con il suo nuovo spettacolo teatrale, La Favola Mia, un racconto della sua vita, personale e professionale: "Sarà una chiacchierata con il pubblico, per svelare chi è Giorgio dietro Panariello" ha confessato il giudice di Tale e Quale Show in una lunga intervista al Corriere. Il nome del nuovo show nasce dalla canzone di Renato Zero, artista la cui sua imitazione è divenuta famosa e "al quale rendo un doveroso omaggio". Nel corso dell'intervista ha parlato anche del suo passato, segnato dall'abbandono della madre e del padre e dalla morte del fratello.

Il passato di Giorgio Panariello

Giorgio Panariello al Corriere ha raccontato del suo passato segnato da diverse vicende drammatiche. Ha vissuto un'infanzia difficile, "abbandonato da mia madre troppo giovane per crescere un figlio", senza sapere chi fosse il padre. "Sono stato allevato dai nonni materni, un anno dopo la mia nascita nacque mio fratello Franco, anche lui abbandonato. Ma i miei nonni lo affidarono ad un istituto di suore". Per anni ha visto di rado suo fratello che da piccolo pensava fosse un suo amichetto: "Con il passare degli anni, lui ebbe problemi con la droga, lo aiutai". Giorgio Panariello lo accompagnò in un centro per disintossicarsi, dal quale però prima scappò, poi tornò e ne uscì totalmente ripulito.

Ma una sera andò a cena con degli amici, forse gli hanno offerto qualcosa, una pasticca. Ebbe un malore e quelli che erano con lui invece di portarlo in ospedale lo abbandonarono sul lungomare di Viareggio, è morto per ipotermia.

Da giovane iniziò a lavorare facendo il cameriere, poi l'elettricista con lo zio. "Nel frattempo avevo cominciato a fare pratica nelle radio libere dove ho scoperto la mia passione". Scelse di rischiare, "d'altronde la vis comica non la impari, o ce l'hai dentro o non ce l'hai e spesso i grandi comici nascono dai loro travagli interiori, da storie familiari difficili, a volte drammatiche".

Le imitazioni di Renato Zero e il rapporto con Conti e Pieraccioni

Giorgio Panariello durante l'imitazione di Renato Zero
Giorgio Panariello durante l'imitazione di Renato Zero

Il nuovo spettacolo teatrale riprende il titolo della canzone di Renato Zero, La favola mia, celebre artista da cui è nata la sua più famosa imitazione. "A lui rendo un doveroso omaggio" ha aggiunto Panariello nel corso della sua intervista raccontando anche che Renato Zero all'inizio non fu contento dell'imitazione: "Una volta, quando non ero molto noto, andò in farmacia aRoma, una signora lo salutò e gli disse "Mi saluti Panariello". E un'altra volta ancora, ci cascò anche lui: "Lo imitai talmente bene in una finta intervista organizzata con Pieraccioni che telefonò il fratello chiedendogli quando avessero fatto quell'intervista". 

Leonardo Pieraccioni e Carlo Conti sono due suoi cari amici, e nonostante i caratteri diversi, come da lui sottolineato, insieme vanno molto d'accordo. "Leonardo è pigro, vive nel suo eremo sulle colline fiorentine. Carlo è tutto casa e bottega, quando va a lavoro timbra il cartellino come gli statali". Se con quest'ultimo non ha mai litigato, con il celebre attore sì: "Con Leonardo, una volta litigammo di brutto, sull'impostazione di uno spettacolo. Aveva ragione lui e ci siamo riavvicinati ancora di più".

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