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Dislessia, disgrafia, discalculia, Jenny De Nucci: “Avevo tutto, ma la scuola non è pronta”

Jenny De Nucci è una delle giovani e promettenti attrici italiane che si muove agilmente tra cinema e tv. A Fanpage.it ha raccontato i suoi progetti futuri, quelli di cui con orgoglio è stata protagonista, ma non esita a parlare anche di qualche difficoltà incontrata sul suo percorso: dalla scuola ai pregiudizi, toccando anche il rapporto con i social.
A cura di Ilaria Costabile
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Ventidue anni e una carriera davanti a sé, con un percorso lastricato di piccole tessere che l'hanno portata al successo, è così che Jenny De Nucci si sta facendo sempre più spazio nel mondo dello spettacolo. Gli inizi, un po' per gioco, sono stati tra i banchi de Il Collegio, nonostante della scuola abbia un ricordo piuttosto particolare: "Avevo l'ansia, sin dalle elementari, ma non ho mai smesso di impegnarmi " rivela.

Protagonista del film di Paolo Ruffini "Ragazzaccio" nelle sale dal 3 novembre, Jenny si racconta a Fanpage.it parlando del difficile connubio attrice e personaggio influente sui social: "Ho sempre fatto tantissime cose, i miei genitori mi hanno spinta a scoprire più ambiti possibili, però quella di influencer è un’etichetta che ho l'impressione sia appiccicata lì, devi portartela addosso". 

Nonostante non siano mancati i pregiudizi e lei stessa abbia dovuto staccarsi le etichette apposte da altri, Jenny ha ben chiaro il suo obiettivo: sogna l'America e sogna di potersi affermare nel mondo del cinema, dimostrando che con impegno e determinazione pian piano gli obiettivi, anche quelli più difficili, si possono raggiungere.

"Ragazzaccio" è il film che ora troviamo in sala, che si sviluppa in un periodo difficile come il lockdown. Ce lo vuoi raccontare?

"Ragazzaccio" è ambientato in piena pandemia, ruota attorno ad una famiglia, come ce ne sono tante in Italia, che si trova ad affrontare le problematiche del lockdown. Indaghiamo la parte psicologica degli adolescenti, era una tematica che Paolo (Ruffini ndr.) aveva particolarmente a cuore. Il protagonista, un ragazzo già pieno di difficoltà, in un periodo in cui è chiuso tra le quattro mura di casa con i suoi genitori accumula rabbia che può sfogare solo con le persone che quotidianamente sente tramite la didattica a distanza. Ma, nonostante tutto, è un film che parla anche d’amore.

Cast de Il Ragazzaccio
Cast de Il Ragazzaccio

Ci sarà un incontro fatale, quello con la tua Lucia. 

Il mio personaggio è la rappresentate di Istituto di un liceo scientifico, che organizza una raccolta punti, ed è così che entra in contatto con il Ragazzaccio. Lucia rappresenta una sorta di guida, qualcuno che gli mostra come modificare i suoi comportamenti nei confronti del mondo, anche le modalità con cui si approccia alle persone.

La didattica a distanza di cui si parla molto nel film è stato un ostacolo per molti studenti. Tu come l'avresti vissuta?

Sono fortunata ad aver concluso il mio periodo di studi in presenza, anche se gli ultimi due anni li ho portati a termine da privatista per impegni lavorativi. Non so come avrei reagito vivendo un'esperienza come la didattica a distanza, ma a volte con i professori e con i compagni di classe è capitato che non mi trovassi bene, forse non sarebbe stato un grande problema. Sicuramente per chi ha più difficoltà a relazionarsi, ed è proprio a scuola che può smorzare queste problematiche, deve essere stato tremendo.

Che ricordi hai del tuo periodo scolastico?

