71 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Francesco Gabbani: “Somiglio a Columbro? Mamma si offende. Ultima Generazione impari da Bob Marley”

Francesco Gabbani di nuovo conduttore di Ci vuole un fiore su Rai 1, il varietà sull’ecosostenibilità. Cantante, attore, conduttore, Gabbani sarà il nuovo Gianni Morandi? Per ora gli sembra fantascienza. Sempre col sorriso, anche di fronte a ciò che non gli piace, perché la protesta può, e per lui deve, essere “gentile”.
A cura di Grazia Sambruna
71 CONDIVISIONI
Immagine

Francesco Gabbani alla prova del one man show. Lo rivedremo il 14 e il 21 aprile su Rai 1 al timone di Ci vuole un fiore, varietà dedicato all’ecosostenibilità e all’emergenza climatica. Dopo il fortunato esordio dello scorso anno, il cantante torna al timone della trasmissione ma, questa volta, in solitaria, senza l’affiancamento di Francesca Fialdini. È un periodo pieno di nuove e belle avventure per Gabbani, appena uscito con un nuovo singolo, L’Abitudine, e con l’annuncio di un grande concerto-evento a Carrara, città che gli ha dato i natali, il prossimo 9 settembre per festeggiare il suo compleanno regalando ai fan uno spettacolo indimenticabile.

Arriverà anche un disco? Per il momento, ha "850 note vocali sul telefono" e la speranza che “lì in mezzo ci sia qualcosa di buono”. Allergico a schwa e asterischi social perché “per me sono una forzatura, ma sarà che sono un boomer”, commenta anche gli attivisti di Ultima Generazione che manifestano per il clima e l’ambiente gettando vernice su monumenti e opere d’arte: “Preferisco le proteste ‘lente’, come quelle che faceva Bob Marley con il reggae. Perché sfregiare quel poco che di buono l’uomo ha fatto? ”. La nostra intervista a Francesco Gabbani tra Sanremo (magari un giorno ci tornerà da conduttore?) e sua mamma che si infuria quando legge sui social che lo paragonano a Marco Columbro.

Francesco Gabbani, un one man show su Rai 1. Potresti farci “L’abitudine”? 

Alle emozioni belle non ci si abitua mai (ride, ndr).

Ti chiedi mai come sei arrivato fin qui? 

Non mi aspettavo certo un one man show. La Rai ha visto qualcosa in me e ci ha voluto scommettere. Oggi per la seconda volta. Sono molto grato di questa opportunità.

Cantante, attore, conduttore… Stai seguendo le orme della carriera di Gianni Morandi?

Ma magari!

Immagine

Altro che Marco Columbro, a cui ti paragonano spesso sui social ventilando una somiglianza.

A me fa piacere anche questo paragone, mi diverte. Solo che mia madre si offende.

Ma come? 

Eh, dice sempre: “Sei molto più bello tu, gli piacerebbe a quello lì”. Sai com’è, insomma, ogni scarrafone… (ride, ndr). In effetti, tra il baffo e il naso prominente, un po’ sarà anche vero che gli somiglio, però.

Come Morandi, magari un giorno ti ritroverai sul palco di Sanremo in veste di conduttore. Ti piacerebbe? 

A pensarci adesso mi sembra fantascienza! Di certo non direi di no a priori. Anche se presentarlo è una bella responsabilità, Sanremo per me è come un posto in cui vai in vacanza e ti trovi bene. Ovvio che poi ci torneresti sempre volentieri, in qualunque salsa.

Ne L’Abitudine, il tuo nuovo singolo, fai una citazione da Primo Levi quando canti di "Sommersi" o "Salvati”. Una volta in cui ti sei sentito sommerso e una volta in cui ti sei sentito salvato?

Allora, fatte le dovute proporzioni perché Primo Levi quelle parole le usava per descrivere i lager e niente può essere messo a paragone, nella mia umile esperienza, devo dire di essermi sentito “sommerso” nel 2017, quando ho vinto Sanremo con Occidentali’s Karma.

Immagine

Come mai? 

Mi sono sentito sommerso dal giudizio degli altri. Soprattutto via social. Dipendevo molto dal capire cosa la gente pensasse di me: andavo a vedere tutti i commenti e puntualmente mi ritrovavo a ossessionarmi su quelli negativi. Devo dire che mi provocavano sofferenza, non ero pronto a tutta quella esposizione e alle sue conseguenze. Allo stesso tempo, non riuscivo a smettere. Ero in una trappola viziosa.

