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Attori italiani contro Netflix, nega numero visualizzazioni di film e serie: “Compensi inadeguati”

Artisti 7607 fa causa a Netflix. La collecting di diritti connessi fondata da Elio Germano, Neri Marcorè e Claudio Santamaria, ha deciso di muovere un’azione legale contro il colosso delle piattaforme per impedire lo sfruttamento senza limiti di film e serie, dei quali vengono negati i dati sulle visualizzazioni con relativa formulazione di compensi inadeguati.
A cura di Eleonora D'Amore
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Artisti 7607 fa causa a Netflix. La collecting di diritti connessi fondata da Elio Germano, Neri Marcorè, Claudio Santamaria, Michele Riondino, Alberto Molinari e Carmen Giardina ha deciso di muovere un'azione legale contro il colosso delle piattaforme per impedire lo sfruttamento senza limiti di film e serie, dei quali verrebbero negati i dati sulle visualizzazioni.

La società che tutela gli interessi di migliaia di creativi ha denunciato la distorsione che ne deriverebbe nella formulazione dei compensi, ritenuti esigui anche quando un lavoro ottiene un grande successo nel mondo. Banalmente, l'inconsapevolezza del successo in numeri di un film o una serie porterebbe alla misura relativa del peso specifico, in termini economici, di un artista.

Gli attori italiani e il tema compensi inadeguati

Un po' come sta succedendo tra Siae e Meta, secondo Artisti 7607 "sfrutterebbe incessantemente le opere audiovisive protette senza fornire alle società di raccolta i relativi dati di sfruttamento e, di fatto, sottraendosi all’obbligo di remunerare gli artisti interpreti con un compenso adeguato e proporzionato, stabilito dalla direttiva copyright", come riporta Il Sole 24 ore.

Secondo gli attori, stando al decreto legislativo 35/2017, le emittenti sono obbligate a comunicare i dati sullo sfruttamento delle opere ma, data l'assenza di sanzioni effettive, condividerebbero il minimo indispensabile. Sul tema diritto d'autore e corrispondenza royalties, in data settembre 2021 Artisti 7607 denunciava "l'inaccettabile chiusura negoziale da parte dei grandi utilizzatori". Tra questi, ovviamente Netflix, ma anche Apple e altre piattaforme che operano in questo "nuovo business".

La presidente Cinzia Mascoli: "Fate rispettare le regole"

"È l’inevitabile conseguenza di sterili e lunghe trattative nel corso delle quali la piattaforma non ha ottemperato agli obblighi di legge", dichiara la presidente della collecting Cinzia Mascoli, "non ha fornito dati completi e relativi allo sfruttamento di opere audiovisive, alle visualizzazioni e ai ricavi conseguiti in diverse annualità. Tutti elementi indispensabili per ottenere una remunerazione adeguata e proporzionata per gli artisti. Ci aspettiamo sostegno e vigilanza da parte delle istituzioni per tutelare i nostri diritti. Le norme oggi ci sono, bisogna solo farle rispettare".

A sostegno, anche l'attore Paolo Calabresi, socio fondatore di Artisti 7607 e consigliere di Unita: "Siamo profondamente solidali con gli autori e i musicisti Siae e da tempo consapevoli di dovere contrastare lo strapotere delle grandi piattaforme streaming per tutelare, nel nostro settore, la dignità professionale e i diritti degli artisti interpreti".

La risposta di Netflix

Lato Netflix, Repubblica riporta: "Interpellata sulla vicenda, rimanda agli accordi ufficiali che ha serenamente firmato con tante società che rappresentano gli attori. Accordi che hanno preso forma sia in Italia sia all'estero. Un'intesa è stata raggiunta con il Nuovo Imaie, che pure rappresenta tanti artisti (addirittura il 75-80% degli attori, stima Netflix)".

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