Ho sempre avuto ricordi abbastanza travagliati. Sono dislessica, ma il mio "attestato" è arrivato molto tardi, in terza superiore. Facevo ripetizioni su ripetizioni, i miei genitori spendevano soldi, ma c'era qualcosa che continuava a non andare bene. Finché un giorno abbiamo deciso di approfondire la questione ed è venuta fuori la dislessia, la disgrafia, la discalculia, pacchetto all inclusive. Per me è sempre stato un trauma, sin da quando ero piccola andare a scuola, avevo l'ansia, ma alla fine me la sono cavata bene.

Però scoprire che c'era un motivo alla base delle tue difficoltà deve essere stata una liberazione, no?

Sì, assolutamente. Anche se ricordo che quando si è saputo della mia dislessia, alcuni compagni non volevano che usassi le mappe concettuali e io dicevo loro "come voi che non vedete e mettete gli occhiali, io ho bisogno delle mappe concettuali", ma non sempre venivo capita. La scuola non è molto pronta per queste cose.

A proposito di scuola, la tua prima apparizione televisiva è stata con Il Collegio. Ti è capitato di guardarlo dopo aver partecipato?

Sporadicamente in verità, di solito guardo film o serie televisive. Ogni tanto anche i miei amici, quelli che magari guardano di più i reality, mi hanno chiesto di vederlo e allora in quell'occasione capita di dare un'occhiata al Collegio insieme.

Jenny De Nucci in "Il Collegio" 2018
Jenny De Nucci in "Il Collegio" 2018

Eppure è diventato un fenomeno televisivo. Come mai secondo te?

Credo sia la passione per la verità. Non c’è un copione, quindi i ragazzi sono molto interessati perché è l’unico reality in cui ci sono dei minorenni e che può abbracciare il target degli adolescenti.

I progetti a cui hai partecipato toccano delle tematiche vicine al mondo degli adolescenti, spesso incompreso. In Happy Birthday, ad esempio, si parla di hikikomori, che in qualche modo si collega alla reclusione, forzata, in epoca Covid. 

Happy Birthday post Covid lo abbiamo portato tantissimo in giro, è assurdo perché un corto uscito nel 2019. I ragazzi durante il lockdown si sono chiusi e rifugiati ancor di più nella tecnologia, che era l'unico modo per avere un contatto con il mondo esterno, ma dopo la pandemia le percentuali di hikikomori sono aumentate tantissimo anche in Italia. Chi sceglie di farlo sente la necessità di staccare da tutto, staccare con i rapporti interpersonali dal vivo, alcuni creano anche delle identità digitali, non sempre è facile comprendere cosa si nasconde dietro questa scelta.

Sei un'attrice giovanissima, ma cercando il tuo nome appare anche il termine influencer. Ti piace essere considerata un personaggio che ha una una certa presa su chi la segue?

Sì, però ogni tanto è un qualcosa per cui rimango anche male. In Italia c'è ancora quella concezione per cui una persona debba fare solo un lavoro, o avere un ristretto giro di interessi. Nonostante io abbia fatto diversi ruoli, e la recitazione sia la mia passione più grande, quando si parla di un progetto di cui faccio parte, il fatto che io abbia su Instagram 1,2 milioni di follower mi fa etichettare come "star del web" o "influencer". Non capisco perché dover lasciare quell'etichetta che, poi, finisce per avere una connotazione negativa, come se delegittimasse il fatto che io mi presenti come attrice, la cosa per cui studio sin da quando ero bambina. Infatti con il tempo ho preso un po' le distanze dai social.

Jenny De Nucci al Coachella, fonte Instagram
Jenny De Nucci al Coachella, fonte Instagram

Come mai questa scelta?

Cresciuta tra persone che facevano YouTube, nate su Instagram, mi sembrava che parlare sempre di sé fosse la normalità, poi crescendo sono arrivata al punto in cui non voglio dare giustificazioni. A 18 anni dissi di essere astemia, il primo bicchiere di vino che mi è piaciuto l'ho bevuto al mio compleanno dei 21 anni. Ho condiviso quel momento e da lì tutti a chiedermi perché lo avessi fatto, se quindi avessi mentito in precedenza; una madre mi scrisse che io dovevo essere d'esempio per sua figlia che mi seguiva.