Poi hai smesso di leggere i commenti?

No, li leggo ancora (ride, ndr). Solo, non più in modo ossessivo. Mi sono “salvato”.

Come?

Come canto ne L’Abitudine, il concetto di “Salvezza” per me è un fatto personale, non dipende da qualcuno che “ti salva”. Il brano, per esempio, dice che viviamo in un sistema sociale che porta a rimanere intrappolati in un meccanismo di paragone con gli altri, del “si è ciò che si ha” come status per sentirsi parte di qualcosa. La salvezza, dunque, sta nella presa di coscienza, nella consapevolezza che questo sistema sia un illusione. Una volta che te ne rendi conto, puoi scegliere di non farne parte.

Su Instagram è difficilissimo trovare una foto in cui tu non sorrida. Sei sempre felice? 

No, non sono sempre felice. Anzi, spesso divento riflessivo e serioso. Ho fatto la scelta di essere sorridente nella mia interfaccia pubblica perché credo che il sorriso sia una bella accoglienza. Ma non è una maschera. Ci tengo a trasmettere disponibilità e gentilezza. E poi il sorriso chiama positività che, per me, è una predisposizione importantissima da avere per affrontare la vita. Ho i miei momenti di oscurità e di down, ma non li butterei mai in faccia a chi mi segue. Non è un atteggiamento che fa parte di me.

Stando sempre su Instagram, ho notato che hai fatto gli auguri per San Valentino, ma non quelli per Pasqua. Ci vuole più coraggio a credere in Dio o nell’amore? 

Per credere in Dio ci vuole abbandono, ossia fede che è appunto un affidamento più che un atto di coraggio. Rispetto chi trova il proprio senso credendo in qualcosa che va oltre al proprio controllo. Io però non credo. Ho quasi tutti i sacramenti cattolici. A parte il matrimonio e l’estrema unzione, per ora (ride). E li ho perché negli anni 80 si usava: ho fatto scuola dalle suore, pacchetto completo. Poi ho sviluppato una mia consapevolezza, anzi una mia non consapevolezza che mi porta alla ricerca costante di un senso. Credo che per me sarà sempre così. In tutto, compreso l’amore.

Immagine

Sei tra i cantanti che, sui social, non usano schwa o asterischi nelle caption. È una scelta? 

La trovo una forzatura clamorosa. La mia inclusività passa per i fatti, non per la forma. Sarà che sono un boomer, eh? Ma continuerò a esprimermi come mi sento di farlo.

Ci vuole un fiore è incentrato sull’ecosostenibilità. Proprio in questi giorni, è stato approvato un disegno di legge che commina sanzioni verso gli attivisti di Ultima Generazione, i giovani che gettano vernice su opere d’arte e monumenti per riportare l’attenzione sull’emergenza climatica e ambientale.

Non sono un penalista. Da esterno al tema, posso solo auspicare elasticità e criterio. Però devo dire che, relativamente alla vernice, non sono per niente d’accordo. Lo trovo un gesto da stolti.

Perché?  

Protestare per l’ecologia e il rispetto dell’ambiente, quindi in nome di qualcosa di meraviglioso come la natura, è condivisibilissimo, importante. Ma farlo andando a sfregiare, anche temporaneamente, quelle poche cose buone che noi esseri umani abbiamo fatto, ossia l’arte, mi sembra un controsenso. In generale, non sono per gli estremi. Le manifestazioni che sfociano in atti di aggressività e distruzione non fanno per me. Si può essere “contro” seguendo altri crismi…

Per esempio? 

Porto l’esempio della musica reggae. In realtà quel genere nasce dal rallentamento dello ska, del rocksteady. Bob Marley nelle sue canzoni aveva delle tematiche di rispetto dei diritti umani che il mondo intero ha sentito e che sentiamo tuttora. Lui protestava rallentando, non aggredendo. E non si può dire che la sua voce non sia stata ascoltata. Si può lottare e farsi sentire, dunque, anche con gentilezza e non per forza andando a sfregiare qualcosa.

Allora salutiamoci parlando di musica: nel 2022 hai detto di avere i prossimi due album nelle note del telefono. Quanti sono adesso? 

Ho ridato un occhio proprio l’altro giorno: sto a 850 memo vocali. Un po’ cantati a cappella, un po’ parlati perché mi segno frasi che mi vengono in mente per non scordarle.

Una discografia completa, praticamente… 

Eh, bisogna vedere se c’è davvero qualcosa di buono lì in mezzo. Chissà… (ride, ndr).

71 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views