Dover dare spiegazioni sulla tua vita, quindi, ti ha fatto allontanare. 

Ho avuto un distacco importante. Con l’uscita del mio primo programma mi sono ritrovata travolta da migliaia di ragazzi che guardavano quello che facevo. Quando sei piccolo e non sai come funziona non c’è una crescita graduale, non sai come gestire tutto, motivo per cui i miei genitori sono stati molto attenti. Poi ho deciso di prendere le distanze.

Hai detto "so che posso amare una donna come posso amare un uomo", ti è pesato doverlo specificare?

Anche qui c'è stato un enorme fraintendimento e mi sono trovata a dover dare nuove spiegazioni. Non volevo dire che una persona attratta da un solo sesso possa amare meno di me, semplicemente nella mia famiglia c'è la cultura dell'amore, ai miei genitori se mi fidanzo con Carmela o con Federico non interessa, vogliono solo che io sia una persona felice. Questa penso sia una grande dimostrazione d'amore, la più grande che un genitore possa dare.

Spiegazioni nate in seguito alla tua storia con Ariete. Come hai vissuto quel periodo di costante attenzione mediatica?

È stato un periodo molto stressante. Arianna è sempre stata molto brava a gestire questa cosa, aveva fatto coming out con la sua famiglia tempo prima, io non l'avevo mai fatto e quindi c’era il terrore che ci facessero una foto e per qualche motivo potesse arrivare ai miei. Volevo essere io la prima persona a dirglielo. Ad un certo punto mi sono sentita costretta a farlo per le pressioni esterne. Su Twitter hanno iniziato ad additarmi come persona che faceva queerbating, questa cosa non riuscivo a farmela scivolare di dosso, mi faceva troppo male. Questo significa non avere rispetto nei confronti delle persone e spingerle a fare delle cose contro la loro volontà, non ho mai avuto problemi a dire che posso amare un uomo come una donna, ma avrei voluto farlo con i miei tempi.

Jenny De Nucci al centro, Ariete sulla destra
Jenny De Nucci al centro, Ariete sulla destra

Però questa storia è stata anche fonte d'esempio per molti, magari guardando te alcuni hanno avuto il coraggio di rivelare le proprie emozioni. 

Certo, infatti di questo ne sono felice. Arianna ha anche uno spazio durante i suoi concerti in cui lascia il microfono a chi vuole fare coming out, ci tiene molto a supportare chi la ascolta in questo cammino.

Tra i tuoi ruoli più noti ci sono quelli in fiction come "Don Matteo" e "Un passo dal cielo". Che esperienza è stata quella del primo set tv? 

"Un passo dal cielo" è stato il mio primo ruolo televisivo, a Luca Bernabei devo tutto, anche ai registi della quinta stagione, ai casting. È arrivato in un momento in cui tanti avevano un pregiudizio perché avevo fatto Il Collegio, con tanto di commenti in cui si criticava il fatto che le mie prime parti in tv le avessi avute solo per la mia partecipazione al reality.

Jenny De Nucci in "Un passo dal cielo"
Jenny De Nucci in "Un passo dal cielo"

E invece non è stato così. 

No, ce n'è voluto di tempo prima di arrivare ad un ruolo, c'era questo grande pregiudizio nei confronti del mio primo lavoro in televisione, questo bloccava le persone a scegliermi per un ruolo importante, più serio, che fosse in un film o una serie. Poi, da un giorno all'altro, a 17 anni mi sono trovata nel mondo degli adulti, dovendo cambiare la mia vita in maniera radicale, ma è sempre stato quello che volevo.

Hai ancora tante esperienze davanti a te, ma la cosa che in questo momento senti di voler fare per arricchire il tuo percorso?

Col fatto che ho sempre studiato le lingue straniere e ho sempre avuto una grande facilità nell'impararle, ho il sogno di spostarmi all'estero. Ho già frequentato un corso in America, ma vorrei andare alla Strasberg. Un altro sogno è quello di fare un thriller psicologico, oppure mi piacerebbe vestire i panni della protagonista di un film d’azione. Ci sto lavorando.

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